A decidere di fare le cose son capaci tutti, poi però bisogna avere i mezzi e la determinazione per attuarle. Successe così anche a San Pietro per la costruzione della chiesa nuova; non quella che vediamo ora, ma la precedente che durò fino al 1928.
Il 22 maggio del 1781, infatti, fu indetta la Generale Vicinìa dei capifamiglia del paese per deliberare la costruzione del nuovo tempio, dato che quello esistente era in cattivo stato e troppo piccolo per le esigenze del paese. Era allora parroco don Bartolomeo Gianesini, un prete locale cui non difettavano caparbietà e senso pratico, per cui riuscì a convincere la popolazione della necessità di metter mano ad una nuova chiesa. Quella Vicinìa perciò dette preponderante consenso all’opera, ma non ne precisò i termini temporali né dove reperire le relative risorse. Tra il dire e il fare, si sa che c’è di mezzo il mare, e ormai erano trascorsi già tre anni senza che si battesse chiodo. Ciuciàr schéi ai paesani s’era rivelato probabilmente più arduo del previsto, visto che le cose si trascinavano inconcludentemente e perciò occorreva un dest-riga. Serviva soprattutto una bella pensata per trovare la quadra e poter contare su introiti sicuri per mantenere la promessa che i sanpieroti avevano fatto nientemeno che al Signor Iddio.
Il 22 maggio del 1781, infatti, fu indetta la Generale Vicinìa dei capifamiglia del paese per deliberare la costruzione del nuovo tempio, dato che quello esistente era in cattivo stato e troppo piccolo per le esigenze del paese. Era allora parroco don Bartolomeo Gianesini, un prete locale cui non difettavano caparbietà e senso pratico, per cui riuscì a convincere la popolazione della necessità di metter mano ad una nuova chiesa. Quella Vicinìa perciò dette preponderante consenso all’opera, ma non ne precisò i termini temporali né dove reperire le relative risorse. Tra il dire e il fare, si sa che c’è di mezzo il mare, e ormai erano trascorsi già tre anni senza che si battesse chiodo. Ciuciàr schéi ai paesani s’era rivelato probabilmente più arduo del previsto, visto che le cose si trascinavano inconcludentemente e perciò occorreva un dest-riga. Serviva soprattutto una bella pensata per trovare la quadra e poter contare su introiti sicuri per mantenere la promessa che i sanpieroti avevano fatto nientemeno che al Signor Iddio.
Ecco che allora, a tre anni dalla prima delibera, Francesco fu Gio:Battista Gianesini, Governatore del colonnello di San Pietro, riconvoca l’assemblea dei capifamiglia. Bisogna mettere ai voti la proposta di assegnare alla costruzione della nuova chiesa la terza parte dei proventi che il comune di Rotzo corrispondeva annualmente alla sua frazione, e ciò per sei anni consecutivi a partire dal 1790.
La votazione avviene per mezzo delle balote, ovvero inserendo la propria balota nel bussoloto bianco per esprimere voto favorevole alla proposta, o nel bussoloto nero per rigettarla. Viene precisato, qualora ce ne fosse bisogno, che la somma doveva essere amministrata da un cassiere cauto e sicuro, scelto dall’assemblea stessa. I 34 capifamiglia procedono alla votazione approvando la proposta a larghissima maggioranza, con solo 2 contrari. Stavolta non trascrivo il verbale della Vicinìa riprodotto nella foto d’apertura, dato che è breve e scritto con grafia comprensibile, per cui chi vuole può leggerlo in originale.
La balota era una pallina di pezza che veniva introdotta nel bussoloto immergendovi il braccio fino al polso, così da ottenere due risultati: cadendo la balota non faceva rumore e non si poteva capire che voto si fosse espresso, fosse anche l’astensione. Questo ovviamente qualora la votazione fosse stata segreta piuttosto che palese. A volte ciascun votante aveva in mano due balote: una bianca e una nera e lasciava cadere quella prescelta in un unico bussoloto e poi si procedeva al conteggio avendo già il colore delle balote assegnato il preciso significato della scelta. In questa votazione, come anche in quella di Pedescala, i bussoloti sono due a rappresentare le opzioni in campo e dunque la votazione dovrebbe essere palese; a meno che i votanti non introducessero la mano in entrambi i bussoloti in sequenza, mascherando così il proprio voto. Non c’è dato di sapere l’esatto meccanismo di espressione di questa delibera paesana, ma si sa che nei territori della Serenissima le votazioni potevano essere anche piuttosto complicate, come abbiamo visto nel caso dell’elezione al Dogado. https://bronsescoverte.blogspot.com/2020/06/la-bala-de-oro.html
Alla fine la nuova chiesa fu costruita, addirittura invertendone l'orientamento rispetto alle precedenti, che avevano l'entrata verso la valle e l'abside a levante, all'uso antico. Da oriente infatti sorgeva il sole e la luce evocante il Cristo. Questa nuova costruzione venne invece rivolta verso la piazza, come l'attuale. Sorgeva, come le precedenti, sullo sperone roccioso che occupava buona parte della piazza attuale ed era collegata al paese attraverso una scalinata di una ventina di gradini. Il cantiere non ebbe comunque vita facile, dato che la chiesa fu infine consacrata solo nel 1838, cioè ben 54 anni dopo. All'orizzonte si profilavano infatti anni bui in cui crollarono una ad una le istituzioni politiche e capitarono sconvolgimenti meteorologici con corollario di carestie e pestilenze che misero a dura prova la nostra popolazione. Per buona parte dei successivi cinquant'anni, infatti, avrebbe imperato il "primum vivere"!
Neanche un secolo e mezzo dopo, tramontata la Serenissima, dissolte le potenze succedutele, avvenuta l’Unità d’Italia e dopo una guerra devastante, sarà un altro prete proattivo, don Antonio Fontana, a metter mano all’edificazione della chiesa esistente, spostandola indietro e facendo spazio alla piazza. Lo sperone roccioso che sosteneva il tempio fin dai tempi del primo ospizio e caratterizzava il profilo del paese, venne demolito. Rimarrà al suo posto, ormai a perenne memoria, solo il vecchio campanile del 1768, dal basamento forato che dava accesso un tempo alle case dietro la chiesa.
Neanche un secolo e mezzo dopo, tramontata la Serenissima, dissolte le potenze succedutele, avvenuta l’Unità d’Italia e dopo una guerra devastante, sarà un altro prete proattivo, don Antonio Fontana, a metter mano all’edificazione della chiesa esistente, spostandola indietro e facendo spazio alla piazza. Lo sperone roccioso che sosteneva il tempio fin dai tempi del primo ospizio e caratterizzava il profilo del paese, venne demolito. Rimarrà al suo posto, ormai a perenne memoria, solo il vecchio campanile del 1768, dal basamento forato che dava accesso un tempo alle case dietro la chiesa.
Costituiva grande merito per i parroci costruire una nuova chiesa o anche solo rimodernarla; spesso era il viatico per la promozione a monsignore. Anche per la popolazione era però occasione di orgoglio e impegno corale. Sforzo che non era solo economico, ma soprattutto di lavoro nelle corvée di costruzione, dove partecipavano un po’ tutti, inclusi i bambini impiegati nel trasporto dei materiali più minuti.
I tempi cambiano, si sa, e così anche le necessità, le priorità e la considerazione dell'Alto Fattore. Oggi forse anche quella angusta chiesetta settecentesca sarebbe sufficiente per i bisogni paesani e la maestosa costruzione attuale, affiancata dallo sproporzionato campanile, è probabilmente destinata ad sfidare i secoli.
I tempi cambiano, si sa, e così anche le necessità, le priorità e la considerazione dell'Alto Fattore. Oggi forse anche quella angusta chiesetta settecentesca sarebbe sufficiente per i bisogni paesani e la maestosa costruzione attuale, affiancata dallo sproporzionato campanile, è probabilmente destinata ad sfidare i secoli.
L'ho pensato anch'io mentre scrivevo il libro sul campanile: la precedente chiesa con scalinata, divenuta incapiente nel tempo, sarebbe ora di nuovo più adatta per dimensioni. Se ci penso provo dispiacere perché non fu demolita a seguito dei bombardamenti (come molti credono) ma volontariamente per costruire una chiesa più ampia. Al giorno d'oggi non sarebbe probabilmente stato concesso, in quanto bene d'interesse storico tutelato dalla legge. Ma come dici tu, Gianni, un secolo fa le priorità e il sentire della gente comune e del clero erano altri.
RispondiEliminaIn ogni caso, davvero curioso questo pezzo! Bravo come sempre.
Non ero a conoscenza che il "volto"del campanile fosse un passaggio x le case situate dietro.
RispondiEliminaGrazie x queste informazioni sempre gradite. Verena