lunedì 21 agosto 2023

I falsi amici nostrani

[Gianni Spagnolo © 23G07]

Nelle varie lingue europee che in qualche modo hanno una radice comune, possiamo trovare parecchi cosiddetti “falsi amici”, cioè lemmi o frasi con grafie o assonanze  uguali o molto simili nell’italiano, ma di significato differente. 

Pensiamo p.e. agli inglesi: library, finally, parent, actual, pretend; agli spagnoli: vaso, burro, embarazada, aceite, largo; ai francesi: bougie, cantine, affolé, avant, limon, ecc. Falsi amici che non serve andare tanto distante per trovare; ne avevamo infatti anche di belli strani nella nostra parlata, anche se magari non ce ne rendiamo più conto.

I due amiconi più falsi del nostro dialetto, appartengono entrambi all’ambito comunicativo e sono precisamente: ascoltare e rispondere.

Può essere che il valligiano ormai abituato all’italianizzazione imperante non rilevi più la differenza, ma il boomer, magari emigrato, si ricorderà che “scoltare” non significava ascoltare, bensì obbedire e che “rispondere” non significa proprio rispondere, ma battibeccare e/o mancare di rispetto.

El me risponde!” era una lamentela ricorrente che gli adulti riferivano ai boce più discoli. Avere un figlio “chel risponde” era il cruccio d’ogni famiglia timorata. Ancor più era averne uno che: “nol scolta”; questa era una vera disgrazia, dato che obbedire e portare rispetto erano i cardini della società. "Usi obbedir tacendo e tacendo morir" era anche il motto dell’Arma Benemerita, supremo garante dell’ordine costituito.

Il sinonimo più preciso di “ascoltare”, almeno per i canoni del tempo, era: “darghe ora”, il cui significato più specifico era: ascoltare attentamente. Non era invece contemplato, almeno nel nostro vocabolario, il corrispondente di rispondere. Semplicemente non ricorreva la fattispecie per cui a noi fosse consentito di ribattere ad un ordine. Nava fato e basta là!



Nessun commento:

Posta un commento

La vignetta