Lettera di Ippocrate ai medici di oggi
Carissimi Colleghi d’oggi,
Sono Ippocrate, colui che molti di voi conoscono come il padre della nostra nobile arte. Scrivo questa lettera per riflettere sul significato del Giuramento che porta il mio nome, e su come questo viene rispettato nella medicina odierna. Questi ultimi anni hanno portato alla luce inquietanti scenari. Ciò che ho assistito mi ha rattristato profondamente: persone lasciate sole in un momento di profonda fragilità, malati e anziani isolati e privati degli affetti dei propri cari, aiuti negati, libertà infrante e diritti resi fumo. Ma il dolore più acuto è vedere come molti di voi hanno assecondato queste dinamiche, venendo a meno a ogni principio, girando lo sguardo alle persone che avevate giurato di assistere.
Non c’è un solo fondamento del giuramento che sia stato onorato…
La corsa alla specializzazione aveva già cancellato le radici della nostra professione, la base di ciò che avevamo appreso. Il dovere di trattare i colleghi come fratelli si era da tempo trasformato in un’utopia e questa fratellanza, questo senso di comunanza e collaborazione, che auspicavo, si era perduto tra la competizione e l'ambizione.
E poi c'è il cuore del Giuramento, la promessa che pone al centro il paziente, il suo bene, il suo dolore, la sua vita.
Mi addolora vedere come questa parte fondamentale sia stata dimenticata, peggio, oltraggiata.
Il paziente, l'individuo umano che abbiamo giurato di aiutare e proteggere, sembra essere diventato un mero numero, una statistica, un sintomo, un esito. L'umanità che dovrebbe essere al centro della nostra professione sembra essere stata spesso messa da parte.
Il Giuramento prevedeva l'obbligo di fare del proprio meglio per il bene del paziente, evitando ogni male o ingiustizia.
Purtroppo una pressione economica e politica, malcelata dietro a un falso bisogno di efficienza, ha soppiantato l'obbligo fondamentale di cura e compassione. E non solo quello. Gli interessi economici vengono prima delle vite dei pazienti.
E anche la loro privacy, un principio di cui si richiamava il rispetto è stato infranto da questa era di informazione digitale e di dati medici condivisi.
E infine, il Giuramento richiamava a un dovere di auto-restrizione, di astenersi dall'uso della medicina per nuocere o per violare i diritti del paziente. Oggi vedo solo una tendenza a intervenire, anche quando sarebbe meglio fare meno o fare altro.
Nonostante ciò, voglio finire con una nota di speranza.
So che ci sono medici, un eroico manipolo tra voi, che resistono a queste derive. Che mantengono vivo il fuoco dell'umanesimo in medicina, a dispetto delle pressioni esterne che subiscono e di un sistema che vorrebbe silenziarli e isolarli. A voi, dico: persistete! Il vostro lavoro è di vitale importanza. Siete voi a portare avanti la vera missione della medicina, una missione di cura, di compassione e di rispetto per la dignità umana. Ed è su di voi che milioni di cittadini ripongono fiducia e speranza!
Con tutto il rispetto,
Ippocrate
riccardogeminiani
Tutto vero, purtroppo...Lucia
RispondiEliminaÈ diventato il Giuramento di Ipocrita.
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