Medici a gettone fuori controllo, il sindacato: “E’ la fine del sistema sanitario”
Ormai più di un professionista su 10 lavora a chiamata: in Veneto si è arrivati a offrire 120 euro all’ora. In Veneto vi fa ricorso il 70% degli ospedali. (fonte Simeu)
Il sistema dei medici a gettone, arruolati a chiamata, tramite la giungla delle chat, per colmare le carenze di professionisti nei nostri ospedali, rappresenta un ulteriore segno indelebile del decadimento senza fine del nostro SSN”, lo dichiara in una nota il Segretario Nazionale UGL Salute Gianluca Giuliano aggiungendo ” questo meccanismo totalmente fuori controllo gestito per lo più da cooperative porta ad un guadagno elevatissimo da parte dei professionisti, fino a 3600 euro per 48 ore, ma dall’altra parte le corsie e soprattutto i pronto soccorso sono sempre più vuoti di personale” . Il sindacalista prosegue: “La politica dei tagli, il blocco del turnover avvenuto nel corso degli anni e non ultima una programmazione miope nel saper affrontare la pandemia hanno fatto sì che 2886 professionisti nel 2021 hanno lasciato volontariamente il lavoro a causa dei stipendi non adeguati e condizioni di lavoro sempre peggiori. Insomma sempre meno medici, quindi le strutture ospedaliere, non sapendo più come garantire l’assistenza, utilizzano questo meccanismo della chiamata a gettone del tutto inaccettabile. Auspichiamo con fiducia che il nuovo governo intervenga urgentemente mettendo fine a questa follia, mettendo in atto una seria proposta di riforma sanitaria che da un lato metta delle regole ferree sul limitare al minimo i processi di esternalizzazione e dall’altra faccia si che i medici non si trovino più costretti ancora una volta ad abbandonare le nostre corsie a causa delle minime garanzie ricevute” conclude il sindacalista.
L’inchiesta de Il Corriere
Le aziende sanitarie si affidano alle cooperative: sono loro a garantire i medici pagati a gettone. Il problema riguarda soprattutto i Pronto soccorso, che sono i reparti più in crisi. Secondo un’indagine svolta per il Corriere dalla Società italiana di medicina di emergenza e urgenza, guidata da Fabio De Iaco, su un campione di 31 ospedali, oggi un paziente ha una possibilità su 4 di essere assistito in pronto soccorso da un medico di una cooperativa. Ma nelle notti o nei weekend la proporzione può arrivare a una su due. Sembra un paradosso, ma trovare un medico per le cooperative non è difficile. Le aziende ospedaliere alle strette concedono bandi remunerativi, con requisiti di accesso spesso bassi (e in ogni caso ben lontani da quelli che vengono richiesti per un medico interno, che dev’essere quanto meno specializzato).
Le cooperative mettono gli annunci sui loro siti, ma soprattutto sui social, come Telegram – ha ricostruito Il Corriere . – Ci sono canali ad hoc, dove se si è medico ci si iscrive con un clic e si resta in attesa del gettone giusto. Il Corriere è riuscito ad avere accesso ad uno di questi canali, dove per qualche settimana ha potuto osservare i messaggi in arrivo. Come questi: “Qualcuno sarebbe interessato a coprire dei turni notturni codici minori in provincia di Vicenza? Compenso 65 euro l’ora». E si specifica, per chi non avesse inteso: «Facendo un semplice calcolo sono 4.680 euro per sei gettoni”.
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