Di The floating piers,
i “moli galleggianti” realizzati da Christo sulle acque del lago di
Iseo, ci sembra di sapere già tutto. Quotidiani, web e televisioni
hanno raccontato giorno per giorno la sua costruzione. Il montaggio
delle passerelle galleggianti, costruite con 220mila cubi di
polietilene, a collegare Sulzano con Montisola; il disegno di linee
rette con cui attraversano lo specchio del Sebino; il disporsi attorno
all’isola di San Paolo, con un rettangolo che regolarizza il profilo
frastagliato dell’isolotto.
C’è poi l’emozione di “camminare
sull’acqua”, un’idea a cui l’artista, per mantenere fede al suo nome
(Christo Vladimirov Yavachev è nato in Bulgaria nel 1935), meditava da
anni. Ci aveva provato con la moglie Jeanne-Claude, scomparsa nel
2009, già in Argentina sul Rio della Plata e in Giappone nel parco di
Odaiba, a Tokyo. Ma i permessi, allora, non erano arrivati. Sul Sebino,
conosciuto da Christo nelle molte frequentazioni italiane degli anni
Sessanta e Settanta, sì. E così, da domani fino al 3 luglio, in quindici
giorni si consumano anni di lavoro e progettazione, e mesi di
produzione e messa in opera. Sono attese folle, c’è chi parla di
cinquecentomila persone in arrivo da tutto il mondo.
Il
lago di Iseo da cenerentola degli “specchi” prealpini rischia di
diventarne la nuova meta regina. Non c’è dubbio che dal punto di vista
mediatico e del rilancio turistico l’operazione sia riuscita. Lo è
anche sotto quello artistico? Sì, anche se forse non per il motivo per
cui lo troviamo sulle pagine dei giornali. La possibilità di camminare
sull’acqua non appare il vero punto di forza dell’opera: che avrebbe
lo stesso impatto anche se fosse inaccessibile (come nel caso di altre
installazioni di Christo). L’esperienza performativa coinvolge il
pubblico in prima persona, crea attesa, ma è accessoria. L’intervento
di Christo sul lago d’Iseo è soprattutto pittorico, e nella creazione
di un nuovo paesaggio, che è insieme naturale e astratto, sta il suo
significato. Se in altre installazioni l’artista è scultore, qui è
“pittore”. Christo parte da un paesaggio che ci appare già noto, forse
per reminiscenze della pittura lombarda dell’Ottocento, forse per
cartoline un po’ sbiadite che lo rubricano nel “pittoresco”, e lo
manipola inserendovi un gesto cromatico fortissimo e di carattere
geometrico.
Le passerelle e i percorsi su terraferma (tanto
le stradine di Sulzano quanto il lungolago di Peschiera, su Montisola)
sono ricoperte di un tessuto che ha la caratteristica di essere di un
giallo particolarmente brillante quando è asciutto per diventare
arancione intenso quando si bagna. Un ulteriore elemento di
cangiantismo è dato dal variare della luminosità, così come le pieghe
che si creano sulla superficie creano una texture che
interagisce con la luce. È un colore artificiale, un inserto alieno
rispetto a blu e verde, le tinte che dominano l’ambiente naturale. Un
colore “astratto”, continuamente variabile al suo interno, che anima
l’elemento rigido e grafico delle passerelle ma che allo stesso tempo
appare più statico rispetto alla motilità del lago, la cui superficie
muta non solo cromaticamente dal grigio al blu cupo all’argento ma
anche in “spessore” con il montare e il farsi quiete delle onde.
Ma
c’è, soprattutto, un profondo senso di festa in questo squillante
velo oro e croco che cinge il paesaggio e lo attraversa come un
lungo strascico nuziale. I floating piers sono disegnati in
aderenza al piano del lago e tendono a ridurre la percezione dello
spazio in chiave bidimensionale (le passerelle, a seconda dei punti di
vista, possono apparire molto ampie o strisce sottilissime) o a
proporlo quasi come illusione prospettica (e quindi, nuovamente, su
base bidimensionale) attraverso le fughe profondissime dei rettilinei.
Ci si potrebbe chiedere persino se l’artista più che riunire le isole
alla terraferma non finisca invece per tagliare in modo netto il lago.
La
caratteristica dei ponti, infatti, è di essere “trasparenti”
all’acqua, per consentire il passaggio di barche e battelli, bloccati
invece dalla passerella tra Sulzano e Peschiera. I pontili di Christo
appaiono più come dighe che separano il Sebino – tra i due lati le onde
sono diverse – e lo ritagliano in porzioni cromatiche. Tutto questo
ci appare sia che noi siamo sulla riva, sia che ci troviamo sopra il
pontile galleggiante (a cambiare è solo il senso di stabilità della
visione). Stare in mezzo al lago ha certamente un fascino maggiore,
ma non altera le dinamiche di linea e colore all’interno del
paesaggio lombardo. Si tratta, allora, di poter godere nuovi scorci
del “dipinto ambientale” di Christo.
Che la natura
dell’intervento sia pittorico, infine, è evidenziato dalla perfetta
aderenza tra l’installazione e i numerosi disegni dell’artista, la
cui vendita ha sostenuto la spesa dell’opera (circa 14 milioni di euro
in tutto). Christo ha studiato con estrema precisione la resa
dell’elemento cromaticoluministico e grafico (il cangiantismo
giallo/arancione, la presenza e il ruolo della texture,
l’inserirsi delle geometrie nelle forme naturali) all’interno
dell’ambiente, e pressoché sempre con un punto di vista esterno e
paesaggistico. L’installazione appare dunque la traduzione su scala
monumentale – e incidentalmente calpestabile – di un’originaria
visione e invenzione pittorica.
Avvenire.it
Questo artista è come Horus, il Dio-Sole di Heliopolis, capace di camminare su l'acqua, a parte che, lui, fa camminare anche gli altri. Le passerelle di colore giallo particolarmentemente brillante ricordano il sole che splende. Mistero svelato ?
RispondiEliminaPì che far caminare sule acue, ..sarìa mejo che sto poro Christo el se desse le man da torno par moltiplicare i pesse.
EliminaPi fasile (par un governo) sarà moltiplicare le tasse, caro Reverendo. El "poro" Christo el savarà come moltiplicare i soldi(par lu) ma el pesse xe naltra roba. Purtropamentemente bastaria 5 cioppe e 2 marsuni par sfamare sinquemile omini (in + de le donne e putei) come che dixe la storia.
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