mercoledì 9 maggio 2018

La ‘Grande Rogazione’ di Asiago. Crocefisso in testa nella storica processione

Saranno 13 ore di processione, tra Asiago, Roana e Gallio. Sabato 12 maggio torna la ‘Grande Rogazione’, 33 chilometri, col Crocefisso in testa. Una tradizione nata da secoli, fondata sulla preghiera come atto propiziatorio per il raccolto.
Il percorso prenderà il via dal Duomo di Asiago, alle 6, e si snoderà tra i pascoli dell’altopiano, coi pellegrini che seguono il Crocefisso, al quale mai dovranno voltare le spalle. Tra le tappe, significativa quella al Lazzaretto, dove verrà celebrata una messa e le donne regaleranno agli uomini delle uova, nel nome dell’amore e della stima. Lo stendardo col Crocefisso si rimetterà poi  in movimento, portando con sè le persone a Camporovere, poi sul Monte B. e ancora a Gallio dove, con dei rametti di pino, ogni capo verrà adornato.
Un serpentone di fedeli che, nel corso degli anni, s’ingrossa coi numerosi turisti che scelgono la montagna dell’altopiano come meta di vacanza.
Ma la prerogativa della ‘Rogazione’ non viene mai svilita. Fondamentale per i residenti che la natura religiosa resti viva, per augurare prosperità alle seminagioni.
Un cammino di fede che, ad Asiago, si compie il giorno prima dell’Ascensione, che ricorre quaranta giorni dopo la morte e la risurrezione di Gesù.  Una processione che si conclude nel punto d’inizio: dopo le 13 ore di cammino i pellegrini tornano ad Asiago, entrando in Duomo dove verrà celebrata la  messa per la ‘Grande Rogazione’.
di Redazione AltovicentinOnline ph Asiago.it

8 commenti:

  1. I vecchi dicevano che: Pitosto che trar do na tradission, mejo brusare un paese. Quindi bravi gli slegar a tenerla in piedi. Ma mi spiegate cosa centra l'alfiere in braghe de corame? Quando mai in Altopiano si sono visti costumi tirolesi? Quando si sente il bisogno di saccheggiare tradizioni e modi di essere altrui, significa che non si conoscono o non si considerano le proprie.

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    1. C'è chi partecipa per convinzione e devozione, chi per curiosità, chi per exploit sportivo e chi perché "è sempre Carnevale".
      Quelli colle braghe de coram appartengono a quest'ultima categoria o perché sono rimasti ignoranti della cultura e tradizione cimbra.
      Alla fine della rogazione balleranno i "Holzhockabuebm" o vi faranno un "Schuechplattla" imitanto male balli tirolesi e carinzi che niente hanno a che fare con la tradizione genuina locale.

      Don Sponcio mette bene i puntini sulle ï di ciò che è genuïno e di ciò che è falso!

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  2. La religione degli antichi cimbri secondo l’Abate Dal Pozzo non era cristiana, avevano una religione animista. Credevano a degli dei o degli spiriti che si manifestavano nelle forze della natura. Come mai si convertirono senza maggiore resistenza a quella cristiana, anche se ritenendo una parte delle antiche credenze come nella “rogazione”? Una delle loro attività principali era la pastorizia, pastori con le loro pecore. L’immagine del Vangelo: il Buon Pastore e le sue pecorelle, simbolo del Signore e i suoi seguaci, corrispondeva perfettamente al mondo di questo popolo.

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  3. Il Prof. Sergio Bonato di Roana scrisse anni fa una poesia che contiene i veri principi della "rogazione". Ve la allego assieme alla versione cimbra per i cimbrofoni. Esiste anche una versione tedesca.
    Giancarlo Bortoli di Asiago scrisse diversi articoli sulla rogazione.

    LA GRANDE ROGAZIONE

    La grande rogazione,
    la grande preghiera
     
    Alzarsi al mattino presto
    per dare un giorno al sole e al vento,
    è preghiera.

    Camminare assieme
    per boschi e prati fioriti di primavera,
    è preghiera.

    Percorrere spazi aperti
    liberi fino ai confini del cielo,
    è preghiera.

    Raccontare e ascoltare
    le gioie e le sofferenze del cuore,
    è preghiera.

    Partecipare alla messa
    inno cosmico di salvezza,
    è preghiera.

    Cantare le antiche litanie
    per unire passato e futuro,
    è preghiera.

    Ricordare i morti e i lontani
    e sentirli vivi e vicini dentro di noi,
    è preghiera.

    Donarsi le uova colorate
    segni di amicizia e di vita nuova,
    è preghiera.

    Tornare la sera in chiesa,
    tra le strade e le case di sempre,
    è preghiera.

    Vivere così la vigilia dell' Ascensione,
    l' Ascensione di Cristo,
    figlo di Dio e figlio dell' uomo,
    la festa che unisce terra e cielo:
    è la grande preghiera,
    la Grande Rogazione.

    Sergio Bonato ~ 2009
    -------------------
    DAR GRÒOZE GANKH UMME Z VÈLT

    Dar gròoze gankh umme z vèlt,
    z gròoze gapeet.
     
    Steenan au az mòrgazen vrüün
    zo ghèban an takh dar sunnen und me binte,
    is gapeet.

    Trèttan vüar mettanàndar
    vor bèllar un biisen plüümanten vomme langhese,
    is gapeet.

    Durgheenan liichte baite
    vrai fintz in z óart dar bèlte,
    is gapeet.

    Zeelan au und lüsanan auz
    z galüst und in bèa vomme hèertzen,
    is gapeet.

    Gheenan zo misse
    liid zo rèttan alle de bèlt,
    is gapeet.

    Singan de alten letànjen
    zo pintan z dorgànghene zomme khèmmanten,
    is gapeet.

    Gadénkhan de tòoten un de vèrren
    und hòrran se lèntikh und nagane indarzalt uzàndarn,
    is gapeet.

    Schénkhan sich de gavèrban òjar
    mèrch dar khséllekhot und vomme naüghen laibe,
    is gapeet.

    Khèeran in de khércha az àbazen,
    vor de beeghe un de haüsar von hòrtan,
    is gapeet.

    Leeban asò de vilghe dar Aufart,
    de Aufart me Kristen,
    sun me Gótte und sun me manne,
    in vaartakh ba pintet d èerda zomme hümmale:
    ist z gròoze gapeet,
    dar Gròoze Gankh umme z Vèlt.

    "Sèrgio Bonàto Khuntz"
    gakhèart in zimbrisch vom-me Remigio Geiser(2011)

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  4. Ringrazio Enrico Sartori (ES) per i suoi sempre garbati e istruttivi commenti.
    Trovo encomiabile l'applicazione sul Cimbro e sua resa in lingua corrente, che permette anche ai profani di avvicinarsi ad un sistema espressivo che non ci è poi così straniero.
    Vorrei invitare Enrico a farci parte di questa sua passione e testimonianza, intervenendo in un Post ad hoc che vorrei dedicare all'antica lingue e ai suoi dintorni, con particolare riferimento ai suoi rimasugli nel dialetto e nei toponimi dell'Alta Val d'Astico. So che anche Don Sergio è cultore di ciauscaminti, per cui un piccolo nucleo si potrebbe coinvolgere.
    Un post aperto a tutti ma in cui passino commenti pertinenti alla materia. Se il Don farà il bravo, ci sarà posto anche per lui (o Ei); tanto mi pare che ES gli tenga testa agevolmente senza farsi trascinare sul suo terreno di gioco. ;-)
    Vogliamo provarci?

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  5. bella proposta Gianni, speriamo che ci sia seguito, da parte mia non posso aiutarvi perché il cimbro per me è come l'arabo (per dire incomprensibile)

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