Sono passati
settantacinque anni da quel tragico trenta aprile: ogni anno in
questo giorno ci si ritrova, si prega, si ricorda e tutto intorno
assume le tinte della tristezza, della mestizia, del silenzio.
Tante persone ritornano
al paese per questa data, che è un appuntamento cui non si manca,
se non per gravi ragioni.
Quando mio papà lavorava
con la Cooperativa Edile di Pedescala, la ditta lavorava sempre il 25
aprile, perché il 30 era sacro e nessuno si permetteva di fare
anche il più semplice dei lavori.
Quest’anno, a causa
della pandemia che da mesi ci tiene rinchiusi, non ci sono state le
solite commemorazioni, ma grazie alle persone che si sono impegnate e
si sono rese disponibili, ognuno di noi anche restando a casa, ha
potuto seguire i momenti salienti di questa mattinata.
Momenti scanditi dal
rispettoso silenzio, dal suono della tromba, dal tocco della campana
che ha accompagnato, come in una lunga litania, i nomi delle persone
che hanno perso la vita ingiustamente. A Forni, a Settecà e poi a
Pedescala, le poche persone che hanno potuto commemorare, hanno dato
modo a tutti di esserci, con il pensiero e con la preghiera.
Negli intervalli tra uno
spostamento e l’altro tra i paesi, lo storico dott. Andrea Vollman,
ha fatto da cronista, con le sue parole da storico, ma più di tutto
di grande valore umano. Ascoltarlo è stato senza dubbio un modo per
prepararsi a vivere la mattinata, ricordando che la pace è la sola
strada che bisogna perseguire, nonostante il dolore, l’amarezza, lo
sgomento che umanamente è più che comprensibile.
Nelle soste davanti ai
monumenti, il sindaco Claudio Sartori non ha tenuto grandi discorsi,
ma con parole semplici dettate dal cuore e dalla consapevolezza del
suo ruolo, ha cercato di dare il massimo degli onori alle vittime e
il messaggio di speranza a chi l'ha ascoltato. Importante la lettera
del Prefetto di Vicenza e quella del Sindaco dei ragazzi, che ha
voluto far sentire la presenza delle scuole medie, con parole che
ricalcano il tempo in cui stiamo vivendo e il pensiero dei giovani.
Poi l’alzabandiera, a
mezz’asta come ogni 30 aprile e al suono delle campane ci siamo
tutti avviati con il pensiero verso il Viale dei Martiri, rivedendo i
nomi sulle targhette poste sulle piante circondate dal tricolore… Dopo
la sosta al cimitero è seguita la Santa Messa celebrata da don
Sergio Stefani: a porte chiuse con il minimo dei partecipanti.
Una liturgia importante
per chi l’ha seguita con lo spirito della preghiera, del suffragio
e dell’ascolto; semplice, ma profonda l’omelia che ha aiutato a
pensare a quel 30 aprile, ma anche ai giorni nostri… noi ora come
allora, tante volte, colpiti da dolori estremi, diciamo come Gesù
sulla croce “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Se
c’è violenza è perché Dio è stato abbandonato dagli uomini e
grida a noi, “Oh uomo perché mi hai abbandonato?” Parole che
inducono a meditare, a pensare alla nostra vita e al nostro rapporto
con Dio.
Al termine della
celebrazione liturgica il Sindaco, raggiunta la sede comunale, ha
ringraziato chi ha reso possibile questo doveroso omaggio alle
vittime del 30 aprile con una lunga diretta:
“Il giorno è degno
di questa memoria ed è stato fatto il possibile per renderlo tale.”
Io posso esternare i miei
pensieri, le mie sensazioni e sono certa che sono state condivise da
molte persone. Ero lì davanti ai monumenti, lungo il viale, in
chiesa… ero presente con il pensiero, con la preghiera e con tutta
me stessa. Anche il corpo ha risposto agli stimoli che arrivavano: la
pelle d’oca al sentire quei Nomi e la campana… un tocco che si
spargeva in cielo portato dal vento e che lacerava il cuore…
Un grande grazie a chi ha
reso possibile tutto questo!
Tante persone che, nel silenzio, erano più che mai
presenti…
Lucia Marangoni Damari
Pedescala 30 aprile 2020
Complimenti a chi mantiene la memoria di certi valori specie in questi tempi bui che annullano tutto.
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