il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio è apparso il 25 maggio 2016
in Tv dal Senato della Republica per rispondere a varie interpellanze.
Ecco
un estratto di cosa ha risposto alla domanda
postagli dal senatore Capelletti in merito al rinnovo della concessione
all'autostrada Brescia-Padova e di conseguenza la Valdastico A41:
.........Il
Governo è pronto ad ascoltare e recepire le vostre sollecitazioni, che
sempre hanno permesso di arricchire la discussione. Per quanto riguarda
il tema dei project financing, il senatore Cappelletti mi richiama al
tema della Brescia-Padova. Tale questione è semplicissima, senatore. La
Brescia-Padova ha ottenuto un prolungamento di concessione dalla Unione
europea fino al 2026. Quindi, la sua concessione non è stata prorogata,
bensì è in essere fino al 2026. L'Unione europea, concedendo tale
prolungamento, ha contestualmente detto che la concessione poteva essere
revocata nel caso non si trovasse una soluzione alla costruzione della
Valdastico. La costruzione della Valdastico, cioè del corridoio che
collega la provincia di Trento al Veneto, è un progetto per il quale il
mio predecessore aveva chiesto due anni di tempo (2013-2015) all'Unione
europea, per predisporre l'intesa con la Regione e la Provincia di
Trento. Non essendo stato concesso questo tempo, ho chiesto di poter
continuare la discussione e abbiamo così ottenuto il via libera
sostanziale a costruire un corridoio che - come tutte le opere che ho
intenzione di promuovere - per il quale non vi è overdesign. È inutile
realizzare autostrade a pedaggio con sei corsie, tre per senso di
marcia, per l'overdesign, dietro il quale si celano interessi non propri
del Paese. Abbiamo avanzato una proposta di corridoio, il quale verrà
analizzato nel suo tracciato e nelle sue caratteristiche seguendo una
impostazione di sobrietà di costi e di immediata realizzabilità. Non c'è
stata quindi alcuna proroga e non abbiamo intenzione di concederne
attraverso procedure strane come il project financing ad ATIVA o alla
Torino-Piacenza. Sono già partite le procedure che istruiscono dette
pratiche. Come il senatore Malan giustamente sottolinea, difendo il
fatto che le gare siano la regola. Così è scritto nel codice e noi lo
dobbiamo seguire. Diverso è stato il tema della concessione in house,
che è una facoltà che l'Unione europea concede e che noi abbiamo
utilizzato anche per sanare e rendere regolari alcune situazioni
completamente confuse. E, quindi, abbiamo chiesto l'autorizzazione
all'Unione europea, visto che di fatto di quelle autostrade - come lei
sa meglio di me - in ogni caso la stragrande maggioranza degli azionisti
è pubblica. Non erano quindi autostrade gestite da privati, ma a
gestione pubblica, dove però vi è una situazione che non sto a
ricostruire in questa sede per problemi di tempo. La concessione in
house è legittima, ma la scelta delle gare è la regola e noi continuiamo
in questa direzione. Allo stesso modo, non è escluso dal codice il tema
del ricorso al project financing invece della concessione, ma
certamente non è possibile - e il Ministero lo afferma con molta
chiarezza - per evitare la gara, chiedere una proroga della concessione
esistente, perché per noi non sarebbe corretto. Le concessioni stanno
scadendo e, quindi, dobbiamo procedere rapidamente...
(segnalata da Marco Pettinà)
PER CHI VUOL LEGGERE
QUESTO SOTTO E' IL TESTO INTEGRALE
QUESTO SOTTO E' IL TESTO INTEGRALE
SENATO
DELLA REPUBBLICA – Question Time del 26 maggio 2016
Il
ministro Graziano Delrio, risponde su:
- “attuazione del nuovo codice degli appalti”
- “problematiche sistema portuale e trasporto marittimo”.
“Attuazione
del nuovo codice degli appalti”
1) Signora
Presidente, desidero innanzitutto ringraziare gli onorevoli
interroganti. Come sapete, abbiamo lavorato insieme sul codice degli
appalti e abbiamo ritenuto, insieme, che esso costituisse una grande
occasione per il Paese e una delle riforme più importanti che
abbiamo prodotto, per cui ringrazio molto il Senato e la Camera dei
deputati per il loro preziosissimo lavoro. Credo infatti che abbiamo
davvero prodotto una rivoluzione in un settore che vale il 15 per
cento del PIL italiano. Ovunque io vada e penso ovunque andiate anche
voi - come sapete benissimo - vi sono opere attese da trenta,
quaranta o cinquanta anni. Mancava, a tutt'oggi, una regolazione
delle concessioni e non c'era quindi alcun recepimento. Si tratta di
un codice che aveva avuto un primo regolamento di attuazione quattro
anni dopo la sua entrata in vigore: questo è il punto. Il
regolamento di attuazione era uno solo, ma è stato emanato quattro
anni dopo. Quindi, ritengo che abbiamo davvero fatto un grande lavoro
di snellimento, di riduzione, di semplificazione e abbiamo recepito
in 220 articoli gli oltre 600 articoli che erano in precedenza in
vigore, qui si aggiungono tre direttive europee. In Inghilterra hanno
usato 100 articoli per recepire le sole tre direttive europee.
Abbiamo, pertanto, compiuto uno sforzo di semplificazione mai visto
fino ad ora e scelto coscientemente di emanare atti attuativi in
termini di soft law, come le linee guida dell'Autorità nazionale
anticorruzione (ANAC), i decreti del Ministero e gli atti che vanno a
chiarire, prima di tutto, i tempi. È vero che c'è una mole di
decreti da chiarificare, ma sette linee guida dell'ANAC sono già
state pubblicate, per la consultazione, sul sito Internet e altre tre
arriveranno prestissimo. Viene svolto un lavoro costante insieme al
presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione. Dieci linea guida
sono già pronte e noi rispetteremo senz'altro, per quanto riguarda
le scadenze dei novanta giorni, tutte le nostre applicazioni: ciò
vuole dire che, entro la fine dell'estate, saranno emanati i nostri
decreti e, quindi, il corpus di recepimento e di attuazione più
importante è in fase di avanzata predisposizione. Non ci sono vuoti,
perché ogni articolo, laddove necessiti di un provvedimento
attuativo, rimanda esplicitamente al fatto che, fino a quando non ci
sarà il decreto, rimarranno in vigore le norme. Ciò è scritto alla
fine di ogni articolo, proprio per evitare buchi normativi. Come
sapete, il codice declina la pianificazione, la programmazione, la
progettazione e la selezione delle opere e, quindi, la loro
revisione; archivia la legge obiettivo; si basa sui principi della
qualità e della qualificazione delle stazioni appaltanti, della
qualificazione degli operatori, della qualificazione dei commissari e
soprattutto della centralità del progetto. E faccio questa premessa
perché, in alcune domande dei senatori interroganti, è stato posto
il tema del massimo ribasso. Il codice fa una scelta precisa e dice
che quella più corretta è la procedura negoziata dell'offerta
economicamente più vantaggiosa e lascia una facoltà, sotto il
milione di euro: si tratta dunque di una facoltà e non di un
obbligo. Al senatore Esposito, che ha chiesto che intenzioni abbia a
proposito del massimo ribasso, rispondo che, al riguardo, ho
intenzione di stimolare gli enti locali, le Regioni e i Comuni, che
pure nelle loro osservazioni hanno chiesto di mantenere questa soglia
e anzi di innalzarla, e di ragionare con loro - spero di poter
sottoscrivere presto dei protocolli di intesa - per ridurre al minimo
l'uso del massimo ribasso, anche sotto il milione di euro. In prima
applicazione abbiamo lasciato la soglia inizialmente scelta, ma
contiamo progressivamente di convincere tutte le amministrazioni,
attraverso un lavoro amministrativo, che è possibile aggiudicare la
gran parte dei bandi di gara con l'offerta economicamente più
vantaggiosa. Ciò è possibile e io l'ho fatto da sindaco già anni
fa: aggiudicavamo l'80 per cento delle gare attraverso questa
procedura. È vero - come ha detto il senatore Bruni - che
rappresentano l'80 per cento del volume delle gare, ma rappresentano
anche il 30 per cento dell'importo delle gare stesse. Bisogna
dunque fare attenzione, perché c'è anche un tema legato
all'importo. In linea di massima, questa è una scelta irreversibile
e progressiva. D'altra parte, vorrei sottolineare di nuovo che il
massimo ribasso è molto meno pericoloso nel momento in cui va a gara
un progetto esecutivo. È evidente che con il progetto esecutivo la
puntualità delle previsioni e la forbice per potere fare previsioni
errate sono minime. Invece, è chiaro che, se si fa a una gara al
massimo ribasso con progetti non completi, si possono osservare
fenomeni di macroscopica alterazione della gara, come è successo con
ribassi che rasentano il 50 per cento. Per quanto riguarda le
commissioni di gara, ho una precisazione da fare. Noi abbiamo scritto
che, sotto la soglia, le stazioni appaltanti possono scegliere dei
componenti. L'ANAC preciserà presto che ciò non significa che
scelgono tutta la Commissione. E questo era lo spirito - a mio avviso
- che interpretava correttamente le vostre sollecitazioni, anche
durante la discussione svolta. Vengo al tema delle certezze che ci
diamo reciprocamente. Non vi nascondo che il codice appalti
attualmente non è perfetto, per la complessità e l'importanza
dell'argomento e per la grande quantità di temi che si è dovuta
condensare. Lo ritengo, però, un ottimo lavoro e abbiamo anche
recepito in tempo la direttiva europea, perché vale, ai fini della
scadenza, il momento in cui viene firmata dal Presidente della
Repubblica, e non il momento in cui viene pubblicata. Ritengo un
vantaggio che il Governo italiano rispetti le scadenze e un fattore
di serietà. Abbiamo fatto in tempo. Quanto alle certezze e ai
problemi, il senatore Crosio ci richiamava a mantenere aperto un
dialogo e a tener presente il lavoro che voi farete. Certamente noi
lo seguiamo con grande interesse, come abbiamo fatto anche in
precedenza. È evidente che poi il Governo ha assunto le sue
legittime decisioni al suo interno, che forse a volte non sono state
pienamente in linea con gli ultimi suggerimenti dati. C'è però un
lavoro di monitoraggio e correzione progressivo al testo, perché
contiene errori. Senz'altro non è un lavoro perfetto e siamo qui a
dire che dobbiamo migliorarlo insieme, perché il codice dei
contratti appartiene non al Governo ma al Paese. Più adeguato è, e
meglio sarà. Quindi, il vostro lavoro sarà seguito assolutamente.
Il Governo è pronto ad ascoltare e recepire le vostre
sollecitazioni, che sempre hanno permesso di arricchire la
discussione. Per quanto riguarda il tema dei project financing, il
senatore Cappelletti mi richiama al tema della Brescia-Padova. Tale
questione è semplicissima, senatore. La Brescia-Padova ha ottenuto
un prolungamento di concessione dalla Unione europea fino al 2026.
Quindi, la sua concessione non è stata prorogata, bensì è in
essere fino al 2026. L'Unione europea, concedendo tale prolungamento,
ha contestualmente detto che la concessione poteva essere revocata
nel caso non si trovasse una soluzione alla costruzione della
Valdastico. La costruzione della Valdastico, cioè del corridoio che
collega la provincia di Trento al Veneto, è un progetto per il quale
il mio predecessore aveva chiesto due anni di tempo (2013-2015)
all'Unione europea, per predisporre l'intesa con la Regione e la
Provincia di Trento. Non essendo stato concesso questo tempo, ho
chiesto di poter continuare la discussione e abbiamo così ottenuto
il via libera sostanziale a costruire un corridoio che - come tutte
le opere che ho intenzione di promuovere - per il quale non vi è
overdesign. È inutile realizzare autostrade a pedaggio con sei
corsie, tre per senso di marcia, per l'overdesign, dietro il quale si
celano interessi non propri del Paese. Abbiamo avanzato una proposta
di corridoio, il quale verrà analizzato nel suo tracciato e nelle
sue caratteristiche seguendo una impostazione di sobrietà di costi e
di immediata realizzabilità. Non c'è stata quindi alcuna proroga e
non abbiamo intenzione di concederne attraverso procedure strane come
il project financing ad ATIVA o alla Torino-Piacenza. Sono già
partite le procedure che istruiscono dette pratiche. Come il senatore
Malan giustamente sottolinea, difendo il fatto che le gare siano la
regola. Così è scritto nel codice e noi lo dobbiamo seguire.
Diverso è stato il tema della concessione in house, che è una
facoltà che l'Unione europea concede e che noi abbiamo utilizzato
anche per sanare e rendere regolari alcune situazioni completamente
confuse. E, quindi, abbiamo chiesto l'autorizzazione all'Unione
europea, visto che di fatto di quelle autostrade - come lei sa meglio
di me - in ogni caso la stragrande maggioranza degli azionisti è
pubblica. Non erano quindi autostrade gestite da privati, ma a
gestione pubblica, dove però vi è una situazione che non sto a
ricostruire in questa sede per problemi di tempo. La concessione in
house è legittima, ma la scelta delle gare è la regola e noi
continuiamo in questa direzione. Allo stesso modo, non è escluso dal
codice il tema del ricorso al project financing invece della
concessione, ma certamente non è possibile - e il Ministero lo
afferma con molta chiarezza - per evitare la gara, chiedere una
proroga della concessione esistente, perché per noi non sarebbe
corretto. Le concessioni stanno scadendo e, quindi, dobbiamo
procedere rapidamente. Il senatore Cervellini ha sottolineato lo
stato disastroso dei lavori pubblici italiani e io concordo con lui.
Credo che il codice dei contratti ci consenta di compiere un notevole
passo in avanti. Sappiamo che questo è un cambio di orizzonte
completo. Non si può mettere a gara un progetto preliminare per
un'autostrada senza fare le valutazioni geologiche e sismiche: è
qualcosa che grida vendetta, perché ovviamente la presunzione dei
costi sarà totalmente errata, visto che probabilmente le prospettive
dal punto di vista dell'intervento dello Stato si moltiplicheranno
per anni e non avremo certezza dei tempi di realizzazione né dei
costi. Ed è questo esattamente il motivo per cui il Parlamento e il
Governo hanno sentito il bisogno di promuovere una riforma del
settore, per evitare gli errori commessi in passato e archiviare la
legge obiettivo che - come ha dimostrato il rapporto presentato
recentemente alla Camera - non ha prodotto i risultati attesi. Noi
siamo soddisfatti del fatto che in questo biennio il Governo sia
riuscito ad aumentare, con una puntuale azione amministrativa su
scuole e ferrovie, i bandi pubblici del 46 per cento: se ricordo
bene, siamo riusciti ad aumentarne l'importo complessivo per 18
miliardi. Siamo quindi concentrati sull'attuazione delle opere. Ma,
affinché ciò avvenga, bisogna che le opere siano impostate
correttamente. Peraltro, come sapete, abbiamo messo a disposizione di
tutti, sulla pagina denominata Opencantieri del sito Internet del
Ministero, l'esatto stato di attuazione di ogni opera, e stiamo
aggiornando anche quelli relativi ai porti e agli aeroporti, dei
quali potete verificare in trasparenza la realizzazione. Allo stesso
modo, ritengo che il codice abbia dato un grande contributo
introducendo il dibattito pubblico.
“Problematiche
sistema portuale e trasporto marittimo”
2) Signora
Presidente, ringrazio per l'occasione che mi date per fare nuovamente
il punto sul sistema della portualità che - come ricordiamo - è
anche economico: gli 8.000 chilometri di coste italiane sono un
sistema economico a tutti gli effetti. Dai nostri porti entra il 70
per cento delle merci che importiamo ed esce poco più del 50. È,
quindi, un sistema molto rilevante. Abbiamo, però, inefficienze
logistiche, come hanno ricordato sia il senatore Gibiino che il
senatore Bruni; abbiamo un notevole problema di intermodalità e poi
di corridoi, come ricordava il senatore Crosio. Dobbiamo perciò
avere un approccio olistico al problema della portualità,
considerandola un sistema economico, un sistema territoriale, un
sistema di grandi potenzialità di crescita, perché oggettivamente
le trasformazioni in atto, come il raddoppio del canale di Suez,
danno certamente grandi opportunità, che tuttavia vanno colte. Noi
perdiamo ancora oltre un milione di container che vanno a Rotterdam
per poi tornare di sotto, il che significa che perdiamo risorse (in
termini di tasse che non vengono pagate) nonché occasioni di
sviluppo. Sono convinto che il sistema mare sia una delle frontiere
su cui l'Italia possa fare di più e, per questo, ci siamo dedicati
da subito alla predisposizione di un piano strategico della
portualità e della logistica insieme. Le inefficienze logistiche ci
costano 40-50 miliardi, a seconda degli studi, ma il fatto di
non coordinare, di non avere l'ultimo miglio ferroviario, di non
coordinare i corridoi, di non renderli operativi, ci rende ovviamente
un sistema debole. Insieme a questo, ci rende deboli l'inefficienza
amministrativa o l'eccesso di frazionamento
burocratico-amministrativo. In realtà, va detto che non è vero che
nei porti manchino le risorse, perché essi possono fare affidamento
su risorse anche private. È mancata, però, una regia centrale degli
investimenti per impedire duplicazioni, perché non possiamo - lo
dice spesso il senatore Filippi, e uso una sua frase - scimmiottare
Rotterdam. Dobbiamo essere un sistema italiano diffuso, ma un unico
sistema, certamente. Non abbiamo il grande porto su cui concentrarci,
ma come sistema dobbiamo viverci e operare. Per questo abbiamo
rafforzato nella riforma il ruolo di coordinamento centrale. Penso al
porto di Taranto, una vicenda che ho seguito da vicino quando ero
Sottosegretario e che ho continuato a seguire da Ministro. La crisi
del porto di Taranto è dovuta al ritardo nell'esecuzione degli
investimenti già autorizzati e finanziati; ritardi di dieci, dodici
anni, in cui il terminalista poi scappa via. A tal proposito, vi do
una buona notizia che è arrivata proprio ieri dal porto di Taranto:
abbiamo ricominciato ad avere un aumento dei traffici dell'ordine del
30 per cento, anche per l'offerta turistica. Vogliamo che il porto di
Taranto pensi alla sua vocazione in termini non solo di container di
grandi materiali, ma anche di approdo turistico, perché è un porto
di grande potenzialità. Quindi, dobbiamo anche coordinare le
funzioni e fare in modo che i porti siano multi funzioni e non mono
funzioni, altrimenti rischiano molto in un mercato globale dove
alcuni operatori determinano da soli lo spostamento di ingenti
quantità di materiali. La riforma era necessaria, quindi, per il
motivo che ha menzionato prima la senatrice Orrù, e cioè per la
rilevante perdita di competitività dei porti. Abbiamo coordinato gli
investimenti di RFI. Nei due contratti di programma 2015-2016, dove
mettiamo a disposizione ulteriori 17 miliardi per lo sviluppo della
rete ferroviaria, vi sono investimenti per quasi un miliardo per
l'upgrading dei corridoi merci, appunto. Abbiamo ormai un 80 per
cento dei traffici merci su ferro per quanto riguarda - per esempio -
porti come Trieste. Non ci sono, quindi, più camion che girano
perché dobbiamo avere l'obiettivo - come attraverso le autostrade
del mare che abbiamo rifinanziato con mare bonus - attraverso il
ferro bonus, l'altra misura di incentivo, di trasportare sempre più
le merci dalla gomma al ferro. Spostare almeno il 30-40 per cento
delle merci dalla gomma al ferro è un obiettivo strategico del
Paese: vuole dire meno congestione, meno necessità di strade; vuol
dire seguire la linea dei nostri amici e vicini, come gli svizzeri,
per i quali il sistema dei tunnel rappresenta nelle nostre
interlocuzioni un eccezionale sistema integrato con il porto di
Genova. E di questo abbiamo discusso con la Ministra fin dal momento
del mio insediamento. Abbiamo presentato proprio a Genova l'idea di
vivere il suo porto, insieme a quello di Savona, come l'ingresso
delle merci per tutta l'area logistica del Nord-Ovest. Abbiamo
realizzato un comitato di coordinamento con le tre Regioni
(Liguria, Piemonte e Lombardia) per consentire che quella del
Nord-Ovest fosse un'unica area logistica, e lo stesso abbiamo fatto
per la Puglia. Abbiamo, infatti, scritto nell'accordo di partenariato
e nel programma operativo nazionale che l'area logistica della Puglia
è un sistema d'investimento integrato e i fondi europei serviranno a
sviluppare detti sistemi. Certamente, quindi, vi è l'intermodalità
che avete citato. Per quanto riguarda le infrastrutture di ultimo
miglio, l'R6 ha un programma di infrastrutturazione di ultimo miglio;
penso ai lavori che stiamo facendo a Livorno, molto importanti, ma
anche in altri porti, come Taranto. Queste infrastrutturazioni
dell'ultimo miglio sono il segno che pensiamo in termini integrati
tra i vari sistemi: i porti non possono programmare i loro
investimenti da soli, vivendo una vita autonoma, ma devono
coordinarsi con agli altri sistemi, come gli interporti, le ferrovie
e le grandi vie di comunicazione. La riforma, quindi, è molto
importante e abbiamo fatto già passi avanti notevoli, come la
semplificazione nei dragaggi. Inoltre, con l'ultimo decreto che state
esaminando andiamo verso lo sportello amministrativo unico per i
controlli, che unirà oltre 113 provvedimenti amministrativi e 23
autorità responsabili a vario titolo sotto un unico coordinamento:
semplificazione, quindi. Abbiamo promosso il preclearing, ossia lo
sdoganamento in mare: più di 3.500 navi oggi vengono sdoganate
direttamente in mare e ciò è stato molto apprezzato dagli operatori
internazionali. Abbiamo 15 porti che ora fanno il preclearing, lo
sdoganamento in mare. Abbiamo aumentato i fast corridor, ossia i
corridoi in cui le merci viaggiano veloci a destinazione; penso, ad
esempio, ai corridoi che abbiamo costruito, ferroviari e
autostradali, dai porti per arrivare all'Ikea di Piacenza e al
deposito del Nord. Credo che il Paese sia in movimento, con i
provvedimenti sui dragaggi, fatti insieme al Ministero dell'ambiente,
con la semplificazione amministrativa e la digitalizzazione in capo
alle dogane, che hanno fatto uno straordinario lavoro, e con la
semplificazione della governance, con cui dai comitati portuali
passiamo ai comitati di gestione. La senatrice Orrù pone un problema
molto serio: non dobbiamo dimenticarci dei Comuni capoluogo. Noi
certamente cercheremo di studiare un meccanismo per poterli
coinvolgere, anche se non direttamente nel comitato di gestione, che
vogliamo snello, comunque in un organismo di consultazione più
ristretto. È giusto, infatti, che, nel momento in cui ci sono
investimenti in porti che aderiscono all'autorità portuale, questi
enti vengano consultati preventivamente e vi sia un meccanismo di
regolazione. Ma non abbandoniamo l'idea dei comitati di gestione
snelli. Gli attuali comitati portuali hanno svolto una funzione
importante e non deve essere dimenticato che la legge n. 84 del 1994
è stata ottima e ha prodotto ottimi risultati. Non bisogna
dimenticare da dove si parte, altrimenti ora sarebbe stato necessario
un tagliando molto sostanzioso. Ci adeguiamo, così, alla governance
dei principali porti europei e - come ricordava il senatore Rossi -
adottiamo anche, finalmente, un regolamento delle concessioni, che
mancava da oltre dieci anni e che era necessario. Lo abbiamo
predisposto, lo abbiamo mandato per le osservazioni ed è in fase di
recepimento definitivo. Certamente, ci sono osservazioni su ciò che
è stato fatto, che riguardano più dei chiarimenti che degli
obblighi, che mirano a chiarire i criteri. Le concessioni, infatti,
devono essere affidate con criteri trasparenti e con pubblicità
adeguate. È questo il punto vero per creare legalità. Non è
pensabile, infatti, che una concessione venga data gratuitamente o
un'altra venga data per sessant'anni, senza criteri oggettivi. È una
questione che davvero abbiamo posto come uno degli elementi iniziali
e più importanti, tant'è vero che siamo finalmente alla conclusione
del dibattito sul regolamento delle concessioni e possiamo dedicarci
a un sistema regolamentato dal centro in maniera adeguata. Ancora una
volta, poiché ci diamo l'ambizione di avere comitati di gestione
linea con le principali autorità portuali d'Europa, i criteri sono
quelli di avere persone competenti, capaci, e che abbiano competenze
manageriali. Non è necessario che abbiano vissuto nel porto, ma è
importante che abbiano competenze manageriali, perché il porto è
anche una grande impresa. Ed è evidente che per noi le procedure di
concertazione - si cerca ovviamente l'intesa con le Regioni su detta
questione - mirano semplicemente ed esclusivamente a trovare le
persone che abbiano le caratteristiche giuste per fare di un porto
un'opportunità di crescita, di sviluppo e di attrazione degli
investimenti. Il problema, infatti, è costituito certamente dagli
investimenti pubblici, ma anche dall'attrazione di investimenti
privati. Abbiamo visto che grandi aziende e grandi porti attraggono
grandi investimenti privati e penso agli investimenti che si stanno
facendo a Genova e a Trieste. Questo deve essere l'obiettivo dei
porti italiani, con un sistema che complessivamente aderisce allo
spirito del piano strategico e dei decreti attuativi che abbiamo
messo in campo; un sistema che credo sia pronto. Speriamo di poter
sviluppare questa economia del mare, così necessaria per promuovere
l'occupazione e la crescita nel nostro Paese.
A no go mia leto la domanda parché sonò me nava parsora el cafelate, ma la risposta la me par na tolta de berta. No so mia sel ministro ga capio quel chel dixea, ma mi no, saìo.
RispondiEliminaVulìo ca ve diga? impossibile che la vegna fata!
RispondiEliminaObbligo de fare l'analisi sismica e geologica?! impossibile fare la galeria, impossibile, ed inoltre
el dize, sto ministro:
"Abbiamo avanzato una proposta di corridoio, il quale verrà analizzato nel suo tracciato e nelle sue caratteristiche seguendo una impostazione di sobrietà di costi e di immediata realizzabilità"
Se noi vole magnarse quel chei gà dito, impossibile fare el coridoio servendose dela vale del'Astego!
qualcuno ha veramente capito cosa intendono con quelle mezze parole che dicono tutto e niente.
RispondiEliminaVol dire impossibile farla! mezze parole par dirla s-cieta!
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