martedì 7 giugno 2016

Il miracoloso crocefisso

(segnalato da Florio)

2 commenti:


  1. Ricollegandomi a quanto scritto sulla storia del Crocefisso "Miracoloso", appartenuto alla Chiesa di Forni, e pubblicata in data 5 giugno, vedendo tale foto uno pensa che non si tratti della stessa scultura ma in realtà da quanto scritto sul catalogo della Mostra “Restituzioni”, opere restaurate e esposte a Milano alle Gallerie d’Italia si legge che:

    ………..Nel 1546, in occasione del trasferimento del crocefisso dalla chiesa di San Vito alla parrocchiale dei Santi Vito e Lucia, come ricordato, la croce subì una grave mutilazione per poter essere adattata alla nuova cappella cui era stata destinata. Eliminata alla sommità l’Aquila e asportate per la gran parte le figure del Leone e del Toro poste sui laterali, rimase in loco unicamente la figura dell’Angelo, all’estremità inferiore della croce. Sul finire degli anni cinquanta del Novecento, l’artista vicentino Bruno Vedovato ripristinò le parti mancanti integrando con intagli in stile neoromanico i simboli evangelici e ridipinse sia la croce sia il Cristo con una greve strato di colore per dare uniformità. L’invasivo intervento ha alterato pesantemente la lettura della croce – ritenuta secondo alcuni frutto di un intervento antiquariale ottocentesco – interferendo nella lettura dell’insieme. Il restauro della croce ha rivelato un manufatto gravemente compromesso ma di notevole interesse che si qualifica per alcune caratteristiche tecniche, in base alle quali sembra potersi suggerire una datazione all’inizio del Trecento. Sotto il profilo stilistico l’unica figurazione superstite, l’Angelo ai piedi della croce, risponde genericamente a modelli due-trecenteschi: essa rivela tuttavia un intaglio piuttosto rozzo nel trattamento del legno con evidenti semplificazioni sia nella resa dei tratti fisiognomici, definiti sommariamente, sia nell’anatomia sproporzionata. Per quanto riguarda la struttura, le assi non hanno subito riduzioni dimensionali e presentano nei punti d’incrocio dei piccoli nessi. Tali elementi costruttivi hanno assunto qui misure ridottissime e sembrano essere solo un ricordo di una caratteristica tipologica diffusa nelle croci lignee dell’inizio del Duecento in area friulana e del sud Tirolo, ma già scomparsa alla fine del secolo. Anche in questo caso i nessi, come i tabelloni con il tetramorfo, derivano dal modello offerto dalle croci astili in metallo dei secoli XII e XIII. Uno degli aspetti di maggior interesse e novità, tuttavia ancora di difficile decifrazione, è la traccia, posta sul recto della croce, di un intaglio, forse ad altorilievo, che sembra occupare l’intera altezza delle assi e che è stato grossolanamente rimosso in epoca antica, non meglio precisabile. È stato possibile riconoscere sul braccio destro la frammentaria figura di un animale con corna, forse un ariete e, nel segmento superiore della croce, una struttura ramificata con volute che sembra affine a quella rilevata sul braccio sinistro. Molto probabilmente le tracce di questa lavorazione a bassorilievo devono essere messe in rapporto con le figure dei simboli evangelici all’estremità della croce poiché insistono sullo stesso supporto, ma riesce ardua la comprensione dell’iconografia e la concezione compositiva d’insieme che non risponde a criteri di simmetria, tanto da non poter escludere che ci si trovi in presenza di un reimpiego. Esemplari superstiti di croci con superficie di fondo decorata a intaglio sono molto rari e probabilmente anche in questo caso si può ipotizzare una dipendenza dai modelli dell’oreficeria sacra………..

    Testo estratto dal volume: Restituzioni, Tesori d’arte restaurati, 2016
    Marsilio editore – Intesa Sanpaolo. p. 135/141

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