Era estate e sdraiato sul letto lui si
godeva la frescura del tardo pomeriggio e della doccia appena fatta.
Si divertiva oltremodo a far correre sull’intonaco del soffitto
la sua mosca grigia spostandola con movimenti lenti da un posto
all'altro, oppure con scatti velocissimi come un proiettile sparato
da un fucile ad aria compressa.
Nell’attesa, lui si divertiva a
riempire, con la sua mosca grigia, il tempo morto, quello del ritorno
dalla spiaggia, del dopo la doccia, mentre aspettava, disteso sul
letto, che sua moglie, accaldata e rossa come un gambero per
l’eritema solare, preparasse gli spaghetti con un sughetto veloce
profumato di basilico.
“Le ferie dell’impiegatuccio di
provincia con la moglie casalinga!”, ripeteva con disprezzo suo
figlio ogni volta che partivano a bordo della vecchia Fiat
dell’ottantasei, una 128, carichi di scatoloni con le provviste
portate da casa, tanto per risparmiare qualcosa. E da vari anni non
li seguiva più: preferiva andarsene all’avventura con un gruppo di
amici sfaccendati come lui, verso destinazioni sempre diverse, con
l’atteggiamento del figlio di papà che pensa che: “se le vacanze
non sono all’estero è meglio restarsene a casa”.
In fondo non era diverso da tanti suoi
colleghi, morti di fame come lui, che però non rinunciavano a
scegliere le mete più esotiche per poter dire al ritorno: "Che
meraviglia le Bahamas!" oppure: "Stupendo posto Sharm El
Sheik!" o ancora: "Mai vista una meraviglia del genere come
le Isole Canarie!"...
A lui, invece, piaceva starsene
tranquillo, nel piccolo appartamento preso in affitto per due
settimane, a prezzo modico, con la sua fedele e paziente compagna,
che sfidava ogni anno coraggiosamente l’eritema pur di portarsi a
casa l’abbronzatura dorata che piaceva tanto a lui.
Disteso nel letto mentre la pasta
bolliva pensava: "Spiagge esotiche! - mentre faceva volare la
mosca di qua e di là sul soffitto - sfido chiunque a trovare un
luogo più esotico e più multietnico di questo. Pieno zeppo di
Mohamed, Hali, Amir, Emal, Aarif e per non parlare del colore della
pelle, cioccolato scuro e chiaro, ebano, olivastro, bianco latte,
bianco tendente al giallo e chi più ne ha più ne metta.
Ne aveva conosciuti tanti ancora gli
anni precedenti, e ad ogni anno di vacanza nel solito posto li
ritrovava tutti mentre se ne stava seduto sulla spiaggia sotto
l’ombrellone - bastava chiudere gli occhi per far rallentare le
evoluzioni della mosca e prima ancora che quella ricomparisse sullo
sfondo nero della palpebra - ecco che sentiva la voce di Emal, che
gli passava accanto con il suo campionario di asciugamani variopinti
e sgargianti " tutto a 5 Euro" e poi si allontanava
lasciandosi dietro una scia di sudore.
Oppure Amir, quello degli ombrelli
anch’essi variopinti, messi lì, aperti uno a fianco all’altro
per far bella mostra delle immagini, come quello con le ballerine che
aveva acquistato per sua moglie e dove la mosca si era posata come a
indicare che quello sarebbe stato l’ombrello adatto proprio
alla moglie.
Poi c’era Aarif che si era trasferito
da poco nel Meridione, sulle spiagge dell’Adriatico, per vendere
sottopentole, ventagli e chincaglieria del genere ai turisti, ma fino
a pochi mesi prima, aveva lavorato in nero al Nord, nel Veneto,
vicino a Ponte di Legno, al confine fra Lombardia e Trentino. Nel suo
italiano maccheronico, con una voce piagnucolosa che accentuava la
sua situazione da vittima (anche lui aveva i suoi trucchetti per
convincere il cliente), gli aveva raccontato di essere stato
malmenato una sera davanti ad un bar della periferia da un gruppo di
giovinastri, violenti e razzisti, che gli avevano intimato di
tornarsene in Tunisia al grido di “ la Padania alla Lega”!
All’amico che era con lui, nigeriano, oltre alle botte avevano
gridato un sacco di insulti e minacce.
Ed eccoli passare avanti e indietro a
scavare solchi nella sabbia, coi loro borsoni carichi di merce
copiata , borse, bracciali oppure ad esporre occhiali Carrera ben
allineati sulla tavola appoggiata sulla sabbia e la mosca si posava
ora sull’uno ora sull’altro paio di occhiali.
A tutto questo pensava mentre se ne
stava disteso sul letto, al fresco, in attesa degli spaghetti e
mentre la sua mosca saltellava qua e là rischiando di annegare nelle
lacrime di compassione che gli avevano riempito gli occhi. Si sentì
contento e immensamente fortunato: anche se non aveva visto le
Bahamas e Sharm El Sheik era stato baciato dalla buona sorte insieme
alla sua fedele compagna, che intanto scolava gli spaghetti al dente
condendoli nel buon sughetto veloce al profumo di basilico fresco, e
con la sua mosca grigia, che ora pareva saltellare più allegramente
del solito sull’intonaco bianco del soffitto.
Nico Sartori
..andaloca Nico, che rassa de bruti tiri che fa la fame. Ma in ultima ciò, situ stà bon a darghe na savatà ala mosca? O te l ghetu portà drio intel piato.
RispondiEliminaCiao Nico, ricordi di gioventù, giornate che allora ci scaldavano il cuore ed il nostro Adriatico assolveva bene il suo compito, in fondo il sole è uno solo e non c'è bisogno di andare all'estero per godere dei suoi raggi.Con affetto Floriana
RispondiEliminaMassa bon, Don! Massa bon!
RispondiEliminaTe lo viditu un kafka sula spiaggia, dopo calgà magnà mosche fina imbugarse!?
e dopo el volarià che so mojere ghe fasesse i spaghiti alo scoglio?
Carla, daghe sta benedeta 128 dell'otantasie, chel se fassa un gireto fin a iesolo.
Tuvisto Musso bon con la polenta? (tessaremìa un Polenta dal Maso, vero?) Desso se ciapemo anca dei turpilochi, no se pol pi dir gnente che i te trà par le savate Kafka e Pavese par farte sentire un bao. Sol parché naltri pori pici a ghen fato le pluriclasse coi ripetenti chei podea eserne pàre e invesse loro colgono la metafora esistenziale e la fatica del vivere celata incaolaòltra. Ssssinditu?
EliminaSta dirme de la Polenta dal Maso, la piandea ogni volta che la ciapàva 8 a scola, l'era bituà a ciapare 10, te ricorditu? Ben, eco, quela l'è un bon servelo, ma la fo poco par la vale, lassegà persa soto la pendola.
EliminaSa te ghe fè lezare sta macacada la te manda a quel paese, non la vol sentire metafore strissonà par la jacheta, ghe piaze l'originale, che te strùma i meandri del sarvèlo e te tien svejo de note, altro che mosca grisa... mosca bianca!
Ma parchè suito un' turpilokio ?
RispondiEliminaL'intreccio si regge sulla noia quotidiana, nel giro di pochi volti, senza scoppi di tragedie, senza scontri, leggero come una tela di ragno, che servirà a prendere le mosche.
Siamo nel campo della leggerezza. Siamo nella spiaggia di Cesare Pavese.
Bravo Nico
Scusate per la figura da scema che farò. Non riesco a capire la mosca come faceva a spostarla sul sofitto?
RispondiEliminaDighelo Heidi, te ghè rasòn, e che la core come un balìn de flober! Sacripante mi!
EliminaProbabile chel ghesse bio qualche macia sul cristalino de l'ocio alora te vidi le mosche e te le fe volare ande che te vui ti.Ghiu capio l'arcano?????AH AH AH
EliminaFinalmente, con arguta vista "ocio de falco" ha visto tra le righe la provenienza della mosca. Comunque grazie a tutti
EliminaMa non vi rendete conto che siete tutti una manega di siagurati che sta alla letteratura come quelli dai Scalini ai raggi del sole? Perle ai porci, Nico, stai trando delle perle a suini abituati a pastuni de scoro e patatele schissà. Ah destino atroce dei talentuosi, ... ah che genìa valligiana spudorata e scalzacane. Solo Odette intravede Melpomene e le rende ossequio, unica fra cotanta platea di zotici.
RispondiEliminaGrazie Don Sponcio, ma quanto bone le patatele par el mas-cio, ancora calde in scarsela d'inverno andando a scola. Grassie te me ghe fato ridare.
RispondiEliminaComunque la prossima volta insieme agli spaghetti metti anche il "Clos Domitia" altrimenti uno muore di sete ginominai
Eliminala consapevolezza della felicità è in antitesi alla ricerca della felicità.Qui urge parafrasi per il porcellum.
RispondiEliminaMagnete una fritola della nonna Giorgeta, te vedare come che te si felice dopo. Te ghe el mattarellum e anca el porcellum.
RispondiEliminaPer i veterani del blog : penso di capire a cosa si riferisce HEIDI quando parla di" figuracce insulse". Potro' sbagliarmi ma secondo me ha collegato il commento di DON SPONCIO ore 20:18 come risposta al suo post ore13:13.Magari mi sbaglio pero' DON certe volte considera che ci sono amici che cercano di avvicinarsi in punta di piedi al blog e se vengono attaccati magari restano"SMORBA". Voglio solo dare un suggerimento visto che io stesso alcune volte ho avuto la stessa sensazione.Se mi sono sbagliato ritenete nullo il mio commento.
RispondiEliminaNel post el Don, sta sicuro, el ghe la stava podando al Nico, no a chi non capisse gnente del gnente, capìo come? magari gnanca el Nico la gavarà capìa, la risposta del Don!
EliminaGrazie A.V. per le mie difese la figura insulsa era per non aver capito subito della mosca che era un difetto dell'occhio. Con Sponcio non me la prendo mi è troppo simpatico e quante cose imparo anche. Non credo che dobbiamo arabiarci per quello che dice Sponcio, lui scherza sempre con tutti.
EliminaSAGGIO MUSSO puo' darsi che sia come dici tu ,anchio certe volte non riesco ad afferrare certe sottigliezze ;ma se MAS CI PORSEI SUINI ecc.....gli lasciamo nei stalloti a ingrassare forse riusciamo a fare una bella brasolada in grande armonia.
EliminaMa velà benedìti che mi de mio a sarìa pì patatòn de un koala sul calipto, a son fiol de nissuni ma amico de tuti. Solo che con quel sponciòto che me cato, da qualsiasi parte che me volto a ris-cio de infilsare sempre qualcheduni, ma no a posta saìo, xe che no posso far de manco purtroppamente e ale volte la xe na condana. Nissuni che me capisse! Povero Sponcio!
RispondiEliminaBen SPONCIO mi a go' prova ' a serare i oci e imaginarte in un koala ma xe vignu'"ERROR" stessa storia con un'ape monospungiglionata in fine a go' schissa' SOLUSION e xe salta' fora un istrice parche' con tuti cuei che te sponci i aculei no i fa tempo a rifarse.Sta' tento da no restare infrissa' come un marson qualche jorno.Senza rancore sei sempre UN GRANDE.
EliminaMa cosa ti sta succedendo Don? Ti sei veramente gettato nel minestrone? Perché con tutto questo tuo smollamento stai buttando nello sconcerto i tuoi seguaci. Uno arriva qui, legge il racconto di Nico, si fa un po' di domande, legge ii tuoi commenti testacodici e non capisce più niente. Me racomando setu, tién bota, che sto studiando i tuoi spunti "dialettici" molto interessanti. Poi non capisco perché le tue dotte lezioni di oconomia barattologica le fai solo dal Sera.
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