lunedì 27 luglio 2020

Le balote par aria

Gianni Spagnolo © 200721
Siamo a San Pietro, nell’estate del 1790, giusto 230 anni fa. Son già trascorsi sei anni dalla Vicinìa che ha deliberato i mezzi di finanziamento per la costruzione della nuova chiesa e il progetto sta prendendo finalmente forma. https://bronsescoverte.blogspot.com/2020/07/anca-san-piero-i-conta-balote.html
In verità, la nuova chiesa sarà consacrata soltanto di lì a mezzo secolo, perché si stanno profilano tempi assai grami per la nostra gente e che dilungheranno di un bel po’ la fabbrica del tempio. Ora però i Nostri hanno gli occhi rivolti al cielo e sono assillati da un angoscioso dilemma: come fare il soffitto? Lo si vuol fabbricare a volto reale, cioè in pietra massiccia (quella tenera di Vicenza ndr) sul progetto d'un certo Casalin, oppure a cantinelle intonacate, più veloce, leggero ed economico? La questione pare non essere sciocchina e sicuramente c’era una sproporzione nei costi, per cui  la decisione viene saggiamente rimessa all’assemblea dei capifamiglia del colonnello, con procedure di stampo svizzero.
Ecco dunque che la domenica dell’8 agosto del 1790, dopo la messa grade e come al solito, Francesco Lorenzi, Governatore del colonnello di San Pietro, chiama gli uomini a raccolta. Alla presenza di due testimoni foranei espressamente chiamati: Giacomo f. Gio:Maria Dal Martello di Roana e Domenico f. Zuane Dal Pozzo detto Crose di Rozzo, e del nodaro Antonio de’ Lai dal Collo dai Forni, si  procede alla votazione col rodato sistema delle balote e dei doppi bussoloti. I Sanpieroti, ciò, pare vogliano fare le cose per benino e scelgono alla quasi unanimità, con uno solo voto a sfavore, di erigere il soffitto con volto reale. Con l’occasione s’incaricano anche i componenti del comitato dei fabbricieri eletti a gestire l fase operativa del progetto. Sono ovviamente l parroco: don Bartolomeo Gianesini, il capellano: don Antonio Toldo, il governatore: Francesco Lorenzi, il capo di cento (della Milizia dei 7C ndr): Antonio Toldo e Zuanne Fontana, agente; poi seguono: Iseppo Lorenzi, Antonio f. Mattio Bonifaci, Francesco Gianesin e Zuanne Lucca f. Stefano.
Tralascio anche stavolta la trascrizione del verbale, che potrete leggere in originale nella foto.
Ci sono un paio di cose che mi legano a quella chiesa. Uno è il vecchio fonte battesimale, in massiccio marmo rosso d'Asiago sul quale venni battezzato - come penso buona parte di chi mi legge - e che ora è relegato nella cappella del cimitero in uno strano connubio fra la vita e la morte. L'altra è una bella credenza in stile vagamente liberty che ho in cucina. Questa è stata fabbricata settant'anni fa con le tavole di larice massiccio ricavate delle travi del tetto della vecchia chiesa demolita. Si trattava di rimasugli della costruzione delle porte laterali di quella attuale, conservati nel sottochiesa, dove aveva allora il laboratorio di falegname Checo Mistro. Un larice rosso fiammeggiante dalle stupende venature, tagliato probabilmente al posterno sull'impluvio dell'alta Val dei Mori due secoli prima che io venissi al mondo.

2 commenti:

  1. Caro Gianni
    mi permetto di intervenire sulle tue "balote par aria" relative alla assemblea del 7 agosto1790 tenutasi in San Piero riguardante alla edificazione della penultima chiesa del capoluogo ove scorgo che tra i testi affidabili risulta un cero Dal Pozzo di Rozzo detto Croze, credo di intravvedere in quel personaggio un avo di mia nonna Maria dal Pozzo Crosata cosi soprannomina la sua famiglia perchè proveniente da Castelletto di Rotzo ed abiatante all'incrocio dei sentieri che provenivano da San Pietro, Pedescala e Rotzo dunque Crosati, vorrei precisare che sebbene abitante in Bellasio la parrocchia di Rotzo arrivava fino alla Pissavacca come nonna Maria mi raccontava che una volta per un decesso avvenuto in Bellasio il Parroco di San Pietro e quello di Rotzo si sono contestati il feretro. Quanto sopra anche in base a documenti storici in mio possesso (atto di acquisto di Bellasio dell'anno 1500 e qulche da parte di un Dal Pozzo Crosato da Castelletto. Mi rimetto alle tue conoscenze Ciao Mario Crosato

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    1. Per quanto ne so io, Mario, la parrocchia di San Pietro arrivava fino alla Val di Rigoloso, oltre ricadeva sotto quella di Rotzo. Quindi aveva ragione tua nonna. A Bellasio abitò sempre gente da Castelletto e Rotzo, come i Dal Pozzo (Prunner, però, non Crose), i Dal Prà e i Costa fino alla metà dell'Ottocento. Probabilmente frequentavano per praticità la chiesa di San Pietro, ma ecclesiasticamente appartenevano a Santa Gertrude e, essendo di Rotzo, gli andava bene così. Poi, in epoca moderna e tanto più con la divisione del comune credo che oggi Bellasio appartenga a San Pietro.

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