lunedì 27 giugno 2016

Incredibili britannici! Rinasce l’Europa dei popoli e ora può cambiare davvero tutto

E ora cambia, davvero, tutto. La decisione degli elettori britannici di lasciare l’Unione europea è storica, innanzitutto per il contesto elettorale in cui è maturata. Tutto, ma proprio tutto, lasciava presagire una vittoria del fronte europeista, soprattutto dopo l’uccisione della deputata Joe Cox, che aveva cambiato la dinamica e il clima della campagna elettorale a sette giorni dal voto. L’ondata del cordoglio è stata enorme. E infatti i sondaggi, i mercati, gli scommettitori davano il sì praticamente scontato.
Ci voleva un miracolo per ricambiare il corso della campagna elettorale. E miracolo c’è stato. Forse quel miracolo ha un nome e un volto. Quello della Regina Elisabetta. O meglio del quotidiano popolare più influente del mondo, il Sun, che mercoledì ha fatto lo scoop, lasciando intendere che Sua Maestà era favorevole all’uscita dalla Ue, rivitalizzando così le corde di un patriottismo che si pensava fosse diventato marginale e che invece vibra ancora nel cuore del popolo.
La tempra di un Paese ha prevalso sull’emozione e sul cordoglio. La Gran Bretagna fiera della propria autonomia, convinta della propria unicità, capace di scegliere da sola nei momenti topici della propria storia è risorta, dando ragione a Nigel Farage – un ex uomo d’affari che dal nulla ha creato un partito e trascinato un Paese a una svolta storica – e a Boris Johnson, il sindaco di Londra uscente, che non ha esitato a schierarsi contro l’establishment del proprio Paese, dando forza e autorevolezza al movimento anti-Ue.
Molti diranno che nei britannici ha prevalso la paura di un’immigrazione ed è innegabile che questo sia stato uno dei temi forti della campagna, ma non è stato un voto razzista; semmai la prova che l’immigrazione è salutare e bene accetta se regolata, ma provoca comprensibili reazioni di rigetto quando diventa impetuosa e di massa. C’era di più, però, in questo referendum: c’era la volontà di difendere l’autenticità delle proprie istituzioni, della sovranità del voto popolare e dunque della propria democrazia. Di dire basta a un’Unione europea i cui meccanismi decisionali sono opachi, in cui il processo di integrazione viene portato avanti da un’élite transnazionale, vero potere dominante dell’Europa e non solo, tramite un processo caratterizzato da un persistente « deficit democratico », che li ha portati ad ignorare o ad aggirare la volontà dei popoli, ogni volta che si è opposta ai loro disegni. Talvolta persino a calpestare, come accadde un anno fa, quando la Troika costrinse Atene a rinnegare l’esito schiacciante di un referendum.
Lo stesso potrebbe avvenire oggi a Londra, considerato che il referendum era consultivo, ma sarebbe una scelta gravissima, al momento improbabile.
Ora si apre una fase di incertezza: i mercati la faranno pagare alla Gran Bretagna, e quell’establishment non si arrenderà facilmente. Vedremo. Quella di ieri è stata, però, una giornata davero storica. E’ la rivincita della sovranità nazionale. Per la prima volta un Paese ha dimostrato che il processo di unificazione europea non è ineluttabile, che dalla Ue si può uscire, rendendo concreta la possibilità che altri Paesi seguano l’esempio britannico. Un voto che costringerà l’Unione europea a gettare la maschera di fronte a un’Europa diversa, autentica, che molti pensavano defunta e che invece è forte e vitale, quella dei popoli.
Marcello Foa - il giornale -

2 commenti:

  1. Nel mio piccino posso dire una cosa: se una comunità di fonda su ideali fondanti e condivisi, (e lavora per renderli sempre più condivisi), può fare riferimento ad essi quando le cose vanno male (Dio, Patria, Famiglia, Democrazia, Dignità umana, Giustizia sociale, ecc.). Se si fonda soltanto su criteri di convenienza economica e di massa critica (allargamento ad est) per fronteggiare le sfide epocali, allora è anche logico che il popolino faccia due conticini sulla convenienza dello stare insieme: stiamo meglio o peggio dall’avvento dell’Euro? Cosa ci guadagniamo da Schengen?
    I britannici, da sempre bravi commercianti, i loro conticini li hanno fatti. Stop! Di cosa ci stupiamo?
    Siamo sicuri che agli europei piaccia la sostituzione di Dio con l’euro, della Patria con il melting-pot, della Famiglia tradizionale con quella arcobaleno, della Democrazia con l’euroburocrazia ineletta, dei diritti umani con quelli LGBT, e così via dicendo?
    Per costruire una casa si parte dalle fondamenta, non dal tetto. E se prima si costruisce un pollaio, poi accanto una stalla, poi sopra un fienile, poi sopra un’abitazione, poi sopra un palazzo, è del tutto improbabile che i primi piani reggano il peso per cui non sono stati progettati.

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  2. Caro philo, se posso anche aggiungere al tuo post, che i burocrati e i politici di Bruxelles e non di meno quelli nazionali, hanno elargito denaro principalmente alle banche e alle grandi lobby. I rimanenti di sono impoveriti creando disuguaglianze e impoverimento. Non solo, gran parte delle leggi che hanno promulgato, insensate sotto l'aspetto pratico, hanno creato ulteriori complicazioni, già di per se, ad una esistenza già complicata. L'unione dei popoli e l'armonia fra di loro , eviterebbe quei conflitti di neanche un secolo fa, di cui solo i nostri genitori sanno quanto hanno sofferto.

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