lunedì 29 gennaio 2024

El Giavàro



[Gianni Spagnolo © 24A28]

Métete su calcossa, sonò te ciàpi el giavàro!

Era questo l’ammonimento di mia nonna quando mi vedeva poco attrezzato per affrontare i rigori invernali. Specie quando mi accingevo alle scorribande con la slitta, quando ancora dalla nostre bande c’era neve e si poteva slittare. Si trattava d'un argomento parecchio preoccupante, pur non avendo la minima idea di cosa fosse il giavàro. Anzi, era proprio perché non ne capivo la minaccia, che il richiamo diventava efficace.

Bugànse, diaolìni, vissighe, tosse canina, fébre, snebelamìnti, mal de moltòn, ecc. erano malesseri ben conosciuti e diffusi, che appartenevano alla nostra esperienza, diretta o indiretta e quindi esercitavano un po’ di salutare deterrenza. Il giavàro, invece, pareva che nessuno sapesse cosa fosse. Mi, presenpio, a no saévo de nissuni che ghesse bìo el giavàro. Che “ciapàre el giavàro” fosse però una brutta esperienza, era indiscutibile. Il giavàro sembrava appartenere a quelle numerose malattie che avevano afflitto le generazioni precedenti, come il tifo, la pellagra, la tisi, ecc. che pure non avevamo sperimentato, ma appartenevano perlomeno alla memoria collettiva e alla diagnostica clinica. Il giavàro, invece, nemmeno la maestra sapeva cosa fosse; era un qualcosa di mitico, di appeso nel tempo, come le anguane e i salvanéi.

Più avanti negli anni,  mi sono imbattuto in una descrizione del giavàro nel dialetto dell’Ovest vicentino, come di una malattia dei maiali che va sotto il nome scientifico di: ipercheratosiUn disturbo, quindi, che non riguarda tanto la nostra specie, ma una bestia che conoscevamo comunque bene. Malattia che causava un anomalo ispessimento della cotenna, con la formazione di callosità e croste.

Ammesso che l’origine della parola sia questa, il nesso potrebbe essere che un’esposizione incauta alle intemperie avrebbe provocato un ispessimento cutaneo. Cosa che, di per sé, non sarebbe stata poi neanche male. Stiàni, avere la pelle dura, era cosa buona e giusta, non qualcosa da evitare.

Mah! .. Forse è più probabile che giavàro sia la deformazione d'una parola nell’antica lingua che identificava qualche malessere invernale e che, per una certa assonanza fonetica, sia stata perciò accomunata a questo strano disturbo del maiale, tirato in ballo a sproposito. 

Chissà se qualche lettore abbia mai preso il giavàro e ci possa magari esporre i suoi sintomi.




 


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