di Alberto Leoni
Come saranno gli anziani del 2050, quelli che oggi hanno 50 anni e meno? Saranno intanto molti, con una bella quota di ultracentenari…
Gli anziani del 2050 vivranno più da soli, soprattutto le donne, in gran parte per vedovanza. Mancherà o sarà molto ridotta la rete parentale, con riflessi significativi sul piano assistenziale. Ma la gran parte (stimata almeno nel 70%) potrà vivere in uno stato di relativa autosufficienza e relativo benessere. Una risorsa, più che un onere assistenziale.
Una risorsa da utilizzare, in modo programmato, nelle Comunità per le esperienze e le competenze acquisite.
I loro punti di forza? Gli anziani del 2050 saranno, mediamente, più istruiti rispetto agli attuali, almeno formalmente; avranno buone competenze informatiche; conosceranno una o più lingue straniere. Avranno una visione più “allargata” dello spazio di vita, meno legata al proprio Comune. Saranno utilizzatori importanti di viaggi all’estero, non disdegneranno nemmeno permanenze anche prolungate in Paesi stranieri.
Avranno anche una “cultura della salute” più strutturata su uno stile di vita sano. Molti di loro vivranno soli, più in città che nei borghi, ma in buona autonomia, in alloggi costruiti o ristrutturati sulle loro esigenze, grazie alle innovazioni della domotica che sopperiranno all’inevitabile declino psicofisico. L’housing sociale diventerà una scelta di routine. Unirà privacy e bisogno di socialità, darà protezione e anche assistenza organizzata nei momenti di difficoltà.
I punti critici degli anziani 2050? Nella attuale non garanzia di fruire di un sistema pensionistico allineato con il tenore di vita degli anni precedenti.
Ma, a parziale compenso, una parte significativa di questa generazione di anziani è figlia della “Società signorile di massa” (di cui parla Luca Ricolfi nel suo bel libro) che, presumibilmente, all’epoca sarà orfana (!).
Se avrà avuto prudenza, potrà usufruire almeno di parte della ingente patrimonializzazione di cui gode ancora oggi, in Italia (rapporto reddito patrimonio è 9, inferiore solo al triangolo Olanda, Belgio, Danimarca in Ue) gran parte delle famiglie italiane. Superfluo sottolineare che il fenomeno rischia di chiudersi con queste generazioni se non interverranno fattori correttivi nella distribuzione del reddito nei prossimi 30 anni.
In una parola: avranno certamente pensioni più modeste di quelle oggi fruite dai loro genitori (tutte con il generoso sistema retributivo), ma potranno contare sui risparmi/patrimonio immobiliare di una vita accumulati dai genitori o dai nonni. Se avranno avuto prudenza ed educazione finanziaria che oggi è poco diffusa…
La seconda grande criticità potrà essere il possibile isolamento sociale. Importanti componenti di una vecchiaia serena sono le relazioni affettive, ormai veri e propri determinanti della salute: gli amici e la famiglia sono essenziali per star bene. Come il saper selezionare le attività: non si potrà, come oggi del resto, più fare tutto ciò che si faceva prima, si darà priorità a certi obbiettivi e si selezionerà ciò a cui si può rinunciare; si farà una gerarchia di importanza delle varie attività. Ciò aiuterà molto nel “ristrutturare” la propria identità, processo necessario per godere di un equilibrio stabile nell’età anziana.
Aveva ragione Lev Tolstoj quando affermava che “la vecchiaia tra le tante cose che possono capitare ad un uomo è la più inattesa”. Anche nel 2050…
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