venerdì 20 maggio 2016

La costruzione delle dighe nella Val dei Mori

I primi sei, sette anni, dopo la prima guerra mondiale del 1915 – 1918, furono ricchi e prosperi per il Paese di San Pietro e in generale per tutta la Valle dell'Astico.
I lavori per la ricostruzione delle strade e delle case dei Paesi distrutti dalle bombe e la rimessa a nuovo dei campi, abbandonati da anni e pieni di buche dei “shrapnel”, permisero a uomini e donne volonterosi di mettersi da parte qualche soldo. 
La decina di osterie di quel tempo erano sempre piene di gente. Da Valente, da Basso e da Belania, il vino “orrida pimpinéla” scorreva a fiumi. Nelle corti da gioco, nel silenzio della notte, si udivano fino al mattino, sbattere le bocce contro “i scòrsi” che ne limitavano l'area, spesso interrotto anche da qualche “giaculatoria”... Nelle osterie della piazza si giocava alle carte: a briscola, a tresette, a scopa. In qualche occasione si ballava pure... suscitando le ire di don Giovanni il nuovo cappellano, originario del paese, mentre il parroco don Antonio era molto più comprensivo.
Dalla Mora si giocava pure a tutti i giochi delle carte, ma ad una certa ora, riscaldati o abbruttiti dalle bevande, dalle esalazioni del fumo a bassa quota, prodotto dalle sigarette di trinciato forte e dai sigari e dalle loro cicche sputate a terra... si cominciava a giocare alla “mora. 
Si iniziava piano piano, quasi in silenzio (era un gioco proibito), ma poi gli animi si scaldavano, le voci diventavano urla, la cifra delle scommesse aumentava, i tavoli vecchi e sconnessi scricchiolavano ed i bicchieri, mezzi vuoti, danzavano sotto i colpi dei pugni dei giocatori.

Non durò a lungo il benessere. Nel 1929 arrivò la bufera: “La grande depressione” detta anche la “grande crisi”.
Fu una grossa crisi economica e finanziaria (come quella che stiamo vivendo) che sconvolse l'economia mondiale e che si protrasse con forti ripercussioni per tutto il decennio successivo. Disoccupazione: dunque miseria e fame ne furono le immediate conseguenze. Gli operai che possedevano qualche "sgrébena" sù sotto i Soji, andavano a consumarsi la vita ed il loro tempo “inutile”, per rubare qualche pezzetto di terreno al bosco, costruendo delle alte “masiére” e recuperare così un metro di terra da seminare. 
 
 

Quando nell'anno 1935 cominciarono i lavori per la costruzione della diga del Cucco, i miei fratelli stavano giustamente innalzando “masiére e roncàre vanéde”, nel Ronco. Era un pezzo di terreno scosceso situato duecento metri sopra l'ultima casa dei Lucca, sulla destra della Valle, ed in cui si sarebbe incuneato il fianco destro della futura diga.



Penso che non fu solo per le alluvioni eccezionali del 1924 ed il nubifragio ancora più devastante dell'ottobre del 1934, che spinsero il Comune di Rotzo, di cui Sanpiero era allora colonnello, la Provincia ed il Magistrato delle acque a voler fare eseguire gli imponenti lavori sui torrenti della destra Astico, dalle Buse alla Val d'Assa, quali le varie dighe ed argini..., ma la grande miseria che regnava in tutta la Valle!!!

Quando l'impiegato dell'impresa Poletto, dalle Basse, si presentò per assumere il personale, si spaventò nel vedere dinnanzi a lui tutta quella massa di operai, disponibili a lavorare a qualsiasi condizione. Assunse la maggior parte di quelli che, privi di qualsiasi professione, accettarono di lavorare dieci e più ore al giorno, nel fango, sotto la pioggia, il vento e la neve l'inverno; e sotto un torrido sole l'estate... per un salario di miseria.
I veri operai, muratori e carpentieri, furono costretti ad emigrare. Una buona decina, arruolati con tessera fascista obbligatoria, si recarono nelle nuove colonie dell'Impero in Africa Orientale. Oh!, a costoro “mal gliene incolse”! Dopo qualche anno scoppiò la seconda guerra mondiale. Furono fatti prigionieri dagli inglesi... ritornarono dopo dieci
lunghi anni alle loro case, più poveri di prima di partire. Non si può immaginare oggi, la vita di miseria delle loro famiglie prive di denaro e di introiti.
Riuscì molto meglio a quella decina di operai specializzati che si erano recati in Persia, l'attuale Iran.
La diga del Cucco, nome datogli per le vicinanze della piccola contradina che la sovrasta, (ora noto Agriturismo) é costruita in pietra “faccia vista”; così pure quella quasi gemella costruita qualche chilometro sopra, al Stellaro. Il materiale: sassi e sabbia, furono ricavati sul luogo. Furono fatte esplodere delle mine nella roccia, ne fu allestita una cava, dove si lavoravano i sassi per le facciate. Il piccolo materiale veniva frantumato per fare sabbia e materiale di riempimento.
Solo il cemento veniva da lontano. LEGGERE domani il racconto di Nico.
La diga alla base misura otto metri di larghezza. All'interiore é costruita a gradini, cioé ogni due metri di altezza si ritira di due metri. Nel davanti é alta circa dieci metri fino all'invaso, poi sale in declivio ancora due metri dalle due parti, con degli scalini. Alla sommità misura circa una ventina di metri di lunghezza. Senza dimenticare in alto, ben visibile, lo stemma del “fascio”, scomparso subito dopo la guerra.
La vidi costruire giorno per giorno. Udii il suono della tromba, prima e dopo le volate, il fragore delle mine, la polvere ed il fumo che salivano verso il celo. Il rumore assordante del frantoio che sbriciolava le pietre. Mai avrei pensato, in quel momento, che qualche ventina d'anni dopo, ed in più in un paese straniero, sarei stato anch'io una di quelle formiche che vedevo laggiù nel buco, a tribolare per sopravvivere.
Non durarono a lungo i lavori... ritornò la disoccupazione, e la miseria ancor peggiore di prima. Gli Stati europei, loro sì grandi colonialisti, poiché possedevano tutta l'Africa e parte del resto del mondo, fondarono “La Lega delle Nazioni” contro l'Italia, accusata di espansionismo. Il governo fascista stava infatti sacrificando vite umane ed il poco denaro che possedeva per conquistarsi “un posto al sole” in quelle misere terre dell'Africa Orientale che nessun paese d'Europa voleva. E ci furono le “sanzioni”...! Non si poteva né importare né esportare più nulla. E l'Italia dovette vivere in “Autarchia”! Con quello che si produceva in casa. Ci si può immaginare come si viveva in una nazione come l'Italia, e a maggior ragione nella Valle dell'Astico, prive di qualsiasi risorsa e di materie prime!
Servono ancora queste due dighe? Quella del Cucco é traboccante.
Si potrebbe svuotarla assai facilmente! Quella sopra, allo Stellaro, fra qualche anno, sarà riempita completamente. Qualche milione di metri cubi di materiale mobile si trova tra questa diga e la Tana dei Mori, sotto i Soji de Campolongo... pronto per partire...
E se per caso ritornasse il nubifragio dell'ottobre 1934???
Lino Bonifaci

5 commenti:

  1. Signor Lino bentornato. Sa che non ho mai visto la diga del cuco e del stellaro? Solo quella sopra le rive. Anche stavolta mi racconta qualcosa di nuovo. Heidi

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  2. Il lavoro importantissimo di arginatura ed imbrigliamento delle acque delle varie valli e vallette, che favoriscono l’affluire delle acque all’Astico, furono eseguite nei primi anni ’30, in seguito alle numerose alluvioni devastanti avvenute nel decennio precedente.
    Come si sa, in un torrente in piena, il contenuto in limo, sabbia, sassi e vegetazione varia, è ben superiore dell’acqua stessa e ne favorisce talvolta la tracimazione.
    La pulizia e la manutenzione periodica dei corsi d’acqua è, pertanto, necessaria ed ha lo scopo di tutelare la sicurezza e le proprietà degli inermi cittadini.
    L’esecuzione di un opera pubblica, in questi ultimi tre decenni, non viene vista a beneficio della Comunità, ma come modo di arricchimento del singolo uomo politico, a partire dal picciotto locale, per terminare agli uomini d’onore che occupano i più alti scanni del governo di una Regione, o della Repubblica.
    Volete che al locale picciotto, o all’uomo d’onore del capoluogo di Regione, interessi far eseguire i necessari lavori di manutenzione, spesso poco costosi alla comunità, di una valletta posta sopra ad un abitato?
    Pensate che al locale picciotto, o all’uomo d’onore di Venezia, interessi la sicurezza del comune mortale che ha avuto la dabbenaggine di eleggerlo?
    E no, cari miei, al picciotto e all’uomo d’onore interessano le provvigioni, le tangenti, le mazzette, la cui entità è in relazione all’altezza dello scanno occupato. E le cronache giornaliere riportate dai giornali, purtroppo, lo dimostrano.
    Ecco, quindi, dove sta la rilevanza strategica di costosissime opere pubbliche, siano esse autostrade, o insediamenti produttivi, anche se dannose per il cittadino.

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    1. mi ghe meto rento anca le cave, le discariche e balote varie

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    2. Stiani almanco i ga provà a inmuciare i sassi par no far nar via i omeni. Desso i vende i sassi e i farà nar via anca i omeni.

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  3. Le dighe della Valdastico sono molto attraenti il percorso degli argini in sasso costituisce un percorso per passeggiate già bellechepronto e accessibile anche ai non esperti inoltre ci si può sedere tranquillamente per riposare o prendere il sole e gustare la merenda ammirando un panorama stupendo!!!!!!Grazie Lino per averci raccontato la loro storia come al solito hai colmato le mie lacune e risposto ai miei mille interrogativi sulla loro origine. Floriana

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