Son passati ormai sette anni da quando pubblicai un
Post sulla Prima Joa*, ma bisogna dire che di recente sono cambiate diverse cose in quei
paraggi. Quello spuntone di roccia allora poco praticato e ancor meno considerato, oggi è la porta d’ingresso degli “Anelli
delle Anguane” e accoglie con il suo bel colpo d’occhio sulla
valle i frequentatori di quei percorsi. Il maestoso capitello che lo sovrasta, costruito in
occasione dell’Anno Santo del 1900 dalla popolazione di San Pietro,
fa adesso un po’ da anfitrione per quegli escursionisti che raggiungono le ferrate usando il paese solo
come luogo di parcheggio e frettoloso punto d’appoggio. Vorrei perciò fare una piccola riflessione e
lanciare una proposta a tutti i paesani.
Il Capitello di Cristo Redentore, popolarmente detto: dela Jòa” è stato costruito dai
nostri vecchi prima che la Grande Guerra devastasse questo territorio e in commemorazione dei 19 secoli dalla Redenzione. Il
conflitto ne impedì il completamento dei dipinti delle nicchie, ma
esso vi sopravvisse indenne; fu forse l’unica costruzione a non
esserne colpita. Mi ricordo che quand'ero bambino, nella nicchia principale
s'intravedevano delle figure abbozzate a carboncino, che forse poi si
scolorirono o furono coperte dai più recenti restauri. Ignoro se da
qualche parte in canonica o in municipio esistano tracce di quei
progetti iniziali: non sarebbe male cercarli.
Meglio ancora sarebbe lanciare un progetto che si
proponga di completare finalmente quel sacello, decorandone le tre grandi nicchie con figure e sfondi
simbolici del nostro territorio e della nostra storia. Butto lì un'idea, giusto a
titolo d'esempio: Cristo Redentore con San Pietro su quella centrale rivolta al paese, Santa M. Maddalena con Sant'Antonio su quella che guarda a Sud, l'Assunta con San Marco e San Giovanni da Nepomuk, su quella affacciata a Nord, così da
abbracciare idealmente tutte le chiese e le comunità della valle. Sugli sfondi, oppure sulla parete a monte si possono dipingere soggetti o
allegorie della nostra tradizione. Si potrebbero coinvolgere le
scuole e le associazioni a presentare progetti e idee, da mettere poi ai voti, magari in occasione della sagra, così da farne un evento corale. Anche questa eccezionale situazione pandemica potrebbe esserne stimolo, in una sorta di rinnovato affidamento e testimonianza.
Penso che ci siano in valle delle persone con
vocazione artistica pittorica per prestarsi alla bisogna senza
necessità di assoldare dei professionisti esterni. Sarebbe un segno di
vitalità, una bella presentazione del paese e un arricchimento dei
percorsi; ne diverrebbe un po' l'icona fotografica, come il ponte
tibetano, specie se nell’area attorno si creasse una specola
sicura.
Se i nostri progenitori** hanno portato calce e sassi
fin lassù ed eretto quel capitello per fede, sarebbe tutto sommato un minore sforzo quello di fargli onore
completandolo degnamente.
* https://bronsescoverte.blogspot.com/2013/02/capitello-di-cristo-redentore.html
** Mia nonna mi raccontava che furono soprattutto i fanciulli, dopo la scuola, a trasportare lassù, nel loro piccolo, l'occorrente per l'edificazione del capitello.
Il prof.delle nostre medie Vincenzo Amodio,grazie alla sua esperienza ventennale di restauratore/decoratore di chiese,ecc.,desiderava dipingerlo con i suoi alunni usando colori fosforescenti da lui conosciuti, che lo avrebbero illuminato naturalmente la notte.
RispondiEliminaBene ottima scelta anche per le figure
RispondiEliminaBen venga e grazie
RispondiEliminaCiao Gianni, gran bella idea visto il passaggio di persone che ha il “Capitélo dela Jòa”, speriamo che qualcuno dei nostri artisti della valle ne venga invogliato....bravo
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