sabato 4 luglio 2020

Il cuore eterno che batteva sul borgo


Ogni sera nel piccolo paese arroccato sulla collina il sole salutava tutte le casa, una ad una. Iniziava dalle più basse, le toccava con le dita e passandoci sopra come una carezza ad un bambino, faceva scendere l'ombra sulle loro facciate. Una dopo l'altra chiudeva gli occhi e si aprivano i fiori notturni ed il gelsomino soffiava nelle strade e nei cortili senza sosta con il suo delicato fiato che profumava di cielo. Le ultime ad essere accarezzate insieme alla prima luna che sorgeva quasi piena davanti al borgo , erano le pietre delle case costruite in alto e sotto la rocca, la cui punta era l'ultima a finire al buio, subito dopo il campanile della chiesa a cui tornavano le colombe prima della notte. Al crepuscolo era così un volare di rondini, un salire fino al cielo di canti di cicale, mentre con l'apparire delle stelle e della luna l'odore del fieno lasciava il posto a quello dei tigli e dell'erba medica raccolta di notte in mezzo alla luce delle lucciole. Intorno alla fontana si dice che volassero insieme a quei lumicini che Man mano che passavano i giorni si innamoravano, anche le fate, le quali raccoglievano la rugiada sui fiori dolci del trifoglio e la posavano volando in modo gentile sulle candele accese sui balconi, per esaudire i desideri degli uomini. Nelle sere luminose e profumate di aria zuccherina, si sentiva battere un cuore, che dalla vallata risuonava nei vicoli e nei cortili del paese che lentamente si addormentava, mentre il buio che scendeva dalle montagne copriva ogni cosa. Erano passati anni da quando quel cuore smise di battere, dopo aver regalato i suoi sospiri alla terra ed agli uomini con i quali erano vissuto, eppure, sotto al pergolato di vite della sua casa, si sentiva ancora, insieme al suo respiro. Era un cuore nato un giorno di luglio, mentre il grano biondo oscillava portato dal vento che cantava la ninna nanna. Era un cuore buono, vissuto in un mondo gentile e semplice, fatto di notti stellate, giornate ad aspettare la neve venire giù sotto il cielo bianco, profumi di lievito e pranzi della domenica, passeggiate in mezzo alle lucciole e pomeriggi tra i papaveri, profumo di pomodoro e di menta, di basilico e di peonie, le stesse che nel giorno del suo matrimonio ornavano la chiesa. Quel profumo così intenso a volte si replicava nella piccola navata, nelle sere silenziose, quando tramontava il sole e dalle vetrate entravano chicchi di luce che brillavano nei fasci creati dalla polvere, come fossero danzanti sulla superficie del lago. Insieme ai suoni dei bambini che giocavano e si rincorrevano nei vicoli di pietra e fuori, quel cuore, che per tanti anni aveva battuto camminando in quel luogo che a memoria conosceva, tornava a farsi sentire. Lo faceva camminando negli orti, tra le rose che continuavano a nascere nel suo cortile, lo faceva insieme ai voli delle rondini che costruivano i nidi sotto ai tetti e dentro i fienili. Lo faceva di giorno, in mezzo ai girasoli, tra le piante alte da frutta, vicino alle tendine ricamate ad uncinetto e vicino al grande camino, sempre acceso in inverno, la cui cenere saliva al cielo profumata di miele. E batteva di notte, con le fate, con i sogni degli innamorati, vicino alle fragole rosse e sui muretti a secco che dialogavano con la luna. Quel battito giungeva all'improvviso a confortare le lacrime, insieme al vento come fosse un intenso respiro, si muoveva eternamente nell'aria a cercare ancora quel cuore di cui si era innamorato e che mai aveva dimenticato, volava e batteva nelle notti piene di lucciole lungo i campi tagliati della vallata e profumati di erba e di estate. Tutti sapevano, nel piccolo paese, di quei battiti che si rinnovavano ogni anno e che a volte accompagnavano il cammino stanco di un uomo che tornava dai campi, o di una donna che tesseva verso il monte in cui spariva il sole, o ancora vegliavano sui bambini che muovevano i primi passi e sugli innamorati che non avevano il coraggio di un bacio, e tutti, ancora oggi, nel profumo intenso delle peonie che sbocciano per prime in estate, sentono quel cuore eterno, che in ogni giorno veglia sul borgo che riposa l'anima all'unisono quando per ultima chiude gli occhi la rocca dopo la carezza del sole che la copre nel lenzuolo azzurro della sera.
(da: l'odore del fieno di giugno)

1 commento:

  1. Stupendo e commovente scritto, perla di autenticità, preziosa testimonianza di un modo di essere e di vivere secondo natura con semplicità, umiltà e concretezza. Ammirevole!

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