venerdì 21 ottobre 2022

MIX: di tutto un po'...



Uccisa da un gruppo di fanatici, questa la sorte che toccò a Ipazia, matematica, astronoma e filosofa.

Rinchiusa in manicomio dalla sua stessa madre che aveva vergogna della vita “dissoluta della figlia”: questo fu il destino della scultrice francese Camille Claudel, colpevole di volersi dedicare alla propria arte e di convivere con il suo compagno Rodin al di fuori del vincolo matrimoniale. 

“Mi si rimprovera di aver vissuto da sola!” scriverà in lettere che non ottennero mai risposta. “È sulla base di quest’accusa che sono incarcerata come una criminale, privata della libertà. Da cosa deriva tanta ferocia umana?”

Queste storie furono dei casi eccezionali? Niente affatto, sono solo la punta dell’iceberg delle violenze subite dalle donne nel corso della storia. Se nell’antica Grecia, in particolar modo nell’età classica, le donne vivevano confinate nel gineceo, l’occupazione principale delle donne romane era filare la lana ed assicurare una discendenza ai propri mariti. Fu nel medioevo però che ebbe inizio l’opera di demonizzazione della donna: erano le donne che i demoni seducevano e sempre donne erano coloro che venivano accusate di stregoneria.

La caccia alle streghe infiammò l’Europa per diversi secoli e ancora nel non lontano XVIII secolo gli esponenti della più raffinata intellighenzia europea si domandavano se le donne fossero intellettualmente capaci quanto gli uomini. Scrittrici e intellettuali venivano spesso definite isteriche, e pensate che la cura per questa “malattia” consisteva nel segregare le donne nelle loro stanze, al buio.

Perché tanto odio, perché tanta violenza nei confronti della donna? Certo la donna sottomessa garantiva a ogni uomo, anche se povero e ininfluente, di esercitare il proprio potere su un essere indifeso. Qualsiasi spiegazione di natura psicologica, sociale, religiosa non basta tuttavia a spiegare la volontà di sottomettere la donna da parte dell’uomo. Ancora oggi c’è chi si arroga il diritto di dire alle donne cosa pensare, cosa vivere, cosa farne del loro corpo. 

Possibile che dalla storia non s’impari mai nulla? 

[G. Middei]

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