I
primi sei, sette anni, dopo la prima guerra mondiale del 1915 –
1918, furono ricchi e prosperi per il Paese di San Pietro e in
generale per tutta la Valle dell'Astico.
I
lavori per la ricostruzione delle strade e delle case dei Paesi
distrutti dalle bombe e la rimessa a nuovo dei campi, abbandonati da
anni e pieni di buche dei “shrapnel”, permisero a uomini e
donne volonterosi di mettersi da parte qualche soldo.
La decina di
osterie di quel tempo erano sempre piene di gente. Da Valente, da
Basso e da Belania, il vino “orrida pimpinéla” scorreva a fiumi.
Nelle corti da gioco, nel silenzio della notte, si udivano fino al
mattino, sbattere le bocce contro “i scòrsi” che ne limitavano
l'area, spesso interrotto anche da qualche “giaculatoria”... Nelle
osterie della piazza si giocava alle carte: a briscola, a
tresette, a scopa. In
qualche occasione si ballava pure... suscitando
le ire di don Giovanni il
nuovo cappellano, originario del paese, mentre il parroco don Antonio
era molto più comprensivo.
Dalla
Mora si giocava pure a tutti i giochi delle carte, ma ad una certa
ora, riscaldati o abbruttiti dalle bevande, dalle esalazioni del
fumo a bassa quota, prodotto dalle sigarette di trinciato forte e
dai sigari e dalle loro cicche sputate a terra... si cominciava a
giocare alla “mora.
Si iniziava piano piano, quasi in silenzio
(era un gioco proibito), ma poi gli animi si scaldavano, le voci
diventavano urla, la cifra delle scommesse aumentava, i tavoli
vecchi e sconnessi scricchiolavano ed i bicchieri, mezzi vuoti,
danzavano sotto i colpi dei pugni dei giocatori.
Non
durò a lungo il benessere. Nel 1929 arrivò la bufera: “La grande depressione” detta anche la “grande crisi”.
Fu
una grossa crisi economica e finanziaria (come quella che
stiamo vivendo) che sconvolse l'economia mondiale e che si
protrasse con forti ripercussioni per tutto il decennio successivo.
Disoccupazione: dunque miseria e fame ne furono le immediate
conseguenze. Gli operai che possedevano qualche "sgrébena" sù sotto i
Soji, andavano a consumarsi la vita ed il loro tempo “inutile”,
per rubare qualche pezzetto di terreno al bosco, costruendo delle
alte “masiére” e recuperare così un metro di terra da seminare.
Quando nell'anno 1935 cominciarono i lavori per la costruzione della diga del Cucco, i miei fratelli stavano giustamente innalzando “masiére e roncàre vanéde”, nel Ronco. Era un pezzo di terreno scosceso situato duecento metri sopra l'ultima casa dei Lucca, sulla destra della Valle, ed in cui si sarebbe incuneato il fianco destro della futura diga.
Penso che non fu solo per le alluvioni eccezionali del 1924 ed il nubifragio ancora più devastante dell'ottobre del 1934, che spinsero il Comune di Rotzo, di cui Sanpiero era allora colonnello, la Provincia ed il Magistrato delle acque a voler fare eseguire gli imponenti lavori sui torrenti della destra Astico, dalle Buse alla Val d'Assa, quali le varie dighe ed argini..., ma la grande miseria che regnava in tutta la Valle!!!
Quando
l'impiegato dell'impresa Poletto, dalle Basse, si presentò per
assumere il personale, si spaventò nel vedere dinnanzi a lui tutta
quella massa di operai, disponibili a lavorare a qualsiasi
condizione. Assunse la
maggior parte di quelli che, privi di qualsiasi professione,
accettarono di lavorare dieci e più ore al giorno, nel fango, sotto
la pioggia, il vento e la neve l'inverno; e sotto un torrido sole
l'estate... per un salario di miseria.
I
veri operai, muratori e carpentieri, furono costretti ad emigrare.
Una buona decina, arruolati con tessera fascista obbligatoria, si
recarono nelle nuove colonie dell'Impero in Africa Orientale. Oh!, a
costoro “mal gliene incolse”! Dopo qualche anno scoppiò la
seconda guerra mondiale. Furono fatti prigionieri dagli
inglesi... ritornarono dopo dieci
lunghi anni alle loro case, più poveri di prima di partire. Non si può immaginare oggi, la vita di miseria delle loro famiglie prive di denaro e di introiti.
lunghi anni alle loro case, più poveri di prima di partire. Non si può immaginare oggi, la vita di miseria delle loro famiglie prive di denaro e di introiti.
Riuscì
molto meglio a quella decina di operai specializzati che si erano
recati in Persia, l'attuale Iran.
La
diga del Cucco, nome datogli per le vicinanze della piccola
contradina che la sovrasta, (ora noto Agriturismo) é costruita in
pietra “faccia vista”; così pure quella quasi gemella
costruita qualche chilometro sopra, al Stellaro. Il materiale: sassi
e sabbia, furono ricavati sul luogo. Furono fatte esplodere delle
mine nella roccia, ne fu allestita una cava, dove si lavoravano i
sassi per le facciate. Il piccolo materiale veniva frantumato per
fare sabbia e materiale di riempimento.
Solo
il cemento veniva da lontano. LEGGERE domani il racconto di Nico.
La
diga alla base misura otto metri di larghezza. All'interiore é
costruita a gradini, cioé ogni due metri di altezza si ritira di
due metri. Nel davanti é alta circa dieci metri fino all'invaso,
poi sale in declivio ancora due metri dalle due parti, con degli
scalini. Alla sommità misura circa una ventina di metri di
lunghezza. Senza dimenticare in alto, ben visibile, lo stemma del
“fascio”, scomparso subito dopo la guerra.
La vidi costruire
giorno per giorno. Udii il suono della tromba, prima e dopo le
volate, il fragore delle mine, la polvere ed il fumo che salivano
verso il celo. Il rumore assordante del frantoio che sbriciolava le
pietre. Mai avrei pensato, in quel momento, che qualche ventina
d'anni dopo, ed in più in un paese straniero, sarei stato anch'io
una di quelle formiche che vedevo laggiù nel buco, a tribolare per
sopravvivere.
Non
durarono a lungo i lavori... ritornò la disoccupazione, e la miseria
ancor peggiore di prima. Gli Stati europei, loro sì grandi
colonialisti, poiché possedevano tutta l'Africa e parte del resto del
mondo, fondarono “La Lega delle Nazioni” contro l'Italia,
accusata di espansionismo. Il governo fascista stava infatti
sacrificando vite umane ed il poco denaro che possedeva per
conquistarsi “un posto al sole” in quelle misere terre
dell'Africa Orientale che nessun paese d'Europa voleva. E ci
furono le “sanzioni”...! Non si poteva né importare né
esportare più nulla. E l'Italia dovette vivere in “Autarchia”!
Con quello che si produceva in casa. Ci si può immaginare come si
viveva in una nazione come l'Italia, e a maggior ragione nella
Valle dell'Astico, prive di qualsiasi risorsa e di materie prime!
Si
potrebbe svuotarla assai facilmente! Quella sopra, allo Stellaro,
fra qualche anno, sarà riempita completamente. Qualche milione di
metri cubi di materiale mobile si trova tra questa diga e la Tana
dei Mori, sotto i Soji de Campolongo... pronto per partire...
E se
per caso ritornasse il nubifragio dell'ottobre 1934???
Lino Bonifaci
Signor Lino bentornato. Sa che non ho mai visto la diga del cuco e del stellaro? Solo quella sopra le rive. Anche stavolta mi racconta qualcosa di nuovo. Heidi
RispondiEliminaIl lavoro importantissimo di arginatura ed imbrigliamento delle acque delle varie valli e vallette, che favoriscono l’affluire delle acque all’Astico, furono eseguite nei primi anni ’30, in seguito alle numerose alluvioni devastanti avvenute nel decennio precedente.
RispondiEliminaCome si sa, in un torrente in piena, il contenuto in limo, sabbia, sassi e vegetazione varia, è ben superiore dell’acqua stessa e ne favorisce talvolta la tracimazione.
La pulizia e la manutenzione periodica dei corsi d’acqua è, pertanto, necessaria ed ha lo scopo di tutelare la sicurezza e le proprietà degli inermi cittadini.
L’esecuzione di un opera pubblica, in questi ultimi tre decenni, non viene vista a beneficio della Comunità, ma come modo di arricchimento del singolo uomo politico, a partire dal picciotto locale, per terminare agli uomini d’onore che occupano i più alti scanni del governo di una Regione, o della Repubblica.
Volete che al locale picciotto, o all’uomo d’onore del capoluogo di Regione, interessi far eseguire i necessari lavori di manutenzione, spesso poco costosi alla comunità, di una valletta posta sopra ad un abitato?
Pensate che al locale picciotto, o all’uomo d’onore di Venezia, interessi la sicurezza del comune mortale che ha avuto la dabbenaggine di eleggerlo?
E no, cari miei, al picciotto e all’uomo d’onore interessano le provvigioni, le tangenti, le mazzette, la cui entità è in relazione all’altezza dello scanno occupato. E le cronache giornaliere riportate dai giornali, purtroppo, lo dimostrano.
Ecco, quindi, dove sta la rilevanza strategica di costosissime opere pubbliche, siano esse autostrade, o insediamenti produttivi, anche se dannose per il cittadino.
mi ghe meto rento anca le cave, le discariche e balote varie
EliminaStiani almanco i ga provà a inmuciare i sassi par no far nar via i omeni. Desso i vende i sassi e i farà nar via anca i omeni.
EliminaLe dighe della Valdastico sono molto attraenti il percorso degli argini in sasso costituisce un percorso per passeggiate già bellechepronto e accessibile anche ai non esperti inoltre ci si può sedere tranquillamente per riposare o prendere il sole e gustare la merenda ammirando un panorama stupendo!!!!!!Grazie Lino per averci raccontato la loro storia come al solito hai colmato le mie lacune e risposto ai miei mille interrogativi sulla loro origine. Floriana
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