Tu sei stupido... no, sei stupido tu!” ecco in poche parole l’essenza dei grandi dibattiti di oggi.
Fateci caso, ogni volta che parliamo o che esprimiamo la nostra opinione, c’è qualcuno pronto, ansioso di insultarci.
La maleducazione sui social ormai è una prassi. Incivili e maleducati sono sempre più numerosi, non sanno però che il loro comportamento è indice non solo di ignoranza, ma è anche una tacita ammissione di inferiorità. Chi insulta ammette inconsciamente la propria inferiorità. L’insulto è un’ammissione d’impotenza. È l’incapacità di riconoscere alle proprie facoltà intellettive la possibilità di affermare e dimostrare le proprie ragioni.
Certo oggi abbiamo la pretesa e l’illusione di essere migliori, più evoluti rispetto ad altri popoli, ma in realtà mettiamo continuamente in atto delle forme di violenza e di sopraffazione reciproca. Sui social imperano gli insulti che gli interlocutori si scambiano gli uni con gli altri. Ultimamente va di moda in questi canali manifestare la propria superiorità intellettuale, dando del minorato mentale o dell’ignorante al proprio interlocutore.
Chi scrive e si esprime in tal modo, non si rende neanche conto, ed è questa la cosa davvero tragica, di manifestare lui stesso una profonda ignoranza, essendo incapace di argomentare la propria opinione. Ma il comune cittadino in realtà segue ciò che i media e i programmi televisivi mettono in scena: una babele moderna dove chi parla deve manifestare la propria “superiorità” gridando e insultando il proprio interlocutore.
Ogni giorno vanno in scena tali deprimenti siparietti: adulti ed “esperti” che come bambini si gettano addosso improperi perché non hanno neanche la capacità di confutare con pacatezza il loro avversario.
Il confronto, il dibattito dovrebbe essere l’essenza della democrazia. Il condizionale non è casuale.
Se il pubblico si compiace nel vedere questi “pseudo dibattiti” dove si fa soltanto a gara a chi urla più forte, quale conclusione possiamo trarne?
G. Middei
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