Ricordo che una volta andai a fare una supplenza in una classe di seconda media. Era l’inizio di settembre e dissi ai ragazzi: «facciamo un tema oggi. Raccontatemi cosa avete fatto durante le vacanze». Questo compito mandò la classe in confusione. «Ma cosa devo scrivere, prof?» non facevano che chiedermi. Sì, perché questi ragazzi, mi resi conto con orrore quando lessi i loro temi, non sapevano scrivere. Vi ricordate dei temi che facevate in classe?
I maestri di una volta sapevano che quando scrivi un tema, devi argomentare, analizzare i pro e i contro di un argomento, sviscerarlo. Impari cioè a ragionare. Il tema aiuta i ragazzi a formare un pensiero creativo-deduttivo; i test a crocetta ti dicono solo se un ragazzo ha memorizzato il libro di testo. Ecco, ci sono ragazzi che, al termine del liceo, non sanno scrivere neppure una lettera.
Ma il vero problema non è che i ragazzi non sanno scrivere, ma che non sanno parlare! E non soltanto i ragazzi! Perché oggi la gente commenta le notizie che vede al telegiornale, usa il telefono, chiacchiera, ma non parla! Cosa fanno la maggior parte delle famiglie quando stanno a casa? Si riuniscono davanti la televisione. Ascoltano. Commentano. Guardano. Ma ascoltare, guardare e commentare non significa parlare! Quando guardate la televisione, «parlare non è più qualche cosa che si fa, ma qualche cosa che si riceve.»
Qualcun altro parla e pensa al posto tuo, e tu fai da cassa di risonanza. Ti limiti ad essere uno spettatore. Non impari a parlare. E se non sai parlare, puoi ascoltare, annuire ed assentire, ma non puoi esprimere il tuo disaccordo, perché nessuno ti ha insegnato a farlo. Volete cambiare la società? Fate questo dono ai giovani: il dono della parola! Perché un ragazzo che sa parlare, diventerà un adulto che obietta, potrà essere cioè il «peso che inclina il piano».
G. Middei
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