venerdì 8 maggio 2020

Il tempo che non c'è

Gianni Spagnolo © 200428
L' inedita sospensione forzata delle nostre attività ci porta a vivere in un tempo dilatato e indefinito che tende a spiazzarci. Penso che questa sia stata per molti l’occasione per riflettere sul concetto stesso di tempo, sul suo impiego e sul suo inevitabile scorrere. Viviamo nel tempo e perciò siamo soggetti alle sue inesorabili parabole di nascita, di trasformazione  e di morte. Innumerevoli sono le riflessioni sul tempo, adatte ad ogni sensibilità e momento, fatte in ogni epoca. Shakespeare osservava che: “Ho sciupato il tempo, e ora il tempo sciupa me”, mentre Schopenhauer riteneva che: “La gente comune si preoccupa unicamente di passare il tempo; chi ha un qualche talento pensa invece a utilizzarlo”. Il tempo è fondamentalmente il metro della nostra esistenza.
La nostra concezione religiosa ed escatologica oppone il tempo all’eternità. Il tempo è un lasso determinato in cui viviamo la nostra vita terrena, mentre l’eternità quello illimitato della vita futura. L’eternità pare contenere il tempo, ma con ciò stesso lo nega. Dove c’è il tempo infatti non c’è l’eternità e dove c’è eternità non c’è il tempo; un paradosso come per la vita e la morte.
Che il tempo scorra e si mangi la nostra vita, come fa con ogni altra forma di vita animale, vegetale e addirittura minerale che fosse,  sembra un concetto ovvio, assodato e inconfutabile. Invece non è così! Questa è solo una distorsione di prospettiva. Il tempo infatti non esiste, non scorre, non passa; semplicemente non c’è. Siamo noi a scorrere, a esistere e a passare. Così come fanno tutte le cose che ci stanno attorno, in modi diversi. Noi siamo già nell’eternità, perché è questa l’unica dimensione reale, anche se si tratta d’un concetto astratto appunto perché non fa parte della nostra esperienza. Fu Antoine-Laurent de Lavoiser, nel suo postulato fondamentale sulla materia a formulare la sua famosa legge: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Purtroppo finì la sua vita materiale sulla ghigliottina; chissà invece cosa ne sarà stato di quella spirituale che ha nell’eternità il suo spazio d’azione.
Perché ho scritto queste cose? Ma per ammazzare il tempo, ovvio! ;-)

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