mercoledì 12 giugno 2013

La visita del Principe Karl a Forni

STRAFEXPEDITION
Carlo I° d'Austria davanti la chiesa di Forni 
(quel po' di sagrato è stato poi demolito per passare alla strada in salita 
e il sagrato è nato sul fianco,  prima occupato dal cimitero)

Carlo I° d'Austria

(Karl Franz Josef Ludwig Hubert Georg Maria von Habsburg)

Nato il 17 agosto del 1887, figlio primogenito dell'Arciduca Ottone d'Austria e della principessa Maria Giuseppina di Sassonia, quando nacque era il quinto in linea di successione dopo Rodolfo, suo nonno, suo zio e suo padre. Nel 1911 sposò la principessa italiana Zita di Borbone-Parma, figlia dell'ultimo duca di Parma, Roberto, con la quale ebbe otto figli.
Divenne erede presuntivo al trono in seguito all'assassinio dello zio Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914; fu incoronato Imperatore alla morte del prozio Francesco Giuseppe nel 1916. 
In seguito alla sconfitta dell'Austria-Ungheria nella prima guerra mondiale, andò in esilio con la famiglia nell'isola portoghese di Madera dove morì di polmonite all'età di appena 35 anni.
Negli ultimi giorni di vita chiamò a sé il figlio primogenito Ottone perché volle che costui vedesse "come muore un imperatore". 
Il 3 ottobre 2004 è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II°. 
Della sua vita si ricorda il grande impegno affinché la guerra terminasse. Cattolico, prese a cuore le parole dell'allora Papa Benedetto XV° che ripeté più volte che si trattava di una "inutile strage". Appena salito al trono, nel suo discorso iniziale, dichiarò che il suo obiettivo era la pace dei popoli.
Le trattative di pace svolte in segreto da Sisto, fratello della moglie Zita, nella primavera del 1917, portarono ad un sostanziale accordo con Francia e Gran Bretagna, ma l'Italia si oppose ad un ritorno alla situazione prebellica. Inoltre c'era anche il problema dell'alleato Germania che voleva una "pace vittoriosa". Si ricorda inoltre l'opposizione del sovrano all'utilizzo delle nuove e devastanti armi e per questo andò incontro alla diffidenza dell'alleato germanico e agli ambienti pangermanici che cercarono di sminuirne la personalità.
Durante il suo regno fu notevolmente ridotto lo sfarzo della corte asburgica, tanto che si faceva servire il pane nero e non quello bianco che veniva destinato ai feriti ed ammalati del fronte. Le sue aperture autonomistiche nei confronti dei popoli dell'impero furono bloccate dalla componente ungherese che non voleva concedere spazio alle minoranze (serbi e rumeni). Per questo non fu mai appoggiato e visto con dispetto sia dalla parte pangermanica dell'Austria che dalla componente ungherese, che erano legate al vecchio sistema di impero.
Durante la cerimonia di beatificazione Papa Giovanni Paolo II° disse che Carlo doveva essere un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica!».
Inoltre si ricorda l'enorme fede cattolica che l'imperatore praticava tanto da voler presenziare al Te Deum del capodanno 1918-19. Alla domanda del perché voleva ringraziare il Signore nell'anno della sconfitta e nell'anno in cui perse tutto, Carlo rispose che «...l'importante è che i popoli abbiano ritrovato la pace...» e per questo bisognava ringraziare Dio.
Il 1° aprile 1922 il Cappellano gli amministrò l'Unzione degli Infermi che ricevette in preghiera. Poi lui e i presenti intonarono l'inno del Te Deum. Spirò poco dopo, alle ore 12 e 23 minuti, a 35 anni d'età. 
Ai funerali presenziarono circa 30.000 persone.

9 commenti:

  1. Alzi la mano chi conosceva la storia di quest’ultimo regnante della secolare Casa d’Asburgo.
    Si ritrovò a gestire una guerra mondiale, una sconfitta, una pace umiliante e la fine dell’Impero. Anelava alla pace e dovette continuare la guerra. La Storia è stata prodiga con molti dei suoi avi e con tanti personaggi che hanno condizionato i destini di popoli e nazioni nel bene e nel male. Difficile capire poi quanta sia la prevalenza del penultimo sull’ultimo. Non con lui, che mori esule e dimenticato. Solo la Chiesa gli ha reso onore, perché sapeva scrutare la grandezza che non appare.

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    1. Pur tu, Philo, solingo peregrino,
      Che sì pensoso sei, tu forse intendi,
      Questo viver terreno,
      Il patir nostro, il sospirar, che sia;
      Che sia questo morir, questo supremo
      Scolorar del sembiante,
      E perir dalla terra, e venir meno
      Ad ogni usata, amante compagnia.
      E tu certo comprendi
      Il perchè delle cose, e vedi il frutto
      Del mattin, della sera,
      Del tacito, infinito andar del tempo.
      Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
      Rida la primavera,
      A chi giovi l'ardore, e che procacci
      Il verno co' suoi ghiacci.
      Mille cose sai tu, mille discopri,
      Che son celate al semplice lettore.

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  2. Eco che riva el pensoso a farne la morale. Che diferensa, vero, dal vostro medo savoiardo, el re soldato, el socio de quelo dala masela volitiva, che l’è scapà in pulia lassando nela merda tuti quili che ghe ghea giurà fedeltà. Archetipo dell'italico ardire.

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  3. Sponchen,non avrei mai pensato"volassi" cosi' in basso,e "guazzassi" di gioia paragonando queste due "povere" realtà,trovatesi per azzardo nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
    Imperatore senza scettro, piu' vicino (otto figli)alla -"ZIA ZITA"(cosi' l'ho sentita chiamare
    da certi Destrosi in Austria) che al potere......Avrei preferito(o le lodi ti hanno sazziato,
    tarpandoti le ali??)il paragone tra Lui ed il suo"suddito?" il Capo di Stato Maggiore "Conrad
    von Hotzendorf"(sfegatato "amatore" degli Italiani!!!) autore della "FRUHJAHRSOFFENSIVE" che costo' la vita a 230.545 uomini e la distruzione del nostro Altopiano,per teutonica ira e vendetta.

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    1. Mia tuti, mon cher, l'oto setembre gera in volta a bonboni.

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  4. ahhhhhhh, no sti sbagli..la chiesa è quella di ponteposta in comune di lastebasse, il principe ereditario si intrattenne in preghiera,il 24 giugno 1916 al ritorno da una visita al fronte, il giovane alla sua destra è il cognato renè, principe di parma sottotenente del quindicesimo dragoni( fonti:- 1916 la spedizione punitiva- di siro offelli)

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    1. Caro Pedro se non ci fossi bisognerebbe inventarti!!!!!!!!!!!!!!!!
      Mi era stata segnalata da una persona di Forni, pensa tu!
      Probabilmente è stata tratta in inganno dal momento che entrambe le chiese hanno portali e lesene simili e la chiesa di Ponteposta, come la conosciamo ora, non ha gradinata davanti.
      Mi scuso con tutti!

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  5. Ma lora, Piero, bion farghe totò sul pupù ai parochiani dei Furni, oriundi Valpegaròti e affini, che no i ga riconosesto gnanca la so cesa. Esigi pubblica ammenda!

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  6. Mi pareva che si trattasse di Ponteposta, non mi risultava infatti una sua sosta ai Forni. Anche la chiesetta di Camprosà, Lino, era dedicata a Santa Zita.
    Circa la dedica, grazie per il pensoso. A differenza di Sponcio, commentatore buontempone e lunatico, lo ritengo un aggettivo positivo. Dovrei dolermi un po' per avermi affibbiata la coda dell'opera carpita, ma è meglio che lecchiate quel vanesio di Sponcio, era così anche in tempi migliori, compatitelo. Cosa volete che sappia io, esercito solo l'analisi che mi consentono gli studi e l'esperienza. Comunque son contento che crescano luoghi d'informazione e dibattito.

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