sabato 2 maggio 2020

Un trenta aprile mai immaginato

Sono passati settantacinque anni da quel tragico trenta aprile: ogni anno in questo giorno ci si ritrova, si prega, si ricorda e tutto intorno assume le tinte della tristezza, della mestizia, del silenzio.
Tante persone ritornano al paese per questa data, che è un appuntamento cui non si manca, se non per gravi ragioni.
Quando mio papà lavorava con la Cooperativa Edile di Pedescala, la ditta lavorava sempre il 25 aprile, perché il 30 era sacro e nessuno si permetteva di fare anche il più semplice dei lavori.
Quest’anno, a causa della pandemia che da mesi ci tiene rinchiusi, non ci sono state le solite commemorazioni, ma grazie alle persone che si sono impegnate e si sono rese disponibili, ognuno di noi anche restando a casa, ha potuto seguire i momenti salienti di questa mattinata.
Momenti scanditi dal rispettoso silenzio, dal suono della tromba, dal tocco della campana che ha accompagnato, come in una lunga litania, i nomi delle persone che hanno perso la vita ingiustamente. A Forni, a Settecà e poi a Pedescala, le poche persone che hanno potuto commemorare, hanno dato modo a tutti di esserci, con il pensiero e con la preghiera.
Negli intervalli tra uno spostamento e l’altro tra i paesi, lo storico dott. Andrea Vollman, ha fatto da cronista, con le sue parole da storico, ma più di tutto di grande valore umano. Ascoltarlo è stato senza dubbio un modo per prepararsi a vivere la mattinata, ricordando che la pace è la sola strada che bisogna perseguire, nonostante il dolore, l’amarezza, lo sgomento che umanamente è più che comprensibile.
Nelle soste davanti ai monumenti, il sindaco Claudio Sartori non ha tenuto grandi discorsi, ma con parole semplici dettate dal cuore e dalla consapevolezza del suo ruolo, ha cercato di dare il massimo degli onori alle vittime e il messaggio di speranza a chi l'ha ascoltato. Importante la lettera del Prefetto di Vicenza e quella del Sindaco dei ragazzi, che ha voluto far sentire la presenza delle scuole medie, con parole che ricalcano il tempo in cui stiamo vivendo e il pensiero dei giovani.
Poi l’alzabandiera, a mezz’asta come ogni 30 aprile e al suono delle campane ci siamo tutti avviati con il pensiero verso il Viale dei Martiri, rivedendo i nomi sulle targhette poste sulle piante circondate dal tricolore… Dopo la sosta al cimitero è seguita la Santa Messa celebrata da don Sergio Stefani: a porte chiuse con il minimo dei partecipanti.
Una liturgia importante per chi l’ha seguita con lo spirito della preghiera, del suffragio e dell’ascolto; semplice, ma profonda l’omelia che ha aiutato a pensare a quel 30 aprile, ma anche ai giorni nostri… noi ora come allora, tante volte, colpiti da dolori estremi, diciamo come Gesù sulla croce “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Se c’è violenza è perché Dio è stato abbandonato dagli uomini e grida a noi, “Oh uomo perché mi hai abbandonato?” Parole che inducono a meditare, a pensare alla nostra vita e al nostro rapporto con Dio.
Al termine della celebrazione liturgica il Sindaco, raggiunta la sede comunale, ha ringraziato chi ha reso possibile questo doveroso omaggio alle vittime del 30 aprile con una lunga diretta: 
“Il giorno è degno di questa memoria ed è stato fatto il possibile per renderlo tale.”

Io posso esternare i miei pensieri, le mie sensazioni e sono certa che sono state condivise da molte persone. Ero lì davanti ai monumenti, lungo il viale, in chiesa… ero presente con il pensiero, con la preghiera e con tutta me stessa. Anche il corpo ha risposto agli stimoli che arrivavano: la pelle d’oca al sentire quei Nomi e la campana… un tocco che si spargeva in cielo portato dal vento e che lacerava il cuore…
Un grande grazie a chi ha reso possibile tutto questo!
Memoria, preghiera, onore, ricordo e silenzio, quest’anno tanto silenzio…
Tante persone che, nel silenzio, erano più che mai presenti…

Lucia Marangoni Damari

Pedescala 30 aprile 2020












1 commento:

  1. Complimenti a chi mantiene la memoria di certi valori specie in questi tempi bui che annullano tutto.

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