sabato 21 marzo 2020

Il canto emozionale dei galli forcelli


A valle la primavera ha prepotentemente scalzato l’inverno, ma in alto sulle montagne la neve ricopre ancora gran parte dei pendii. Solo dove il terreno è più esposto le prime soldanelle hanno fatto capolino timidamente tra la neve.
Le giornate si sono allungate e gli animali si sono piano, piano risvegliati dal sonno invernale.
Anche per il fagiano di monte è arrivato il momento di intraprendere il suo antico rituale di corteggiamento.
A valle con trepidazione ci si prepara per raggiungere l’arena di canto del forcello. Lo zaino è pronto, si dovrà camminare a lungo per raggiungere la zona del canto perché una leggera nevicata ha imbiancato nuovamente la montagna fino a bassa quota.
E’ notte fonda ed accompagnati dalle stelle in cielo e dalla poca luce lunare si risale faticosamente il versante. Il profondo silenzio è interrotto solo dai nostri passi e dai nostri respiri, nient’altro, si procede tutti silenziosi per rispetto verso un mondo ancora avvolto dalla magia della notte.
Giunti in prossimità dell’arena ci si apposta nel posto prescelto per osservare ed ascoltare il “concerto” non recando alcun disturbo. Ogni movimento o leggero rumore potrebbe disturbare i nostri galli e costringerli ad interrompere il loro rituale.
L’emozione avvolge ognuno di noi in quell’immensità dove la natura la fa da padrona e il ritmo delle stagioni scandisce le giornate. A valle si vedono le luci dei paesi ma sembra un mondo lontanissimo, lontane sono anche le nostre preoccupazioni e i ritmi frenetici della vita.
Quassù tutto diviene più leggero. Ad un tratto il silenzio viene interrotto dai primi soffi, i primi galli sono comparsi sul terreno appena illuminato dall’alba.
Il rituale di corteggiamento è iniziato e nell’arena compaiono anche le femmine che se ne restano un pò in disparte. I maschi fanno bella mostra di sé, saltano, soffiano e litigano tra loro. I primi raggi del mattino illuminano l’erica e i piccoli larici.
Piano, piano l’entusiasmo dei forcelli si affievolisce e uno alla volta si allontanano.
Ora i raggi del sole avvolgono anche noi, ci riscaldano, ci si sente così felici di aver potuto assistere a questa meraviglia della natura che si tramanda da millenni. Si vorrebbe posticipare il più possibile il rientro in paese per poter assaporare profumi e rumori di quel mondo. Il mormorio dei torrenti al disgelo, il canto degli uccelli che fanno primavera e il fischio dei camosci.
Piano, piano si torna a casa carichi di felicità e di meraviglia.
Si volge lo sguardo un’ultima volta ad ammirare la zona che prima era teatro di canti amorosi e con un po' di nostalgia le si dà l’arrivederci all’anno seguente.
Laura Ropelato
da Poesia del Trentino

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