lunedì 22 gennaio 2024

Filosofia, cultura e...


Vi siete mai chiesti cosa significa Abracadabra? 

Da bambini avrete certamente sentito questa parola. Non tutti sanno sanno però che deriva dall’aramaico Avrah KaDabra: «io creo quello che dico». 

Che cosa significa? Che le parole creano la realtà. 

Non c’è pensiero senza parole. 

E senza pensieri non esistono pensieri critici. 

Pensate che cinquant’anni fa un ginnasiale conosceva in media 1600 parole; oggi non ne conosce più di 500. È una cosa grave, si domanderanno alcuni? 

Ecco, ricordate le sirene del mito Ulisse? 

Con il loro canto seducono i marinai e li spingono a gettarsi in mare. Perché ci riescono? Perché le loro parole sono così persuasive che riescono ad ingannare gli uomini. O ricordate il latinorum di Don Abbondio, il linguaggio forbito dell’Azzeccagarbugli? Tutti questi personaggi hanno una cosa in comune: 

distraggono, sviano, ingannano, ma riescono ad avere la meglio sugli altri perché sanno parlare. 

Quando prendo in mano un giornale o leggo un libro pubblicato recentemente, mi prende proprio una gran rabbia. Perché questi libri e questi articoli sono scritti come se noi lettori avessimo cinque anni e fossimo tutti preda di un istupidimento collettivo! 

Ma l’importante è che siano facilmente comprensibili! Sbagliato! Perché oggi, non mi stancherò mai di ripeterlo, i ragazzi hanno bisogno di conoscere più parole, perché non puoi esprimere ciò che hai dentro, non puoi avere un pensiero critico, non puoi dare voce al tuo dissenso se non hai le parole per farlo. 

E non soltanto i ragazzi ne hanno bisogno. 

E a coloro che sostengono la necessità di semplificare il linguaggio e di abolire la punteggiatura, voglio rispondere con questa frase del poeta Julio Cortàzar: 

«Se l’uomo sapesse realmente il valore che ha, la donna andrebbe continuamente alla sua ricerca.» 

Però se adesso sposto la virgola dopo la parola donna, una semplice virgola che molti reputano inutile come lo studio della grammatica e della letteratura, guardate come cambia la frase: 

«Se l’uomo sapesse realmente il valore che ha la donna, andrebbe continuamente alla sua ricerca.»



1 commento:

  1. Mi sorprende che uno studente di oggi conosca (o usi) normalmente solo 500 parole. Ma purtroppo potrebbe essere la verità. Colpa anche della tecnologia, dei telefonini. Io faccio parte di un °grupppo° che si scambia informazioni, auguri ecc. Dovremmo scrivere qualcosa di piacevole, ma anche serio ed impegnativo. Ed invece tutti i commenti si riducono in pietose frasette di due o tre parole....... Sto bene... grazie.... auguri anche a te.....mi piace.... non mi piace..... buon compleanno.....bella giornata.... che ganzo...... cool ecc. magari accompagnato da un piccolo richiamo illustrato: un cuoricino, un fiore, un uccello una faccia che sorride, il pollice in su. Dove sono i commenti con un po' di sostanza? Se poi possiamo ai numeri la situazione e' ancora peggiore. La cassiera che ti deve dare il resto della spesa, se deve fare la somma di euro 20 più 35 si perde; deve vedere il resto apparire sul piccolo schermo del computer altrimenti resta bloccata. E non sappiamo più a memoria i numeri di telefono di parenti ed amici, il numero della carta di credito, della patente, del conto in banca, la targa dell'auto, le date di compleanno, le vie del quartiere dove siamo passati 1000 volte ecc.... Basta un click sul telefonino e abbiamo tutto questo davanti agli occhi. Ma la memoria è VUOTA. A ragione Umberto Eco in una lettera al nipote gli raccomandava di imparare a memoria le poesie, come si faceva tanti anni fa a scuola. Il mio maestro di italiano mi diceva sempre °Scrivi qualcosa ogni giorno.... Non importa cosa, ma scrivi".

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