mercoledì 26 febbraio 2014

La storia del poro Nòno - (quarta parte)


In alcuni di questi nuclei si intravedono, più o meno evidenti, alcuni retaggi di questo passato. Case di foggia antica, caratterizzate da murature a barbacane, con finestre piccole, struttura raccolta e idonea alla difesa, dalla presenza di porticati di chiusura o specole. In alcuni casi anche da dispositivi di difesa passiva, con abbozzi di fortificazioni e feritoie.  
Questo era inizialmente la struttura del paese: non un unico nucleo abitato, ma un gruppo di Corti/Masi distinte. Tale separazione farebbe supporre che le famiglie avessero una loro forte connotazione e vigore già all’atto del loro insediamento e non fosse dovuta a immigrazioni successive, che si sarebbero più ragionevolmente sviluppate a macchia d'olio attorno al centro/Ospizio. Non ci sarebbe quindi sostanziale differenza di modalità d'insediamento (come potrebbe sembrare a prima vista) con le vicine valli di Posina, Leogra e Agno, dove però la maggiore disponibilità di terrazzamenti vallivi consentì il proliferare di masi fino a quote elevate.
Anche la divisione della terra disponibile era legata a queste Corti e la proprietà fondiaria era tramandata lungo l’asse patriarcale radicando queste famiglie al territorio paesano, limitandone la mobilità rispetto ad altre venute dopo che ebbero meno vincoli con esso.  Infatti si può osservare che i cognomi paesani più antichi sono in genere anche quelli meno diffusi nel circondario.


Ma da cosa dovevano difendersi? Qual'è la ragione di questa urbanizzazione protetta? Sicuramente abitare lungo la Via d'Alemagna comportava pericoli legati al ricorrente passaggio di eserciti,  di bande armate, vagabondi o masnade in transito. con quello che poteva comportare in termini di predazione e violenza. Era terra di confine, di traffici e di contese. O forse c'erano altre motivazioni che ora sfuggono.

I prati dell'Astico erano privi di insediamenti e probabilmente nei primi secoli non ancora coltivati perché persisteva la devastazione del torrente. Le contrade più distanti dal centro, oltre la Val dell'Orco a sud e verso la Torra a nord, non esistevano ancora.



Il territorio di San Piero confinava allora a monte con la corona del Sojo a valle con l'Astico a nord con la Torra e a mezzogiorno con il Rioseco, oltre il quale c'erano le terre di Rotzo. Il maso di Belasio ricadeva quindi nelle pertinenze di Rotzo e fu proprietà della potente famiglia dei Cerati prima d'essere ceduto nel 1587 ad Antonio Dal Pozzo di Castelletto per 504 ducati.
Non è dato a sapere quando vennero ridotte a cultura le rive degli Aldere e il pianoro della Campagna; probabilmente avvenne con gradualità a partire dal XV° secolo dato che prima la popolazione dovette essere veramente esigua e grande il lavoro necessario per rendere coltivabili quei conoidi alluvionali.

Di che origine erano i primo abitanti? 
Non ci sono documenti che e permettano di far chiarezza su questo punto. Toldo, Lorenzi, Gianesini, Bonifaci, Faccin, sono tutti cognomi patronimici e non danno particolari indicazioni in merito. Nel duecento i nomi personali di derivazione latina e germanica coesistevano in tutta la regione. Io sono del parere che fossero in larga misura della stessa stirpe di tutte le genti dei dintorni, che parlassero la medesima lingua, che avessero i medesimi costumi, non vedendo ragione alcuna per ritenere il contrario.
Qualcuno sostiene invece che queste prime famiglie si siano via via insediate in paese al seguito dei vari guardiani succedutisi alla guida dell'Ospizio e chiamati dai luoghi d'origine di questi. Certamente la terra era inizialmente nella disponibilità di quella istituzione e quindi la cosa potrebbe anche essere plausibile. Non dimentichiamo però che i fondi agricoli non erano certo immediatamente disponibili per essere assegnati, ma bensì dovettero essere strappati alla montagna con una fatica di generazioni e nel corso di secoli.

Consideriamo anche che in una petizione dei nostri del 1567 per implorare dalla Serenissima l'esenzione dai gravami fiscali, essi dichiarano che tre secoli prima, cioè a metà duecento, a San Pietro non c'erano che ".. quattro o cinque silvestri e umilissimi tuguri ..
Ora, delle due l'una: o questi tuguri erano disseminati nel territorio e costituirono i nuclei originari delle predette corti (quindi non ricoveri addossati all'Ospizio, ma sparsi sul crinale vallivo dove c'era un po' di terra da dissodare), oppure questo farebbe supporre che durante l'attività ospitaliera non ci siano stati insediamenti di coloni, salvo qualche famiglia di servi nei pressi della chiesa, ma che lo sviluppo dell'abitato fu successivo al 1300. 
A quel tempo all'ospizio era già subentrato un monastero, pare di monache di clausura e ciò non darebbe adito a grandi interazioni con la popolazione locale, salvo i diritti di proprietà fondiaria e di relativa ricognizione decimale. L'ospizio di San Pietro, come quello di Brancafora, avevano proprietà agricole a Carrè e Chiuppano dai quali traevano probabilmente quelle rendite che, almeno inizialmente, non erano ricavabili dalla terra nelle loro immediate pertinenze.


Gianni Spagnolo

10 commenti:

  1. Ben valà bendeto, che sùpa sto poronono. Ma quante puntate zele? Giusto par regolarse. Varda che a son stufo de storie sampierote, a sarìa ora che te tachi anca con l'Impero, sonò a predichè ben ma raspè su male. Vutu metare quanto pi interessante che sarìa la solfa. Naltri a no se ghemo mia incrutie sul paesello, ma ampiamente fecondà i dintorni. Serafini, Sterchele e soprattutto i Sartori te li cati dapartuti i cantuni qua torno, no come i Toldo e i Bonifacci che noi ga mai messo el naso fora dal gnaro par paura de ciaparle.

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    1. El se meta el core in pace reverendo; visto che l'è cussita pissinpressa e sustoso a la finiremo chìve con bona pace de tuti. Quanto alle storie imperial-regie aspettiamo che vi si cimenti la SVI con maggior dovizia e competenza.

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    2. Ma no GIANNI vai avanti con la storia,stai facendo una cosa utile a chi ha vissuto lontano o non ha avuto modo di sapere gli avvenimenti che sono successi e le nostre radici famigliari.Io sono venuto a conoscenza di cose che ignoravo e probabilmente non avrei mai saputo quindi perché piantarla li?? Se qualcuno non e' interessato e' liberissimo di ignorare il post ;poi invece se sa gia le vicende in maniera diversa o vuole aggiungere le sue opinioni tutto di guadagnato. Vuol dire che i ringraziamenti rivolti a GIANNI verranno estesi anche a queste persone.Inoltre come dice MMADALENA non credo si tratti di Impero o di DESTRA oSINISTRA diTORA o ASTEGO la storia e' uguale per tutti.

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  2. No l'Impero, no ! Ne toca n'dare a sercare el Caldogno naltra volta ! Parche no parlè dei Furni, Barcarola, Lucuni, o Sega de Russa. Tuta zente simpatica, bonassa, par niente tracotante, dei !

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  3. La tua riflessióne sulla storia della valle è interessante, Gianni, peccato che non sia più condivisa. Maddalena parla di Caldogno. Ma anche altri autori hanno parlato della valle. Perchè non partecipare alla discussióne se vi ricordate di letture, di fatti particolari ? Per esempio, nel libro di Tarcisio Bellò 'Storie di Confine", si parla di una concessione mineraria, il 16.1.1282 per 29 anni rinnovabile, dei Velo a diverse persone fra qui, Mastro Pietro figlio del fù Alberto Bossi, tutti originari di Bergamo(x), il diritto di cercare vene metallifere, scavare, fondere metalli, tagliar legna, nelle montagne di Roana, Rotzo(...) in tutte le pertinenze dei Velo in Tonezza ed in VAL d'ASTICO, fino in Val Orsara.
    (x) Bergamo era famosa per i suoi fonditori
    Si legge anche che Rotzo utilizzava i mulini della Val d'Astico, forse nei suoi colonnelli, San Pietro e Pié di Scala. San Pietro aveva "i piedi nell'Astico" si legge anche.

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    1. Certo Odette, il tentativo che sto appunto facendo è di costruire un difficile puzzle mettendone insieme le tessere costituite da informazioni molto scarse, frammentarie e di origine assai eterogenea (documenti, tradizioni, ipotesi, usi, ecc.) A volte un tassello sembra combaciare ma poi, quando se ne aggiungono altri si vede che non è armonico e quindi bisogna ricollocarlo. Per far questo uso il ragionamento, il condizionale, l’ipotesi, la supposizione nel concatenamento degli eventi, ben consapevole che non vi sono certezze ma solo plausibili collegamenti e/o coincidenze. In questa opera sarebbe fondamentale che ogni lettore interessato alla materia collaborasse portando le sue riflessioni, le sue informazioni, le sue idee, così da costruire una ipotesi storica il più precisa e condivisa possibile. Parlo di ipotesi storica e non di Storia, la quale deve basarsi ovviamente su prove inoppugnabili. Ti ringrazio dunque del tuo intervento sperando che altri si aggiungano alla riflessione.

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    2. Mi vedo Bossi antenato co' l'ampola del'Astego su in sima ai Cueli... Erla impiena e po' (...) el vazò dai cunti Velo a dirghe: a lo gò durrooo... durrrooo...
      Da lì xe nata po' (...) l'idea del regno lombardo-veneto.

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    3. Odete, i gera bergamaschi anca quili chi gheva la concessiòn de taiar i busci nel sinquesento su in Lavaron, i ghea vacari in Luserna, a Belfiore ghe gera zente da Vilaverla, e po' i Trapp che trappanava, i Velo che ve lava... xe tuto un missiotamento che no se capisse pi gnente.

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    4. Podaria essere cussi la storia, DS : i Reti (Bostel) , un popolo belicoso, ai quai i Celti i spaca el naso. Non se trova scriti parchè i preti (Druidi) vol che la zente parle soltanto(una lengua vissina al latino), o fae disegni, o busi, su le pietre. Ariva De Bello Gallico dei Romani e se sa come chel ga fato. Par fortuna che Asterix el ga podesto salvare la Bretagna e el dialeto Celtico. (co la possion magica) Dopo ecco i CImbri chi vien par laorare el fero n'tel medioevo, con i preti che da lession de tedesco ai popoli. Xe luri i primi a trovar i disegni dei Celti. I Bergamaschi i xe riva solo par laorare come a Parigi in 1930. Te piase de pi na castagneta de la Lucia ?

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  4. Ma come Sponcio: dici che a Belfiore c'era gente da Villaverla trappanata? E allora, tutte le tue fanfaluche sulle discendenze imperial-regie-divine della tua schiatta? Come la mettiamo? Hai avuto un momento di lucidità? Una piccola tia positiva?

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