domenica 10 maggio 2020

La Metafora (C.C.Casula)




La metafora ha in sé la forza di risvegliare le risorse sopite del lettore e dare il permesso di diventare quello che ciascuno vuole diventare.



C’era una volta un principe che non aveva voglia di studiare, di leggere un libro, di fare un viaggio. I genitori cercavano di stimolarlo in tanti modi, ma non reagiva. Si sentiva appagato da ciò che non aveva e non aveva nessuna curiosità, nessuna spinta a cercare qualcosa che turbasse il suo statico equilibrio.

I genitori erano preoccupati e si chiedevano cosa avessero sbagliato nella loro educazione. Quando il principe era piccolo avevano cercato di proteggerlo da ogni dolore, da ogni sofferenza. Volevano che fosse felice, che conoscesse solo il bene e il bello. Si erano adoperati ad assecondare ogni suo capriccio, per dargli ancor prima che lui chiedesse, tutte le cose più belle e più buone che ci fossero, evitando che lui conoscesse il dolore della privazione.

E’ stata questa assenza di tensione, tra ciò che poteva e non poteva fare, tra ciò che voleva e doveva fare, che ha privato il principe di quella energia, nutrita dalla insoddisfazione per lo stato presente, che spinge ad esplorare nuovi modi per sopperire alle privazioni. Sono stati gli eccessi di attenzione da parte del re e della regina (genitori) che hanno creato nel principe una mentalità da schiavo: schiavo della propria ignoranza, della propria pigrizia, della propria compiacenza di essere ignorante e pigro.

I nostri figli oggi hanno più di quanto riescano a desiderare e il dare di più a volte cela il voler “parcheggiarli” in una oasi di futilità che poi non stimola la crescita verso nuovi orizzonti di vita. 
(segnalato da Augusto Giacomelli

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