Chi di voi non ha studiato l’Odissea a scuola? Eppure un liceo del Massachusetts l’ha bandita dai programmi scolastici perché è «anti femminista.» Perché? Perché Penelope attende pazientemente il ritorno di Ulisse. Ma di cosa parla l’Odissea? Parla di mille popoli diversi, di viaggi, di avventure. Ma l’Odissea non è soltanto il racconto di un viaggio. È il racconto di un Ritorno. Nella prima scena dell’Odissea, Omero vi mostra Ulisse seduto su uno scoglio dell’isola di Ogigia, mentre scruta il mare e fissa l’orizzonte.
Ecco, io non so se avete mai visto il «Viandante sul mare di nebbia», ma io Ulisse l’ho sempre immaginato così. Come un uomo che scruta l’orizzonte, che sa che dovrà affrontare un lungo viaggio prima di poter tornare finalmente a casa. Ma Ulisse non arretra. Non si tira indietro. Perchè tutte le ricchezze e le avventure e i piaceri del mondo non bastano per fargli dimenticare la propria famiglia, la propria casa.
E sì, un’epoca di relazioni usa e getta, vi diranno che Penelope è un modello femminile obsoleto. Perché l’amore che travalica il tempo e lo spazio e che sopravvive perfino alla lontananza è incomprensibile in una società che ha fatto della superficialità e dell’assenza dei legami una moda. Come è diventata una moda in nome del modernismo sputare in faccia alla nostra cultura.
Ci sono quelli come la Tamaro che vorrebbero far bandire i classici perché tanto i giovani non possono capirli, quelli come Galimberti che vorrebbero eliminarli dai programmi scolastici perché parlano troppo di Dio, e infine quelli che tirano in ballo il femminismo. Più piccola è la mente, più grande è la presunzione! È lasciatemelo dire in tutta sincerità, secondo me non sono da bandire i classici, ma questi professori che evidentemente hanno dimenticato che «cultura» significa confronto con idee ed epoche diverse dalla tua, che cultura significa «dialogo», ma soprattutto senso critico.
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