Mamma, è finita la scuola! E’ finita la scuola, ohhh mamma! Mentre i
nostri figli hanno festeggiato il taglio del traguardo precipitandosi
fuori da scuola per correre nei più vicini giardinetti a tirarsi i
gavettoni, noi genitori
già da tempo abbiamo cominciato a lambiccarci il cervello su come
uscire vivi dai tre-mesi-di-vacanze estive (TRE) previsti da
quell’eccezione del calendario scolastico mondiale che è il calendario
italiano.
Le scuole riapriranno solo a metà settembre, fra il
12 e il 15 a seconda delle regioni. Che fare? Dove piazzare i bimbi per
tutto questo periodo? E allora via con il valzer dei corsi estivi:
dal
nuoto al tennis, dalla capoeira al dodgeball (che poi altro non è che
un’evoluzione della vecchia palla prigioniera).
Per i più artistici (almeno nelle intenzioni dei genitori) ci sono i
corsi di disegno e pittura: la prima settimana i bambini impareranno a
dipingere à la façon di Chagall, nella seconda si sfogheranno con
Pollock. I ragazzini delle medie invece potranno esercitarsi
con l’arte del fumetto o la Street Art. Chi può spendere di più spedirà
i ragazzi lontano dalla città in improbabili campus che promettono di
rimettere i nostri figli troppo urbanizzati a contatto con la natura.
Una volta si andava in montagna con il nonno
alpino che ci tirava il collo su e giù per le Dolomiti e ci insegnava a
riconoscere un porcino buono da un boletus satana (basta tagliarne un
pezzetto e la carne diventa subito blu). Adesso si mandano i figli in
alberghi tre stelle più che organizzano improbabili
corsi di rafting e orienteering.
Il bimbo artificiale
«La condizione infantile, rispetto a 30 anni fa, è profondamente cambiata. Oggi si caratterizza per la sua artificiosità», spiega il pedagogista Daniele Novara, autore di manuali per genitori divenuti bestseller come Urlare non serve a nulla. L’epopea del cortile appartiene al passato: una volta imparavi ad andare in bici guardando i compagni di gioco più grandi, oggi i genitori pianificano un’estate di mal di schiena (loro) e pianti (dei bimbi) per riuscire finalmente a far cavalcare la tigre a due ruote ai propri figli. «La cosa più simile ai vecchi spazi di aggregazione sono i parchi giochi (che però nelle grandi città a luglio e agosto sono deserti) o anche i centri estivi organizzati dalle cooperative nelle scuole, che in qualche modo sopperiscono ai vecchi oratori – continua Novara -. Diciamo che almeno quelli sono degli spazi simil-spontanei». Mentre riempire i bambini di attività facendogli fare corsi di ogni genere significa tramettergli le ansie di noi adulti senza rispettare i loro tempi. «Ai bambini piace fare una cosa sola al giorno, non mille. E magari ripetere lo stesso gioco più e più volte perché attraverso quella ritualità diventano sempre più competenti e acquisiscono sicurezza».A Brighton per imparare lo spagnolo
Anche le vecchie vacanze studio che ormai incominciano sempre prima (fin dalla prima media quando non dalle elementari) hanno cambiato pelle. Una volta ci spedivano a Brighton o in qualche altra città della Manica a imparare l’inglese e noi tornavamo sapendo lo spagnolo. Adesso i più accorti mandano i figli in Inghilterra subito dopo la chiusura delle scuole, perché lì invece le scuole restano aperte fino a luglio, in modo che i ragazzi possano assistere come uditori a delle lezioni vere, non a dei corsi posticci per stranieri. Così sono sicuri che torneranno sapendo l’inglese (peccato per lo spagnolo, però).Il business della noia
«I corsi estivi? – rincara Raffaele Mantegazza docente di Pedagogia
alla Bicocca di Milano – Ormai sono diventati un business. Ma così,
bambini e ragazzi non vivono più. Già stanno tutto l’anno con degli
adulti che gli dicono cosa
fare, finalmente chiude la scuola e noi li affidiamo di nuovo ad altri
adulti?
Ma l’estate dovrebbe essere il tempo dell’otium,
del dolce far niente». Facile a dirsi, meno a farsi. Conosciamo il
ritornello della cara
e vecchia noia e noi stessi spesso, quando siamo arrabbiati, lo
riproponiamo ai nostri ragazzi: «Non sai cosa fare? Annoiati». Ma la
verità è che anche la noia va gestita, mentre a volte a casa non c’è
proprio nessuno che possa vegliare a distanza su un sano
pomeriggio fatto di niente. «Non voglio certo trascurare i problemi dei
genitori che lavorano, ma possibile che nei grandi condomini di città
non ci si possa organizzare fra genitori? Perché, invece di spedirli in
giro, non si riesce a organizzare una rete
di sostegno fra famiglie, chiedendo aiuto anche ai nonni, per far
giocare i nostri bimbi insieme in modo spontaneo?», dice ancora
Mantegazza. Così, invece di doverli spedire a perfezionare il dribbling
in qualche campus estivo con tanto di fantomatico Mister
potremmo lasciarli giocare nel parchetto sotto casa? A costo zero.
Senza coltivare, noi per loro, il sogni di farne tanti piccoli Pelè. Ma
lasciando loro il piacere del calcio che prima di tutto, almeno a
quell’età, è un gioco.
(segnalata da Ross)
-il corriere -
-il corriere -
ma, el Reverendo, saralo in vacansa anca lu ? Che noia !
RispondiEliminaW la noia.
RispondiElimina……. miscenda tamen ista et alternanda sunt, solitudo et frequentia; la solitudine procurerà in noi il desiderio degli uomini ( illa nobis faciet hominum desiderium ), questa di restare con noi stessi ( haec nostri ), e così una cosa sarà di rimedio all’altra ( et erit altera alterius remedium ), e il disprezzo della folla consolerà della solitudine e parimenti la folla consolerà il fastidio della solitudine ( odium turbae sanabit solitudo, taedium solitudinis turba ) e le occupazioni serie con giocosi passatempi:et in ambulatione apertis vagandum ( passeggiando in aperta campagna, sotto cieli limpidi e aria buona ( ut caelo libero et multo spiritu ) l’animo si rafforzerà e godrà di sicuro miglioramento ( augeat atollatque se animus ), e, di quando in quando, una passeggiata in carrozza o un viaggio o il cambiamento d’aria daranno rinnovato vigore ( aliquando vectatio iterque et mutata regio vigorem dabunt ) così come il pranzare insieme bevendo senza parsimonia ( convictusque et liberalior potio ). Ma la saggezza dell’età ci renda moderati : ……..sed, ut libertatis, ita vini salubris moderatio est; pur tuttavia, se crediamo al poeta greco ( Anacreonte ) “aliquando et insanire iucundum est “ e Platone afferma che “ frustra poeticas fores corpus sui pepulit “( batte invano alle porte
della poesia chi è padrone di sé ) e addirittura Aristotele “ “ nullum magnum ingenium sine mixtura dementiae fuit “( senza un granello di pazzia , nessuno è stato geniale ).
Mi sarìa anca stufo de sta acua, tusi. A go le cale che el someja baobab.