I Sette Comuni tennero sempre in grande conto la loro libertà e le loro prerogative e privilegi, difendendoli a spada tratta nei confronti di tutte le Signorìe che si avvicendarono nel trascorso millennio: dai Vicentini ai Padovani, dagli Scaligeri ai Visconti, per finire al lungo e fecondo sodalizio con la Serenissima. Gestirono perciò in autonomia il governo della Federazione e lo fecero per ben 548 anni, fino al 1807, quando Napoleone decretò la fine di questa veneranda nazione. Da noi la democrazia non era dunque un concetto ignoto o avveniristico, come nella gran parte delle realtà del tempo, ma una pratica consolidata nella definizione degli affari interni delle comunità. L’organo deliberativo e consultivo principale era la Vicinìa, ovvero l’assemblea plenaria dei capifamiglia terrieri, cioè aventi diritto di voto, che si esprimeva a maggioranza. Ne erano escluse le donne, i maschi non a capo di famiglia e i residenti foresti, ma per l’epoca costituiva comunque un eccezionale regime di libertà e condivisione delle scelte.
Le modalità di espressione e scrutinio dei voti potevano avvenire in vario modo, palese o segreto, a seconda dell’importanza dell’argomento. Per chiamata nominativa (come avvenne per la ratifica dell’unione di San Pietro con Rotzo nel 1578), o con strumenti più riservati e complessi come le balote intei bussoloti.
Propongo di seguito il verbale della votazione tenutasi a Pedescala nel 1792 per l’elezione del Governatore della Frazione ed effettuata appunto con la modalità dei bussolotti. Si trattava di scegliere, tramite ballottaggio fra i due candidati a Governatore: Crestan f. Nicolò de Pretto e Francesco f. Nicolò Antonio Giacomello.
Leggiamo la trascrizione del verbale riportato in originale nella foto:
Anno domini 1792, indizione decima, giorno di domenica 5 del mese di Agosto, nella sacrestia della chiesa del colonnello di Pediscala (e loco solito ove si convocano le vicinìe) Pertinenza di Rozzo, Vicentino distretto. Presenti li dom:i Matteo di Iseppo e Nicolò f. Zuane ambi Cerato delli Forni, testimoni pregati.
Dom:o Simon f. Lunardo Mattiello governatore di detto colonnello col mezo de Francesco de Pretto Vice Decano fu convocata la predetta Vicinìa, more solito per divenire alla votazione del nuovo Governatore dove intervenuti in questo Sacro Locco li capi di familia dietro allo invito. Il suddetto Mattiello Vostro Governatore Vi propone per novello Governatore la persona di dom:o Crestan f. Nicolò de Pretto locchè ballotato al confronto di dom:o Francesco f. Nicolò Antonio Giacomello proposto da Voi componenti il colonnello stesso, quello avrà maggior quantità de voti (sarà) il moderno Governatore.
Perciò chi vuole il suddetto Crestan de Pretto ponerà il loro voto nel Bussoloto Rosso al SI, e chi non lo vuole nel nero al NO.
Balotato, et aperto il Rosso al SI furono voti N. 17 - Nel Nero al NO: N. 7.
Francesco Giacomello nel Rosso al SI: N. 15 - Nero al NO: N. 9
Sicché restò eletto per nuovo Governatore il suddetto de Pretto,
et sic. Omissis Votantibus.
Antonio de Lai Nodaro Publico di V. A. (Veneta Autorità)
Vediamo che la votazione si svolge con un sistema un po’ insolito, in quanto entrambi i contendenti sono soggetti a votazione distinta, dove contano sia i voti a favore che quelli contrari al candidato. Non erano quindi solo i Veneziani a perderse via coi bussolotti per l’elezione del Doge, anche gli Stoner non erano da meno. Qui il ballottaggio ha un significato letterale, dato che si tratta proprio di contare le balote trate rento intei busoloti. Contar balote sembra perciò una caratteristica distintiva della politica da secoli ;-).
Siamo 1792 e son passati tre anni dalla presa della Bastiglia. Da tre mesi sono scoppiate le guerre rivoluzionarie francesi e in Europa si sta preparando il turbine napoleonico. Di lì a cinque anni cadrà infatti la millenaria Repubblica Veneta e poco dopo cesserà definitivamente anche la nostra piccola, originale e indipendente Federazione.
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