【Gianni
Spagnolo © 200501】
La luce ci accompagna lungo gran parte della nostra
vita vigile e infatti quando manca in genere dormiamo. Non per niente essa apparve
già fin dal primo giorno della Creazione. La sua intensità condiziona anche il
nostro umore, così che maggiore è la luce, tanto meglio ci sentiamo. Anche il
paesaggio ne è condizionato: posti insignificanti acquistano vigore con una insolazione
intensa, mentre altri più suggestivi diventano scialbi se questa è soffusa. Basta
far un giro alle basse latitudini e ai tropici per fare di questi impietosi confronti. Ma
lo possiamo notare anche da noi, confrontando il cupo grigiore di
novembre col vivace fulgore di maggio. Così è anche delle persone, che risaltano dalla
luminosità da cui sono irraggiate, com’è evidente nelle riprese
fotografiche. Poi subentra comunque l'aspetto soggettivo per cui si dice giustamente che la bellezza è negli occhi di chi guarda. Un aspetto importante della luce è
l’inclinazione con cui s’irradia e che genera le ombre dei corpi solidi. Più la
luce è perpendicolare, più l’ombra coincide con l’oggetto del quale si arrivano perciò a cogliere le giuste dimensioni. Tanto più essa è distante e inclinata, tanto
più le ombre s’allungano dilatandone la percezione delle dimensioni. La satira tagliente di Karl Kraus osservava metaforicamente che: “Quando
il sole della cultura è basso, i nani hanno l'aspetto di giganti”.
Fin dal principio la luce ha rappresentato infatti la
metafora della sapienza e dell’intelletto, arrivando a lambire l’essenza stessa
di Dio. Dove non c’è luce infatti, anche tutto il resto viene meno, essendo fondamentalmente
la luce a dare valore alle cose. Non stupisce perciò che in tutte le epoche l’intelletto
e la conoscenza, nelle loro più varie accezioni, siano state equiparate alla luce.
Maggiore essa è, tanto più le cose si vedono e si apprezzano nella loro reale
dimensione. E viceversa, ovviamente. Questo vale anche per le persone: più ci
stiamo sopra, più le conosciamo, maggiore è il nostro spirito critico e i
nostri strumenti conoscitivi, tanto più le percepiamo nella loro reale
dimensione. Se siamo lontani o disponiamo di poca luce critica, allora anche i
nani ci appariranno dei giganti perché riusciremo a giudicarli solo dalla
proiezione delle loro ombre. La metafora è particolarmente efficace nell’ambito
della politica, per sua natura sfuggente e manipolatrice. Perché i nani, si sa,
diversamente dai giganti e come i politici, hanno una
particolare attitudine a mettersi alla distanza e nella posizione giusta nei
confronti della luce per proiettare l’ombra più lunga possibile. Poi non amano
le luci troppo intense o vicine, perché sono nani, sì, ma non stupidi!
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