Non scriverò commenti di queste immagini né tanto meno
scriverò della rievocazione storica dell’inizio del profugato che si è
svolta ad Asiago il 15 maggio, a cento anni esatti da questa triste pagina, ma riporterò parte degli scritti tratti dal libro “Un anno sull’Altopiano” di Emilio Lussu:…
La
strada ora si faceva ingombra di profughi. Sull’Altopiano di Asiago non
era rimasta anima viva. La popolazione dei Sette Comuni si riversava
sulla pianura, alla rinfusa, trascinando sui carri a buoi e sui muli,
vecchi, donne, e bambini e quel poco di masserizie che aveva potuto
salvare dalle case affrettatamente abbandonate al nemico. I contadini
allontanati dalla loro terra erano come naufraghi e i loro occhi
guardavano assenti. Era il convoglio del dolore e i carri lenti
sembravano un accompagnamento funebre…
E don Giuseppe Rebeschini scriveva il 15 maggio 1920 (cinque anni dopo l’inizio dell’esodo):.. vorremmo
stendere un velo pietoso e nemmeno parlare della lugubre data, segnale
di preludio dell’invasione che ridusse a un cumulo di macerie
l’Altopiano e le valli limitrofe, vorremmo seppellire nell’oblio le
tragiche scene, i pianti, gli strazi e le pene dei profughi figli
dell’alpe costretti a precipitarsi nella pianura sotto la pressione
dell’uragano; vorremmo tacere e tacere per sempre gli episodi che
accompagnarono quella fuga disperata, di donne, bambini e vecchi,
vorremmo nemmeno accennare allo sconforto indicibile, alla grande
amarissima delusione che quelli infelici provarono quando, sottratti al
pericolo di morte per l’infuriar delle granate, si videro fatti oggetto
di disprezzo e di rifiuto da parte di coloro che dovevano allietarli con
il saluto di fratelli e invece li regalavano di un titolo che lacerava
le loro anime più che non il proiettile nemico sibilante per l’aria.
Vorremmo dimenticare tutto per non rinnovare lacrime, dolori, per non
rattristarci e rattristare…
Un po’ di storia: 15 maggio 1916, ore 7,00. Era una tranquilla
giornata primaverile, tre aerei austriaci Taubes sorvolano l’Altopiano e
subito dopo una prima esplosione. Gli aerei nemici segnalavano le
direttive di tiro al cannone chiamato “Lang Georg” piazzato sulla
penisola di Calceranica nella zona dei Laghi di Caldonazzo. Un paio
d’ore più tardi altri colpi e sibili e viene colpita una casa vicina al
Monumento della Beata Giovanna Bonomo, i primi morti civili: una mamma e
il suo bambino.
Dall’Altopiano Sette Comuni, l’Altopiano di Tonezza, dalla Valdastico
e Valli di Posina, si riversarono in pianura in una quindicina giorni
(dal 15 maggio al 30 maggio 1916) circa 35,000 profughi che all’inizio
non furono ben visti e accettati anche perché le genti della pianura
erano impreparate e con la maggior parte degli uomini al fronte… una
triste pagina dimenticata dalla storiografia.
Per questa rappresentazione del 15 ad Asiago sono state chiamate
tutte le compagnie teatrali Altopianesi, che con la rievocazione dei
fatti ci hanno dato la possibilità di rivivere quei momenti. Sinceri
complimenti a tutti i figuranti che grazie a una straordinaria
rappresentazione ci hanno permesso di immergersi nella realtà simile a
quei tristi giorni e come è stato detto: “né folklore, né spettacolo,
ma esclusivamente un omaggio alla nostra terra e alla nostra gente”.
Bravissimi tutti e grazie per quanto ci avete regalato con la vostra
grande interpretazione.
Notizie Comuni italiani.it
Maury54 (Maurizio Pretto)
Notizie Comuni italiani.it
Maury54 (Maurizio Pretto)
Fotoreportage:
Foto di testa – Immagine del 1916;
restanti foto: rievocazione storica, nr. 7…. e si fermarono a pregare davanti al Monumento della Beata Giovanna Bonomo (nativa di Asiago)
Mi chiedo come si faccia a parlare di impreparazione quando erano anni che si costruivano i forti sulla frontiera, da una parte e dall’altra; quando la guerra mondiale imperversava da quasi un anno sugli altri fronti; quando in Italia si soffiava a mantice sull’interventismo. Diciamo più onestamente che la retorica della vittoria di questa guerra coprì le magagne di una classe politica e militare semplicemente incapace e cialtrona. I costi inauditi furono pagati prevalentemente dalle nostre popolazioni, incluso l’essere trattati da stranieri in patria. È sacrosanto ricordare e rievocare, ma non dimentichiamo di testimoniare la verità!
RispondiEliminaperfettamente ragione Gianni, ed abbiamo ancora vie e piazze intitolate a detti cialtroni
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