giovedì 11 gennaio 2024

Amici e soci

[Gianni Spagnolo © 24A4]

Amico è una parola italiana; in dialetto veneto si dice talvolta amigo, ma da noi non s’usava. Quand’eravamo bociasse ricorrevamo al sostantivo italiano, anche se suonava un po’ strano e formale, massa moderno: el me amico

Non così nelle generazioni precedenti dove come corrispondente di amico si diceva socio. El me socio; El to socio; A si du soci valtri! Non si trattava di rapporti fra componenti di un consiglio di amministrazione o di una compagine societaria, nell’accezione che si dá in italiano a questo sostantivo maschile, ma di normali rapporti di amicizia e consuetudine. Così almeno l’intendevano i nostri vecchi. Più che amico nel senso del termine in lingua, ossia con una componente prevalentemente affettiva, socio significava compagno, compare, parigrado, o qualcosa di simile. 

Come talvolta accade quando una parola esce dall’uso comune per essere sostituita da un’altra, socio acquisì infine una connotazione diversa dall’originale, assumendo addirittura il significato opposto. A te si on socio ti!  Questa espressione equivaleva più o meno a: a te si on gran canajòto!  Non più amico, dunque, ma complice, connivente. Una persona di cui diffidare. Il ciclo s’era dunque compiuto.

Devo confessare che mi dava perciò fastidio che qualche anziano chiamasse i miei amici: i to soci. Quasi a qualificarli pregiudizialmente come irredimibili e inaffidabili canaje. Capii più tardi come loro ragionassero ancora secondo i retti canoni della nostra lingua madre, non ancora stravolti dall’incontro con l’italiano. Fermo restando che noi bociasse, secondo loro, fossimo sempre e a prescindere da riprovare, socio era semplicemente sinonimo di compagno e come tale usato.

Magari è un caso, ma potrebbe anche essere che questo modo d’intendere la consorteria risalga all’antica lingua, dove si diceva; khsell, tscell, gsell (a seconda che ci si trovasse di qua o di là dalla Torra o dall’Assa). Non tanto; brind (amico), quanto invece: khsell, (socio); con la medesima connotazione semantica detta sopra. Aitel guute khsell, o altar khsell, si diceva a significare un’amicizia o un legame più profondo, più d’affezione. Ecco, passavano le lingue ma rimaneva quel modo di ragionare che distingueva anche i gradi d’amicizia. 

Anca massa!


1 commento:

  1. Bravo Gianni, mi piacciono i tuoi scritti perché “I bei ricordi sono come un buon profumo che lasciano in noi e negli altri una piacevole scia.”

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