【Gianni
Spagnolo © 200318】
L’inattività forzata cui ci costringe questa
inaspettata segregazione in casa porta alcuni di noi a sperimentare qualche dimenticata sensazione, come l’ozio e la noia. Non saranno così nuove invece per le tante persone anziane, sole, o
inabili, di cui possono essere quotidiani e pedanti compagni di vita.
Ozio deriva dal termine latino “otium” che non aveva in origine la
connotazione negativa che oggi noi gli attribuiamo.
Era una condizione che rimandava alla solitudine, concepita come dedizione alla
contemplazione, alla riflessione, agli studi, ed è contrapposto al termine “negotium”, cioè non-ozio, inteso come
attività lavorativa (da cui il moderno “negozio”). Perciò non sempre l’ozio è stato condannato come vizio sociale o
ritenuto addirittura il padre dei vizi.
La vita moderna ci porta all’attivismo sfrenato del
lavoro obbligato e al produrre per il
produrre unito ad un consumo altrettanto obbligato e senza gioia. Produrre è un
dovere e l’obbligo di produrre prevale sul libero agire: lo vediamo anche in
frangenti come l’attuale emergenza sanitaria.
Lo sappiamo tutti che concetti come
crescita e sviluppo si riferiscono a condizioni temporanee e non eterne: ce lo
mostra la natura in ogni sua piega. Non si può crescere indefinitamente, così
come ogni sviluppo ha un inizio ed una fine; anche nell’uomo, con tutta
evidenza. Una società che monetizza il tempo è ovvio però che abbia in avversione
l'ozio e infatti per noi tra ozio e miseria c’è un nesso di causa ed effetto,
s'instaura una circolarità viziosa. Il
bene però aborre gli estremi per cui una vita equilibrata e ben
ordinata deve sapere bilanciare le opposte necessità. Condannando dunque l’ozio come
spreco e dissipazione non possiamo tuttavia dimenticare quella sua componente vivificante
che intendevano gli antichi. Quell'otium opposto al negotium, sottratto al giro
degli affari, al circuito immediato della produzione e del consumo. L'ozio non
inteso come fuga dal lavoro, ma, al contrario, coincidente con l'agire libero e
più esattamente con il modo d'agire proprio degli uomini liberi. Un ozio che
dunque non è svago, come oggi per lo più lo si intende, ovvero come una necessaria
momentanea sospensione dalla fatica in vista di una migliore ripresa, ma riappropriazione
di una nostra dimensione spirituale o creativa.
Nell'ozio l'uomo si libera da
sé, dal suo immediato interesse, non per negarsi, ma per meglio ritrovarsi, per
pervenire alla più compiuta consapevolezza della sua vera condizione. Non a
caso l'ozio degli antichi era caratterizzato dallo studio disinteressato: non
quello funzionale ai risultati immediati, ma quello necessario solo per capire,
per contemplare. Fatto per scoprire davvero quello che siamo: un frammento
minimo in una storia infinita, un breve respiro nella vita della terra,
un'increspatura d'onda nel grande mare dell'essere. Il tempo dell'ozio è infine
il tempo delle giuste relazioni con gli uomini. Negli affari le relazioni umane
sono spesso strumentali. L'ozio, al modo in cui favorisce un sapere
disinteressato, libera spazio per l'intimità. "Il lavoro non cessa mai d'essere
fatica. Tuttavia la fatica la si sopporta e perfino la si cerca se essa si
riscatta nell'opera. Se poi l'opera da realizzare e da portare a compimento siamo "noi stessi", allora dobbiamo
regalarci tempo. È doveroso sottrarsi all'alienazione del produrre senza
destinazione. Dobbiamo destinare a noi stessi la nostra fatica, spartirla con
gli amici, dedicare il nostro tempo a quelli che amiamo." (cit. S. Natoli).
Bene, questa edificante pappardella non è altro
che la premessa tendenziosa per una domanda che il Blog rivolge ai suoi follower:
- Come stai usando il tuo tempo di ozio?
Un modo di usarlo è anche di commentare questo
Post: forza allora, fatevi avanti!
Ciao Gianni, non so come fai, ma sei sempre interessante. in questo periodo di Coronavirus, ti confesso che, finora, non ho avuto mai la sensazione di provare ozio o noia. Trovo invece che sia un momento di riflessione seria sul nostro modo di vivere e sulle variabili che dovremo personalmente apportare nel dopo-virus.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il come trascorro questo tempo, posso dire che apprezzo molto il riposino pomeridiano a cui non ero abituato, e ancora di più gli hobby di sempre. Le giornate passano serene e tranquille, indubbiamente ho ricevuto in regalo una grande dose di fortuna.
L'ozio non è uno svago come lo scrive bene Gianni nel suo articolo. Con questo mio scritto cercherò di fare un parallelo tra i modi di comunicazione possibili oggi e quelli che c'erano una volta, dunque scrivete!
RispondiEliminaAnche se l'ozio può essere interpretato in maniera diversa, se siamo ricchi oppure poveri, se siamo giovani oppure di una certa età!
Nel post scritto da Carla il 19 avevo già fatto un tentativo, un richiamo ai lettori del blog per scrivere la loro esperienza di come viviamo questo periodo (cauchemardesque) drammatico che ci fa stare cosi tanto male.
Qualche anno fa stavo passeggiando nel giardino delle Tuileries a Parigi, questo giardino parte dalla piazza della Concorde e va fino al Louvre, è assai grande, farà 1 km x 300 mt. In quel periodo stavano ristrutturando una strana fontanella con dei gradini attorno. Ho chiesto di cosa di trattava, una persona disponibile, vedendo la mia curiosità mi ha fatto una bella lezione di storia sul lavoro in corso. Questa specie di teatro fontana con dei posti a sedere attorno e con un piccolo palco si chiama un Exedre in francese, penso che in Italiano si chiama forse uguale o assomiglia. Questo signore mi raccontava che nella Grecia antica, considerata come la culla della democrazia... questi Exedres servivano di ritrovo, al fresco, al riposante e dolce rumore dell'acqua. Lì si parlava di tutto, della vita sociale, culturale, economica del passe, come pure le decisioni che si prendevano. In quel momento mi sono ricordato che quando ero ragazzino sù ai Lucca (penso che anche nelle altre contra' era uguale) c'era un signore che si chiamava Nane Suchiti? che durante le calde serate estive (lo faceva anche in inverno) ci radunava 10/15 ragazzini davanti casa per raccontarci le sue avventure vissute in America... Ci insegnava l'educazione e il rispetto.
Ieri avevo scritto qualche cosa su questa bruttissima attualità, ho fatto un errore d'invio, però oggi ricomincio! Il momento è troppo grave, siamo tutti in pericolo, tutti in situazione di CONFINAMENTO, abbiamo questo blog... utilizzatelo per incoraggiarci, dicendoci che ce la faremo, che ci saranno dei giorni migliori, più belli, pieni di sole e di felicità. E' difficile per tutti, per alcuni è insopportabile cerchiamo di essere positivi, pensando che quando tutto sarà finito ci ritroveremo per fare la festa a San Piero. Le mie occupazioni oggi sono quelle di molti altri di noi in questo periodo: lettura, enigmistica varia e poi ascolto musica anche grazie al mio amico Gallo che mi ha fatto riscoprire certi pezzi dimenticati. Dunque, come invita a fare Gianni scrivete!!! Tutti siamo in grado di farlo, invio un grande saluto a tutti i lettori, buona salute e abbiate cura di voi RIMANENDO IN CASA!
Grazie a Giorgio e Giulio per i loro interventi e le loro osservazioni. Volevo dire che i commenti non sono riservati a chi ha il nome che comincia per G, sono aperti a tutti. Forza, dai!
RispondiEliminaProvo a partire mi con la C...
RispondiEliminaTo sorèla la xè dala scrivania sul PC... al divano col celulare... Voja de far ben sàlteme dosso... sempre in pigiama, cavà quando ca vao a fare la spesa (do volte la setimana gà dito Conte)... pulissìe de primavera zero... fuochista gò delegà la Mama... lavo i piati na volta al dì la sera... i poci no se i conta... a fine quarantena, se sarà solo na quarantena... i farà prima a saltarme via che a girarme intorno... :-((( e pensare che el primo dì de primavera ghevo da scuminsiàre a fare la dieta... :-(((
Da domàn me son proposta de tajàrme i poci (come fioreto de quaresima) e provo scominsiàre a cusìre mascherine...
Eco, brava! Da doman Quaresima streta e fioreti a manego!
EliminaComplimenti Carla hai reso l'idea di come si passano le giornate.
RispondiEliminaQuesto poltrire stanca più che lavorare. Un po' ho fatto pulizie
Un po' letto qualche libro, mi sto dilettano a lavorare con Lana e ferri ma tutto questo non lo vivi come una tua scelta e perciò non lo apprezzi come si dovrebbe. Speriamo passi presto.