mercoledì 18 maggio 2016

EGREGIO PRESIDENTE MATTARELLA,

Fra pochi giorni il nostro Altipiano, un lembo d’Italia fra i più sacri dell’intera penisola, avrà l’onore di riceverLa in visita. Noi L’aspettiamo con gioia, gratitudine e profondo rispetto, fieri di ospitare la figura più alta e rappresentativa dell’intera Nazione. Come ben noto, proprio il 15 maggio di cento anni fa, le nostre montagne assistevano sgomente allo scatenarsi di un inferno di ferro e fuoco dovuto all’inizio dell’offensiva austroungarica. In conseguenza di ciò si ebbe lo sfondamento delle linee di difesa italiane, con l’occupazione di Asiago e di parte dell’Altipiano. L’attacco austriaco provocò pesantissime perdite fra le fila dei soldati, soprattutto da parte italiana, e costrinse la popolazione civile al forzato abbandono della propria terra: iniziava così il profugato, il periodo più triste e doloroso di tutta la millenaria storia dell’Altipiano. Sulle vicende militari di quegli anni si è detto e scritto molto, con dettagliate e approfondite analisi; sul drammatico esodo dei profughi, invece, si è preferito fin da subito stendere veli di oblio, quasi a voler rimuovere quei fatti che risultavano scomodi per la storiografia ufficiale. Quanto sofferto dalla nostra gente, però, non rappresenta solo un tragico episodio da inserire nel più ampio contesto bellico del momento - paragonabile ad una battaglia persa, che in una guerra ci può anche stare - ma testimonia un cinico e insopportabile supplemento di dolore inflitto alla nostra popolazione, già provata da ogni tipo di privazioni e sofferenze. Già sarebbe stato grave e doloroso il solo abbandonare in fretta le case e gli altri edifici - e quanto in essi contenuto, compresi affetti e ricordi carissimi - per scendere in pianura, sotto l’incalzare delle bombe; ma scoprire che nei paesi dove avrebbero dovuto accoglierti come un fratello venivi invece trattato con sospetto, se non con aperto disprezzo, dev’essere stata un’amarissima constatazione. Una campagna denigratoria si era scatenata contro i profughi della montagna vicentina, ai quali venivano imputate colpe che non avevano né potevano avere, come quella di essere la causa dei recenti rovesci militari. Ai vertici dell’esercito probabilmente non pareva vero di trovare un capro espiatorio che servisse a coprire le proprie indubbie ed evidenti lacune in campo strategico - militare e così, con la complicità della stampa, si diede fondo ad ogni falsa e infamante accusa contro i profughi, definiti traditori e austriacanti. Il Popolo d’Italia arrivò addirittura all’infame invito a “sputare in faccia ai profughi”. Non parlano forse, questi montanari dei Sette Comuni, un linguaggio del tutto simile a quello del nemico? E per una persona onesta può esistere un’offesa più umiliante e degradante dell’accusa di essere un traditore? Per questo crimine, Signor Presidente, compiuto oltretutto ai danni di donne, vecchi e bambini, dato che gli uomini validi erano tutti al fronte - a combattere per l’Italia! - nessun rappresentante dell’esercito o delle istituzioni, in tanti anni, ha mai ammesso una qualche colpa o manifestato un minimo pentimento. Di profughi viventi oramai non ce ne sono più, forse l’ultimo era proprio quel Cristiano Dal Pozzo di Rotzo, classe 1913, che abbiamo accompagnato al camposanto poche settimane fa e che all’età di due anni e mezzo dovette fuggire dalla guerra in braccio ai genitori. Ma noi tutti, in Altipiano, siamo figli o nipoti di profughi e il profugato rappresenta l’episodio storico che più ha segnato la memoria del nostro popolo. Noi crediamo che a cento anni di distanza da quei fatti sia giusto e doveroso porre rimedio a questa grave mancanza e per questo, quando verremo ad ascoltarla, il prossimo 24 maggio, ci piacerebbe sentire una semplice ma chiara parola di scusa per quanto hanno dovuto subire i nostri avi che, con lo strazio nel cuore, hanno lasciato la loro terra per trovare rifugio in altre zone d’Italia: trovando spesso offese, derisioni, insulti. Sarebbe un bel riconoscimento, dal valore simbolico, certamente, ma ugualmente importante: un omaggio alla Storia e alla Verità. Noi ci contiamo.
(fonte biblioteca civica di Rotzo)

4 commenti:

  1. Bel'articolo, ciò, vero e scrito ben. Finalmentemente qualcheduni che sposta le coltrine su quel periodo infame. Figureve benediti sel Matta el se tol la briga de dir qualcossa, i ghe garà già parà su el disco con le frasi de circostansa.

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  2. ma il 24 maggio Mattarella sarà ad Asiago?

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  3. Con tutto il rispetto per le autorità, ma in un periodo di vacche magre, specialmente per i comuni, mi chiedo quanto costa alla collettività queste manifestazioni ?

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    1. Dimenticare costerà molto di più, credimi

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