Fra pochi giorni il nostro Altipiano, un lembo d’Italia fra i più sacri
dell’intera penisola, avrà l’onore di riceverLa in visita. Noi
L’aspettiamo con gioia, gratitudine e profondo rispetto, fieri di
ospitare la figura più alta e rappresentativa dell’intera Nazione. Come
ben noto, proprio il 15 maggio di cento anni fa, le nostre montagne
assistevano sgomente allo scatenarsi di
un inferno di ferro e fuoco dovuto all’inizio dell’offensiva
austroungarica. In conseguenza di ciò si ebbe lo sfondamento delle linee
di difesa italiane, con l’occupazione di Asiago e di parte
dell’Altipiano. L’attacco austriaco provocò pesantissime perdite fra le
fila dei soldati, soprattutto da parte italiana, e costrinse la
popolazione civile al forzato abbandono della propria terra: iniziava
così il profugato, il periodo più triste e doloroso di tutta la
millenaria storia dell’Altipiano. Sulle vicende militari di quegli anni
si è detto e scritto molto, con dettagliate e approfondite analisi; sul
drammatico esodo dei profughi, invece, si è preferito fin da subito
stendere veli di oblio, quasi a voler rimuovere quei fatti che
risultavano scomodi per la storiografia ufficiale. Quanto sofferto dalla
nostra gente, però, non rappresenta solo un tragico episodio da
inserire nel più ampio contesto bellico del momento - paragonabile ad
una battaglia persa, che in una guerra ci può anche stare - ma
testimonia un cinico e insopportabile supplemento di dolore inflitto
alla nostra popolazione, già provata da ogni tipo di privazioni e
sofferenze. Già sarebbe stato grave e doloroso il solo abbandonare in
fretta le case e gli altri edifici - e quanto in essi contenuto,
compresi affetti e ricordi carissimi - per scendere in pianura, sotto
l’incalzare delle bombe; ma scoprire che nei paesi dove avrebbero dovuto
accoglierti come un fratello venivi invece trattato con sospetto, se
non con aperto disprezzo, dev’essere stata un’amarissima constatazione.
Una campagna denigratoria si era scatenata contro i profughi della
montagna vicentina, ai quali venivano imputate colpe che non avevano né
potevano avere, come quella di essere la causa dei recenti rovesci
militari. Ai vertici dell’esercito probabilmente non pareva vero di
trovare un capro espiatorio che servisse a coprire le proprie indubbie
ed evidenti lacune in campo strategico - militare e così, con la
complicità della stampa, si diede fondo ad ogni falsa e infamante accusa
contro i profughi, definiti traditori e austriacanti. Il Popolo
d’Italia arrivò addirittura all’infame invito a “sputare in faccia ai
profughi”. Non parlano forse, questi montanari dei Sette Comuni, un
linguaggio del tutto simile a quello del nemico? E per una persona
onesta può esistere un’offesa più umiliante e degradante dell’accusa di
essere un traditore? Per questo crimine, Signor Presidente, compiuto
oltretutto ai danni di donne, vecchi e bambini, dato che gli uomini
validi erano tutti al fronte - a combattere per l’Italia! - nessun
rappresentante dell’esercito o delle istituzioni, in tanti anni, ha mai
ammesso una qualche colpa o manifestato un minimo pentimento. Di
profughi viventi oramai non ce ne sono più, forse l’ultimo era proprio
quel Cristiano Dal Pozzo di Rotzo, classe 1913, che abbiamo accompagnato
al camposanto poche settimane fa e che all’età di due anni e mezzo
dovette fuggire dalla guerra in braccio ai genitori. Ma noi tutti, in
Altipiano, siamo figli o nipoti di profughi e il profugato rappresenta
l’episodio storico che più ha segnato la memoria del nostro popolo. Noi
crediamo che a cento anni di distanza da quei fatti sia giusto e
doveroso porre rimedio a questa grave mancanza e per questo, quando
verremo ad ascoltarla, il prossimo 24 maggio, ci piacerebbe sentire una
semplice ma chiara parola di scusa per quanto hanno dovuto subire i
nostri avi che, con lo strazio nel cuore, hanno lasciato la loro terra
per trovare rifugio in altre zone d’Italia: trovando spesso offese,
derisioni, insulti. Sarebbe un bel riconoscimento, dal valore simbolico,
certamente, ma ugualmente importante: un omaggio alla Storia e alla
Verità. Noi ci contiamo.
(fonte biblioteca civica di Rotzo)
Bel'articolo, ciò, vero e scrito ben. Finalmentemente qualcheduni che sposta le coltrine su quel periodo infame. Figureve benediti sel Matta el se tol la briga de dir qualcossa, i ghe garà già parà su el disco con le frasi de circostansa.
RispondiEliminama il 24 maggio Mattarella sarà ad Asiago?
RispondiEliminaCon tutto il rispetto per le autorità, ma in un periodo di vacche magre, specialmente per i comuni, mi chiedo quanto costa alla collettività queste manifestazioni ?
RispondiEliminaDimenticare costerà molto di più, credimi
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