lunedì 13 giugno 2016

Fontane della valle dell’Astico



Nella civiltà rurale l’utilizzo dell’acqua ruota attorno alle fontane. Piccolo viaggio attraverso alcune fontane caratteristiche poste nella valle dell’Astico.

La colassiòn te la fè dopo

Così la madre lo ha svegliato, scuotendogli la spalla. Infila in fretta le braghe di frustàgno e il maglione. Una corsa al cèsso, “làvete le màn dopo che te sì andrà al cesso, ònto che non te sì altro“. Una corsa al seciàro un mestolo sulle mani e uno a canna, ha troppa fretta e fame per usare il sapone. Stacca il secchio l’altro è lì per terra, prende il bigòlo e corre su per la salita. C’è già gente stamattina davanti alla fontana, ma neanche un compagno con cui scambiare quattro chiacchiere, in coda dietro Bòrtolo e le sue capre (1). Per fortuna l’acqua esce forte non come l’estate scorsa quando ci voleva un quarto d’ora per riempire il secchio. Appoggia un secchio sui ferri, poi l’altro, li aggancia al bigòlo e parte, facendo attenzione a non rovesciarne. Ora finalmente può tornare a casa dove troverà una scodella di latte con la schiuma e il nero caffè di cicoria.

Immaginate


… di non avere l’acqua in casa. Non più tubazioni, rubinetti, miscelatori, docce e neppure la sala da bagno. Solo un secchiaio (seciàro) in pietra, sopra di questo una mensola con dei ganci. Ad uno è appeso un secchio zincato mezzo pieno di acqua fresca, all’altro un mestolo (la cassa) dal quale attingere l’acqua e al quale tutti portano la bocca.
Secchiaio2
l’angolo del seciàro nella cucina tradizionale

Tutto lì l’impianto idraulico della casa.
Poi c’era il pitàle posto dentro il comodino in ogni camera e svuotato ogni mattina dietro casa nel gàtolo e anche una bacinella dove lavarsi il viso.
La fontana era un appuntamento fisso giorno dopo giorno con la pioggia e con la neve, anche quando, sul làbio, si è formato il ghiaccio e si possono far scivolare i gusci di noce.

L’acquedotto nella civiltà rurale

Non arrivava in casa l’acqua, un tempo. L’acquedotto era formato dalle fontane.
Quante?
Poche rispetto oggi. A Piovene nel 1500 abitavano tra le 300 e le 450 persone (2). Nel 1797 il primo “censimento” fatto dagli austriaci conta: 3 religiosi, 1130 abitanti, 81 capi di bestiame tra cui 60 buoi. Nei secoli intermedi possiamo ipotizzare una cifra media.
Per queste poche centinaia di persone, nel ‘500-‘600 erano presenti solo 3 fontane:
  • fontana della Guarda (ora vicolo del Monte) la cui data di costruzione è scolpita nella pietra della fontana: 1634 (3)
  • fontana de sòto (ora di via delle Fonti) costruita nel 1530
  • fontana de sòra (il celebre fontanòn lungo la strada per l’Angelo) costruita nel 1530
a queste si aggiungono, nel 1837 (4)
  • fontana di piazza Papiria che riceve l’acqua dalla fontana de sòra
  • fontana della Piazza Vecchia (ora via Libertà e chiamata piazzetta) che riceve l’acqua dalla fontana de sòto
Infine nel 1856 viene realizzata la fontana di Rocchette (detta alle vasche – dove oggi vi è il bar alla Grotta) e nel 1873 la fontana alla tettoia lungo la strada per Arsiero, dove oggi vi è la Birreria nuova.
Insomma una fontana ogni 150-250 persone o anche più.

FONTANE E BIRRERIE

Fontane e comunità

Alla fontana si va con i secchi o con gli animali o con la mastèla piena di panni da lavare e sciacquare. E tutte queste attività si accavallano nelle varie ore del giorno. Al mattino e alla sera si va a prendere l’acqua da bere. Alle stesse ore gli uomini escono di casa con l’animale da sòma (asino, mulo o cavallo) o con la capra, l’animale tuffa il muso nell’acqua del làbio e poi si dirigono verso i campi o verso il monte. Ritorneranno la sera a far bere gli animali prima del riposo notturno.
Durante il giorno la fontana è il regno delle donne, che stazionano ore a lavare panni, sciacquarli, strizzarli. Il tutto sotto un chiacchierìo, un cicaleccio che scambia notizie, tiene aggiornata la comunità sui fatti di tutti. Nulla sfugge agli occhi dei vicini: malattie, povertà, benessere, trasgressione alla regole, tutto viene notato e sottolineato, accolto in maniera corale. Qui si consumano amicizie, odÎ, condanne morali, accettazione di nuove persone. Bene o male è questo il cemento che tiene unita la comunità. Gli stessi fatti qui comunicati si sedimentano e poi vengono esposti dagli uomini nelle riunioni dei capi famiglia, le convicinìe.

Com’è fatta una fontana

civilta-rurale-valle-veneta-leogra 

Leggiamo dal libro Civiltà Rurale di una valle veneta – la val Leogra, Accademia Olimpica di Vicenza 1976.

Il làbio
Lo si trovava, e lo si trova ancora dove c’è una fonte d’acqua perenne… I “labi” erano anticamente fatti tutti e solo di pietra … con lastre che, tenute assieme da robuste graffe di ferro, formavano un prisma rettangolare. In uno dei lati brevi si alzava la colonnina con la fontana o la bocca d’acqua… Sotto di questo due ferri trasversali, posti appena sopra il pelo dell’acqua, servivano a reggere i secchi da riempire.
Il làbio serviva come fonte e riserva d’acqua, e soprattutto come abbeveratoio per le bestie, che vi venivano condotte a dissetarsi due volte al giorno , dopo i pasti. Ad esso venivano anche le donne per attingere acqua coi secchi e spesso anche per lavare. In questo caso il làbio aveva due vasche comunicanti, e solo sulla seconda, che era appositamente munita di un piano inclinato in pietra, si poteva lavare. Per le donne della corte e più ancora per quelle della contrada il làbio diveniva punto di incontro e luogo di scambio di notizie e di chiacchiere.
Attingere acqua, abbeverare, lavare. Ecco a cosa servivano  le fontane e vi era gerarchia tra gli usi.
  • La prima acqua uscita dalla bocca era quella da raccogliere in un secchio e portare a casa per bere.
  • L’acqua raccolta nel làbio era per gli animali che vi tuffavano il muso.
  • Solo nella seconda vasca si poteva lavare perché altrimenti l’acqua si insudiciava tutta di sapone e cenere
E ora guardate questa foto della vecchia fontana de sòto (5).

Fontana de sòto 1920-1

La fontana de sòto in una foto degli anni 20 – foto fornitami da Terenzio Panozzo
I tre usi della fontana sono fisicamente distinti.
L’acqua da bere cade in una conca panciuta ricavata di un unico blocco di pietra, l’acqua per abbeverare è raccolta in un classico làbio, l’acqua per lavare si trova a valle, distante e la conca ha le pareti inclinate.

Fontana de sòto 1920-2
Ancora una foto degli anni 20 fornitami da Terenzio Panozzo. Notare il bigòlo 
(legno ricurvo con due ganci) con il quale le donne portano due secchi al colpo

Le fontane della valle dell’Astico

Ed ecco un paio di fontane caratteristiche, e non sono le sole, ma troveremo il modo di mostrarne altre. D’altronde la Valle dell’Astico, quella dell’Agno e quella del Chiampo sono tra le più piovose del vicentino e abbondano d’acqua. Fontane si trovano in ogni dove, molte sono particolari e caratteristiche.

La fontana di contrà Costa

Questa è un po’ appartata si trova in contrada Costa, nel comune di Valdastico. Difficile passarci perché la strada termina lì. Per la verità lì sotto passa la vecchia strada per Asiago, ma ormai non è più in manutenzione e solo pochi la usano ancora.

Plan contrà Costa

La strada per raggiungerla non è del tutto comoda, meglio avere una macchina piccola, suonare nelle curve e comunque parcheggiate lontano. In centro case strette e vicine, in mezzo allo spazio pubblico la bella fontana in pietra con lastre grezze. Bella la grande pietra sagomata che divide il làbio dal lavatoio. Un’altra pietra lavorata fa da parete terminale del lavatoio. Una serie di fori permette di graduare il livello dell’acqua.
Ne parliamo perché anche qui l’acqua da bere e quella da lavare sono nettamente distinte. L’acqua cade nel primo làbio; da qui, tramite un buco che si può aprire o chiudere con un tappo di legno, l’acqua scende nel lavatoio posteriore, che ha le pareti inclinate. Se siete fortunati potete ancora trovare qualche signora della contrada che ancora va a risciacquare i panni.
Davanti a voi la valle che si apre e i monti dell’altopiano di Tonezza.

 
Giardino alpino San Marco
Contrada Costa
Giardino alpino San Marco
Giardino alpino San Marco

La fontana di Casotto

stemma regola Casotto 

Si trova a Casotto alta (comune di Pedemonte), un nucleo di case arroccate in cima ad una ripida salita, raccolte intorno alle due istituzioni:
  • la chiesa
  • la casa della Regola
Casotto infatti vanta la Regola intesa come assemblea dei capifamiglia titolari della proprietà collettiva. E’ una delle poche regole del Veneto assieme a quella di Asiago e di Cortina d’Ampezzo. Vale la pena di leggerne la storia qui: http://www.regoladicasotto.it/index2.html

Plan Casotto

In centro al paese all’incrocio tra una strada che correva al Bersaglio e quella che scende a scavezzacollo verso Casotto basso c’è la fontana.
Una fontana caratteristica con due conche o làbi. La prima per l’acqua da bere la seconda per animali. Solo che tra la prima e la seconda conca c’è un bel dislivello superato da una gradinata.
fontana Casotto disegno
Le vasche sono formate di grandi lastre in pietra fissate a pilastrini d’angolo, come nella tradizione locale.
Giardino alpino San Marco
la fontana di Casotto
Giardino alpino San Marco
Giardino alpino San Marco

E dove lavavano i panni? Se avete questo dubbio prendete la discesa e scoprite un caratteristico lavatoio coperto.

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NOTE
(1) Le comunità più attente hanno provveduto a lastricare con ciottoli tondi lo spazio attorno alla fontana in modo che rimanga più asciutto e praticabile. E’ così che, in una comunità di campagna, sono nate le piazze: dai luoghi d’incontro. E’ nata prima la fontana e poi la piazza non viceversa come avviene oggi.
(2) Stima fatta da Giovanni Mantese, studioso di storia dell’alto Vicentino.
(3) Se la fontana della Guarda è stata costruita nel 1638, una sorgente esisteva già da tempo. Una mappa del 1605, conservata in Comune, indica la sorgente e gli utilizzatori. Una porzione della mappa è riprodotta qui: Fontana della Guarda
(4) L’elenco si trova nelle memorie di don Enrico Mozzi, storico piovenese di fine ‘800.
(5) La fontana è stata demolita per allargare la piazza e fare un parcheggio.

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