E
ora cambia, davvero, tutto. La decisione degli elettori britannici di
lasciare l’Unione europea è storica, innanzitutto per il contesto
elettorale in cui è maturata. Tutto, ma proprio tutto, lasciava
presagire una vittoria del fronte europeista, soprattutto dopo
l’uccisione della deputata Joe Cox, che aveva cambiato la dinamica e il
clima della campagna elettorale a sette giorni dal voto. L’ondata del
cordoglio è stata enorme. E infatti i sondaggi, i mercati, gli
scommettitori davano il sì praticamente scontato.
Ci voleva un miracolo per ricambiare il corso della campagna
elettorale. E miracolo c’è stato. Forse quel miracolo ha un nome e un
volto. Quello della Regina Elisabetta. O meglio del quotidiano popolare
più influente del mondo, il Sun, che mercoledì ha fatto lo scoop,
lasciando intendere che Sua Maestà era favorevole all’uscita dalla Ue,
rivitalizzando così le corde di un patriottismo che si pensava fosse
diventato marginale e che invece vibra ancora nel cuore del popolo.
La tempra di un Paese ha prevalso sull’emozione e sul cordoglio. La
Gran Bretagna fiera della propria autonomia, convinta della propria
unicità, capace di scegliere da sola nei momenti topici della propria
storia è risorta, dando ragione a Nigel Farage – un ex uomo d’affari che
dal nulla ha creato un partito e trascinato un Paese a una svolta
storica – e a Boris Johnson, il sindaco di Londra uscente, che non ha
esitato a schierarsi contro l’establishment del proprio Paese, dando
forza e autorevolezza al movimento anti-Ue.
Molti diranno che nei britannici ha prevalso la paura di
un’immigrazione ed è innegabile che questo sia stato uno dei temi forti
della campagna, ma non è stato un voto razzista; semmai la prova che
l’immigrazione è salutare e bene accetta se regolata, ma provoca
comprensibili reazioni di rigetto quando diventa impetuosa e di massa.
C’era di più, però, in questo referendum: c’era la volontà di
difendere l’autenticità delle proprie istituzioni, della sovranità del
voto popolare e dunque della propria democrazia. Di dire basta a
un’Unione europea i cui meccanismi decisionali sono opachi, in cui il
processo di integrazione viene portato avanti da un’élite
transnazionale, vero potere dominante dell’Europa e non solo, tramite un
processo caratterizzato da un persistente « deficit democratico », che
li ha portati ad ignorare o ad aggirare la volontà dei popoli, ogni
volta che si è opposta ai loro disegni. Talvolta persino a calpestare,
come accadde un anno fa, quando la Troika costrinse Atene a rinnegare
l’esito schiacciante di un referendum.
Lo stesso potrebbe avvenire oggi a Londra, considerato che il
referendum era consultivo, ma sarebbe una scelta gravissima, al momento
improbabile.
Ora si apre una fase di incertezza: i mercati la faranno pagare alla
Gran Bretagna, e quell’establishment non si arrenderà facilmente.
Vedremo. Quella di ieri è stata, però, una giornata davero storica. E’
la rivincita della sovranità nazionale. Per la prima volta un Paese ha
dimostrato che il processo di unificazione europea non è ineluttabile,
che dalla Ue si può uscire, rendendo concreta la possibilità che altri
Paesi seguano l’esempio britannico. Un voto che costringerà l’Unione
europea a gettare la maschera di fronte a un’Europa diversa, autentica,
che molti pensavano defunta e che invece è forte e vitale, quella dei
popoli.
Marcello Foa - il giornale -
Nel mio piccino posso dire una cosa: se una comunità di fonda su ideali fondanti e condivisi, (e lavora per renderli sempre più condivisi), può fare riferimento ad essi quando le cose vanno male (Dio, Patria, Famiglia, Democrazia, Dignità umana, Giustizia sociale, ecc.). Se si fonda soltanto su criteri di convenienza economica e di massa critica (allargamento ad est) per fronteggiare le sfide epocali, allora è anche logico che il popolino faccia due conticini sulla convenienza dello stare insieme: stiamo meglio o peggio dall’avvento dell’Euro? Cosa ci guadagniamo da Schengen?
RispondiEliminaI britannici, da sempre bravi commercianti, i loro conticini li hanno fatti. Stop! Di cosa ci stupiamo?
Siamo sicuri che agli europei piaccia la sostituzione di Dio con l’euro, della Patria con il melting-pot, della Famiglia tradizionale con quella arcobaleno, della Democrazia con l’euroburocrazia ineletta, dei diritti umani con quelli LGBT, e così via dicendo?
Per costruire una casa si parte dalle fondamenta, non dal tetto. E se prima si costruisce un pollaio, poi accanto una stalla, poi sopra un fienile, poi sopra un’abitazione, poi sopra un palazzo, è del tutto improbabile che i primi piani reggano il peso per cui non sono stati progettati.
Caro philo, se posso anche aggiungere al tuo post, che i burocrati e i politici di Bruxelles e non di meno quelli nazionali, hanno elargito denaro principalmente alle banche e alle grandi lobby. I rimanenti di sono impoveriti creando disuguaglianze e impoverimento. Non solo, gran parte delle leggi che hanno promulgato, insensate sotto l'aspetto pratico, hanno creato ulteriori complicazioni, già di per se, ad una esistenza già complicata. L'unione dei popoli e l'armonia fra di loro , eviterebbe quei conflitti di neanche un secolo fa, di cui solo i nostri genitori sanno quanto hanno sofferto.
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