【Gianni Spagnolo © 200325】
Andrà tutto bene?
Ho già scritto che non mi piacciono i riti collettivi e quasi obbligati attualmente in voga, siano essi: flash-mob, ottimismo ostentato, catene di sentimentalismo social e altre forme che servono per lo più ad esorcizzare il pericolo piuttosto che affrontarlo in maniera consapevole e matura.
Ho già scritto che non mi piacciono i riti collettivi e quasi obbligati attualmente in voga, siano essi: flash-mob, ottimismo ostentato, catene di sentimentalismo social e altre forme che servono per lo più ad esorcizzare il pericolo piuttosto che affrontarlo in maniera consapevole e matura.
Ma poi, cosa significa quel reiterato ”andrà
tutto bene” che vediamo dappertutto? Scontato il condiviso augurio ad uscire presto e senza
eccessivi danni da questa epidemia, ma oltre a questo? Il senso comune rimanda all’agognato
ritorno alla “normalità”. Ovviamente la normalità è quella di prima, ci mancherebbe! La normalità, con tutta evidenza semantica, si riferisce solo ad abitudini già consolidate, certamente non a nuove consapevolezze.
Intanto, nell’ozioso confinamento in casa, molti si dilettano a mandare
meme consolanti grondanti di orgoglio
patrio, di sentimentalismo, di esortazioni filosofiche, di brandelli di
meditazioni melense, di catene dei Santi nazionalpopolari e di accorate preghiere. Queste ultime spesso inoltrate da gente la cui ultima salita al tempio fu con i guantini bianchi. Fortuna che nella vigna del Signore non si timbra
il cartellino. Ora sembriamo tutti avvolti in una nuvola di buoni sentimenti e solidarietà
e alle prese con inauditi picchi speculativi e spirituali. Perché è chiaro: niente sarà più come prima! Il virus ci sta impartendo una lezione epocale che ci farà
diventare tutti più buoni, ben disposti verso gli altri e meno egoisti e avidi.
Sé!
La normalità!
È lì infatti che vogliamo tornare: alla vita di prima. Come prima, con i
casini di prima, con le incongruenze di prima, con occhi di prima, coi
rapporti malati di prima, con gli stessi valori di prima .. sopprattutto con gli
stessi schéi di prima.
Mi sa perciò che questa sciagurata epidemia, di per sé, non c'insegnerà proprio niente. A meno che non
ci morda personalmente la carne, a meno che non metta a repentaglio la nostra
sicurezza economica e lo faccia in modo irreversibile. Sì, perché delle
epidemie e delle disgrazie degli altri, e ce ne sono state a bizzeffe nel
mondo, non c’è mai importato granché. Ci scorrevano addosso come la pioggia sui
coppi senza mordere le coscienze né suscitare durature consapevolezze. Forse un riflesso empatico automatico e qualche elemosina; quando non prese di
posizione tanto ideologiche quanto inutili e comunque sempre a costo zero. Ora che la minaccia c'è entrata in casa siamo certamente più coinvolti e attenti, ma se ci lascerà indenni e finirà presto (com'è ovviamente da augurarci di cuore), continueremo con la vita e i pensieri di prima e ai meme di Padre Pio sostituiremo immediatamente quelli con sopressa e prosecco. Perché bisognerà pur festeggiare, no? Panta rei!
Quindi, prima di attaccare lo striscione sul balcone o di gridarlo ai quattro
venti, dovremmo forse chiederci cosa dovrebbe andare tutto bene. Non è detto infatti
che lo sappiamo.
l'attuale rigurgito di sensibilità, solidarietà e buoni sentimenti non è
quasi mai farina del nostro sacco, ma solo ossessiva ripetizione e propagazione
dei tantissimi stimoli che ci arrivano da fuori e di cui noi ci appropriamo e
diffondiamo per essere parte della massa e del sentimento comune, senza che ci
interroghino veramente a fondo. Spesso neanche li leggiamo, servono solo a
rassicurarci e costruire la nostra immagine social di persone solidali,
sensibili e aggiornate. Tanto l’inoltro d’un meme, una condivisione o un click non
costa niente e non si nega a nessuno! L’inconsistenza elevata a sistema comunicativo. L’ipocrisia assunta ad
arte consolatoria di massa.
D’accordo! Non facciamo d’ogni erba un fascio, abbiamo anche una maggioranza silenziosa e tanti eroi.
Certo, per fortuna non siamo solo un paese di santi, poeti e navigatori, ma
anche di eroi. Di eroi ne abbiamo infatti sempre bisogno per affrancarci dalla nostra
mediocrità. “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi” pontificò Brecht; ma lui era tedesco. Gli eroi invece servono,
eccome se servono! Specie da noi, dove l’eroismo significa al più fare bene
e con scrupolo il proprio dovere. Ma il dovere, si sa, è stato esiliato da tempo, quindi quando rifà capolino dobbiamo rivestirlo
dell’eccezionalità dell’eroismo. Altrimenti qualche domanda dobbiamo pur farcela e magari
non è il caso. Siamo infatti nell’era dei diritti, di tutto a tutti; il dovere lo lasciamo volentieri a chi ancora ci crede.
Speriamo che anche questo virus diventi consapevole dei suoi diritti e la smetta di fare il suo dovere, dato che lo fa con grande efficienza e abnegazione. Perché siamo stufi e perché vogliamo tornare alla nostra beneamata normalità; che è un nostro diritto, sia chiaro!
Ma non disperiamo, #andràtuttobene.
Speriamo che anche questo virus diventi consapevole dei suoi diritti e la smetta di fare il suo dovere, dato che lo fa con grande efficienza e abnegazione. Perché siamo stufi e perché vogliamo tornare alla nostra beneamata normalità; che è un nostro diritto, sia chiaro!
Ma non disperiamo, #andràtuttobene.
RispondiEliminaGiulio
Buongiorno carissimi lettori di Bronsescoverte che come me siete in confinamento ,un sincero pensiero va a tutti quelli che sono attesi dal virus e di guarire al più presto,per ritornare a vivere normalmente!!!!considerando che la vita di oggi sia normale.Come scrive Gianni:andrà tutto bene,speriamo! il suo articolo l'ho letto piu volte,perché come un buon film la seconda volta si capisce meglio. Non è sempre facile scrivere e di fare passare un messaggio ma sopratutto di farsi capire.Volevo farlo in seguito a l'articolo dei (filesi) anche di Gianni,mai i giorni passano come pure la voglia di scrivere e così va per noi tutti.Stiamo vivendo un periodo drammatico,certi dicono che è una guerra,altri dicono una dramma mondiale dove nessuno e risparmiato!!! pero la povera gente che deve lavorare,per farci mangiare,per curarci,sono ancora svantaggiati rispetto a quelli che lavorano con il tele lavoro e che possono rimanere confinati in casa, e solo una riflessione che mi son fatto,che ancora una volta quelli che sono poveri subiscono .Non so cosa vuol dire ritornare a una vita detta normale!!!quando sento che certi giocatori di calcio guadagnano in un giorno 365 000 € e quanti ce ne sono?molti troppi.In Francia il corpo medicale infermieri,pronto soccorso,dottori primari in medicina sono mesi e mesi che manifestavano il loro scontento,il loro malessere,per avere una giusta riconoscenza del loro lavoro,ci è voluto l'arrivo del "coronavirus" perché i dirigenti politici e patronali ne prendono coscienza e non parlo dei médias che sono tutti delle bandiere.Certi politicanti che oggi tentano di risolvere il dramma qualche mese fa sostenevano che bisognava chiudere ospedali e sopprimere migliaia di posti letto .Io penso che non sarà più come prima,che ci siamo presi una bella scottatura abbiamo dei diritti dei doveri certo però possiamo anche :riflettere di che società vogliamo per noi è quelli che verranno dopo. Continueremo a considerare i schei come principale vettore della nostra società? oppure una società con meno ingiustizie sociali?Non so se siamo una maggioranza silenziosa,però penso che è buono esprimersi.In questo brutto periodo certi parlano ancora di ,spread,della borsa che ritorna su,della trasferta di tale o tale giocatore,che la fiducia nel l'esecutivo non è mai stata così alta! e alla sera sentiamo cantare l'inno nazionale alle finestre per farsi coraggio,non so dove è il giusto ,però in tutti i nostri paesi avanzati siamo in ginocchio e il popolo soffre,ha paura di quello che succederà.Questo periodo rimarrà impressso nelle nostre menti,non vorrei fare un confronto con le guerre,che quelle si potevano evitare,se non ci fosse stata l'avidita degli uomini per i schei...e il potere. Come molti parlano dell'emigrazione,delle guerre,della vita che i nostri antenati facevano su per la singela. Noi che siamo anziani,e tutti quelli che subiscono questo choc morale,fisico,e doloroso dovuto alle separazioni subite ne parleremo per molto tempo,però non dimenticate di riflettere a quello che vi dicono e a quello che voi potete fare.Per quel che riguarda il mio confinamento lo passo assai bene,certo che mi mancano le uscite che facevo in città,il breve soggiorno che facevo a Valdastico,la famiglia,come pure gli amici del club di tennis e di giocare.Ho la fortuna di avere un bel parco privato della residenza dove posso andare fare un quattro passi,sovente quando c'è il sole come adesso che sto scrivendo sono sul terrazzo del mio appartamento leggo parecchio ascolto musica, la TV la guardo alla sera se c'è un programma che considero interessante,per le informazioni internazionali penso che internet sia sufficiente .Scrivete cari lettori,può essere una buona terapia perché questo periodo rimarrà per sempre nella nostra mente.Rimanete in casa Giulio.
Anche se commento raramente sul blog, leggo sempre gli articoli di Gianni; Su quest'ultimo in particolare, sono talmente d'accordo con il mio coscritto che non dico niente perché il mio pensiero combacia con il suo. Volevo invece salutare il compagno di tante battaglie tennistiche Giulio, sperando di rivederlo presto in Valle, nella speranza che l'incubo in cui siamo immersi debba finire presto.
RispondiEliminaPer battere questo virus, caro Gino, mi sa che devi usare racchette a trama molto fitta.
Elimina