La regola
che si sta imponendo oggi è quella di “vedere e passare oltre”, non lasciarsi
prendere dalla compassione. E sì che la “compassiòn”, come la chiamavano i
nostri nonni e pure i nostri genitori, era una dimensione essenziale della
nostra umanità.
Quando si
voleva fare richiamo con forza alla propria umanità si diceva appunto : “ma
no ghetu mia un fià de compassiòn?”
Il
“vedere e passare oltre” è uno degli indici più bassi di sviluppo, e non
raccontiamoci la frottola che, in fondo, non facciamo nulla di male;
noi non
siamo al mondo per “non fare nulla di male”, ma per fare e per lasciarci
prendere dalla compassione e saperci così rendere vicini agli altri.
Non c’è
limite alla compassione perché è proprio di lì che passa la nostra vera
realizzazione, quella che fa di noi delle persone capaci di amare
gratuitamente, senza calcoli e senza limiti meschini:
abbiamo il coraggio di
andare controcorrente!
Ada
Dev'essere tanto difficile Ada, se già qualcuno, duemila anni fa, dovette dedicare una parabola proprio a questo argomento.
RispondiEliminaLo evidenziò anche Dostoevskij nel "L'Idiota": La compassione è la più importante e forse l'unica legge di vita dell'umanità intera.
Oggi Ada è la tua giornata. Ti ho letto casualmente pure sul giornale di Vicenza. Hai fatto bene a sollevare il problema!
RispondiEliminaBravissima e profonda Ada! Fai bene a puntualizzare certe cose importanti come appunto la compassione.
RispondiEliminaDesso, Ada, te darò qualche compatimento da sopportare! :-)))
RispondiEliminaSopòrteme mi ogni tanto!!! :-))))))))
Ciao