Nella
civiltà rurale l’utilizzo dell’acqua ruota attorno alle fontane.
Piccolo viaggio attraverso alcune fontane caratteristiche poste nella
valle dell’Astico.
La colassiòn te la fè dopo
Così la madre lo ha svegliato, scuotendogli la spalla. Infila in fretta le braghe di frustàgno e il maglione. Una corsa al cèsso, “làvete le màn dopo che te sì andrà al cesso, ònto che non te sì altro“. Una corsa al seciàro
un mestolo sulle mani e uno a canna, ha troppa fretta e fame per usare
il sapone. Stacca il secchio l’altro è lì per terra, prende il bigòlo
e corre su per la salita. C’è già gente stamattina davanti alla
fontana, ma neanche un compagno con cui scambiare quattro chiacchiere,
in coda dietro Bòrtolo e le sue capre (1). Per fortuna l’acqua esce
forte non come l’estate scorsa quando ci voleva un quarto d’ora per
riempire il secchio. Appoggia un secchio sui ferri, poi l’altro, li
aggancia al bigòlo e parte, facendo attenzione a non
rovesciarne. Ora finalmente può tornare a casa dove troverà una scodella
di latte con la schiuma e il nero caffè di cicoria.
Immaginate
… di non avere l’acqua in casa. Non più tubazioni, rubinetti, miscelatori, docce e neppure la sala da bagno. Solo un secchiaio (seciàro)
in pietra, sopra di questo una mensola con dei ganci. Ad uno è appeso
un secchio zincato mezzo pieno di acqua fresca, all’altro un mestolo
(la cassa) dal quale attingere l’acqua e al quale tutti portano la bocca.
Tutto lì l’impianto idraulico della casa.
Poi c’era il pitàle posto dentro il comodino in ogni camera e svuotato ogni mattina dietro casa nel gàtolo e anche una bacinella dove lavarsi il viso.
La fontana era un appuntamento fisso giorno dopo giorno con la pioggia e con la neve, anche quando, sul làbio, si è formato il ghiaccio e si possono far scivolare i gusci di noce.
L’acquedotto nella civiltà rurale
Non arrivava in casa l’acqua, un tempo. L’acquedotto era formato dalle fontane.
Quante?
Poche rispetto oggi. A Piovene nel 1500 abitavano tra le 300 e le 450
persone (2). Nel 1797 il primo “censimento” fatto dagli austriaci
conta: 3 religiosi, 1130 abitanti, 81 capi di bestiame tra cui 60 buoi.
Nei secoli intermedi possiamo ipotizzare una cifra media.
Per queste poche centinaia di persone, nel ‘500-‘600 erano presenti solo 3 fontane:
- fontana della Guarda (ora vicolo del Monte) la cui data di costruzione è scolpita nella pietra della fontana: 1634 (3)
- fontana de sòto (ora di via delle Fonti) costruita nel 1530
- fontana de sòra (il celebre fontanòn lungo la strada per l’Angelo) costruita nel 1530
a queste si aggiungono, nel 1837 (4)
- fontana di piazza Papiria che riceve l’acqua dalla fontana de sòra
- fontana della Piazza Vecchia (ora via Libertà e chiamata piazzetta) che riceve l’acqua dalla fontana de sòto
Infine nel 1856 viene realizzata la fontana di Rocchette (detta alle vasche – dove oggi vi è il bar alla Grotta) e nel 1873 la fontana alla tettoia lungo la strada per Arsiero, dove oggi vi è la Birreria nuova.
Insomma una fontana ogni 150-250 persone o anche più.
Fontane e comunità
Alla fontana si va con i secchi o con gli animali o con la mastèla
piena di panni da lavare e sciacquare. E tutte queste attività si
accavallano nelle varie ore del giorno. Al mattino e alla sera si va a
prendere l’acqua da bere. Alle stesse ore gli uomini escono di casa con
l’animale da sòma (asino, mulo o cavallo) o con la capra, l’animale
tuffa il muso nell’acqua del làbio e poi si dirigono verso i campi o verso il monte. Ritorneranno la sera a far bere gli animali prima del riposo notturno.
Durante il giorno la fontana è il regno delle donne, che stazionano
ore a lavare panni, sciacquarli, strizzarli. Il tutto sotto un
chiacchierìo, un cicaleccio che scambia notizie, tiene aggiornata la
comunità sui fatti di tutti. Nulla sfugge agli occhi dei vicini:
malattie, povertà, benessere, trasgressione alla regole, tutto viene
notato e sottolineato, accolto in maniera corale. Qui si consumano
amicizie, odÎ, condanne morali, accettazione di nuove persone. Bene o
male è questo il cemento che tiene unita la comunità. Gli stessi fatti
qui comunicati si sedimentano e poi vengono esposti dagli uomini nelle
riunioni dei capi famiglia, le convicinìe.
Com’è fatta una fontana
Leggiamo dal libro Civiltà Rurale di una valle veneta – la val Leogra, Accademia Olimpica di Vicenza 1976.
Il làbio
Lo si trovava, e lo si trova ancora dove c’è una fonte d’acqua perenne… I “labi” erano anticamente fatti tutti e solo di pietra … con lastre che, tenute assieme da robuste graffe di ferro, formavano un prisma rettangolare. In uno dei lati brevi si alzava la colonnina con la fontana o la bocca d’acqua… Sotto di questo due ferri trasversali, posti appena sopra il pelo dell’acqua, servivano a reggere i secchi da riempire.
Il làbio serviva come fonte e riserva d’acqua, e soprattutto come abbeveratoio per le bestie, che vi venivano condotte a dissetarsi due volte al giorno , dopo i pasti. Ad esso venivano anche le donne per attingere acqua coi secchi e spesso anche per lavare. In questo caso il làbio aveva due vasche comunicanti, e solo sulla seconda, che era appositamente munita di un piano inclinato in pietra, si poteva lavare. Per le donne della corte e più ancora per quelle della contrada il làbio diveniva punto di incontro e luogo di scambio di notizie e di chiacchiere.
Attingere acqua, abbeverare, lavare. Ecco a cosa servivano le fontane e vi era gerarchia tra gli usi.
- La prima acqua uscita dalla bocca era quella da raccogliere in un secchio e portare a casa per bere.
- L’acqua raccolta nel làbio era per gli animali che vi tuffavano il muso.
- Solo nella seconda vasca si poteva lavare perché altrimenti l’acqua si insudiciava tutta di sapone e cenere
E ora guardate questa foto della vecchia fontana de sòto (5).
I tre usi della fontana sono fisicamente distinti.
L’acqua da bere cade in una conca panciuta ricavata di un unico
blocco di pietra, l’acqua per abbeverare è raccolta in un classico làbio, l’acqua per lavare si trova a valle, distante e la conca ha le pareti inclinate.
Le fontane della valle dell’Astico
Ed ecco un paio di fontane caratteristiche, e non sono le sole, ma
troveremo il modo di mostrarne altre. D’altronde la Valle dell’Astico,
quella dell’Agno e quella del Chiampo sono tra le più piovose del
vicentino e abbondano d’acqua. Fontane si trovano in ogni dove, molte
sono particolari e caratteristiche.
La fontana di contrà Costa
Questa è un po’ appartata si trova in contrada Costa, nel comune di
Valdastico. Difficile passarci perché la strada termina lì. Per la
verità lì sotto passa la vecchia strada per Asiago, ma ormai non è più
in manutenzione e solo pochi la usano ancora.
La strada per raggiungerla non è del tutto comoda, meglio avere una
macchina piccola, suonare nelle curve e comunque parcheggiate lontano.
In centro case strette e vicine, in mezzo allo spazio pubblico la bella
fontana in pietra con lastre grezze. Bella la grande pietra sagomata che
divide il làbio dal lavatoio. Un’altra pietra lavorata fa da
parete terminale del lavatoio. Una serie di fori permette di graduare il
livello dell’acqua.
Ne parliamo perché anche qui l’acqua da bere e quella da lavare sono nettamente distinte. L’acqua cade nel primo làbio; da
qui, tramite un buco che si può aprire o chiudere con un tappo di
legno, l’acqua scende nel lavatoio posteriore, che ha le pareti
inclinate. Se siete fortunati potete ancora trovare qualche
signora della contrada che ancora va a risciacquare i panni.
Davanti a voi la valle che si apre e i monti dell’altopiano di Tonezza.
La fontana di Casotto
Si
trova a Casotto alta (comune di Pedemonte), un nucleo di case arroccate
in cima ad una ripida salita, raccolte intorno alle due istituzioni:
- la chiesa
- la casa della Regola
Casotto infatti vanta la Regola intesa come assemblea dei
capifamiglia titolari della proprietà collettiva. E’ una delle poche
regole del Veneto assieme a quella di Asiago e di Cortina d’Ampezzo.
Vale la pena di leggerne la storia qui: http://www.regoladicasotto.it/index2.html
In centro al paese all’incrocio tra una strada che correva al Bersaglio e quella che scende a scavezzacollo verso Casotto basso c’è la fontana.
Una fontana caratteristica con due conche o làbi. La prima
per l’acqua da bere la seconda per animali. Solo che tra la prima e la
seconda conca c’è un bel dislivello superato da una gradinata.
Le vasche sono formate di grandi lastre in pietra fissate a pilastrini d’angolo, come nella tradizione locale.
E dove lavavano i panni? Se avete questo dubbio prendete la discesa e scoprite un caratteristico lavatoio coperto.
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NOTE
(1) Le comunità più attente hanno provveduto a lastricare con
ciottoli tondi lo spazio attorno alla fontana in modo che rimanga più
asciutto e praticabile. E’ così che, in una comunità di campagna, sono
nate le piazze: dai luoghi d’incontro. E’ nata prima la fontana e poi la
piazza non viceversa come avviene oggi.
(2) Stima fatta da Giovanni Mantese, studioso di storia dell’alto Vicentino.
(3) Se la fontana della Guarda è stata costruita nel 1638, una
sorgente esisteva già da tempo. Una mappa del 1605, conservata in
Comune, indica la sorgente e gli utilizzatori. Una porzione della mappa è
riprodotta qui: Fontana della Guarda
(4) L’elenco si trova nelle memorie di don Enrico Mozzi, storico piovenese di fine ‘800.
(5) La fontana è stata demolita per allargare la piazza e fare un parcheggio.
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