lunedì 3 giugno 2013

Riflessioni sulla compassione







La regola che si sta imponendo oggi è quella di “vedere e passare oltre”, non lasciarsi prendere dalla compassione. E sì che la “compassiòn”, come la chiamavano i nostri nonni e pure i nostri genitori, era una dimensione essenziale della nostra umanità.
Quando si voleva fare richiamo con forza alla propria umanità si diceva appunto : “ma no ghetu mia un fià de compassiòn?

Il “vedere e passare oltre” è uno degli indici più bassi di sviluppo, e non raccontiamoci la frottola che, in fondo, non facciamo nulla di male; 
noi non siamo al mondo per “non fare nulla di male”, ma per fare e per lasciarci prendere dalla compassione e saperci così rendere vicini agli altri.

Non c’è limite alla compassione perché è proprio di lì che passa la nostra vera realizzazione, quella che fa di noi delle persone capaci di amare gratuitamente, senza calcoli e senza limiti meschini: 
abbiamo il coraggio di andare controcorrente!

Ada

4 commenti:

  1. Dev'essere tanto difficile Ada, se già qualcuno, duemila anni fa, dovette dedicare una parabola proprio a questo argomento.
    Lo evidenziò anche Dostoevskij nel "L'Idiota": La compassione è la più importante e forse l'unica legge di vita dell'umanità intera.

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  2. Oggi Ada è la tua giornata. Ti ho letto casualmente pure sul giornale di Vicenza. Hai fatto bene a sollevare il problema!

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  3. Bravissima e profonda Ada! Fai bene a puntualizzare certe cose importanti come appunto la compassione.

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  4. Desso, Ada, te darò qualche compatimento da sopportare! :-)))
    Sopòrteme mi ogni tanto!!! :-))))))))
    Ciao

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