Rovistando fra antiche carte, capita d'imbattersi in documenti
relativi a collaterali di comuni vicini. I Sartori in particolare, che essendo verosimilmente il cognome di più antica codificazione in zona, è anche il più ecumenico. Esso ricorre infatti per
ben 6 volte nei miei rami paterni delle ultime 6 generazioni. Ciò significa che
a metà del settecento, dei miei 32 avi di allora, ce n’era solo uno del mio
cognome, ma ben 6 di Sartori. Essendo io per giunta anche un po’ Cogolàn, anche se per altri
versi, mi ha incuriosito il documento riprodotto in foto.
Dai vecchi scritti della nostra gente ci si rende conto del suo
stato d’istruzione nei secoli passati. Ovviamente i documenti che ci sono
pervenuti sono stati redatti dai più eruditi di loro: preti e pubblici
funzionari, in via quasi esclusiva. Anche fra questi tuttavia, la
dimestichezza con la grammatica e la bella calligrafia non erano affatto scontate. Gli ecclesiastici applicati a queste remote parrocchie di confine non erano certo
aspiranti al Soglio Pontificio e anche i laici, notai e funzionari pubblici, venivano spesso da un’istruzione approssimativa e appena
sufficiente all’ufficio ricoperto.
L’obbligo scolastico nel Regno d’Italia data solo dal 1877 con
la Legge Coppino, che lo imponeva ai primi tre anni di elementari, addirittura
contraibili in due. Esso era però frequentemente disatteso, dovendo spesso i
fanciulli più poveri attendere ai lavori rurali in aiuto alle
loro famiglie. Prima d’allora, c’erano scuole estemporanee pagate dai comuni o
tenute dai parroci e non obbligatorie; con l’effetto che larghissima parte
della popolazione fosse analfabeta. Si parla di una media del 75% in Italia
alla data dell’unificazione (1861). Incidenza che si riduceva a circa il 60% nell'Italia settentrionale. Dati comunque assai sconfortanti se si pensa che nel
medesimo periodo gli illetterati erano il 20% in Austria e il 47% in Francia.
Leggere dunque
i documenti sopravvissuti del XVIII° secolo, scritti con calligrafie incerte, errori, contrazioni, sovrapposizioni degli spazi, macchie e
correzioni a margine, richiede una buona dose di pazienza e fantasia. Andava invece meglio nei confinanti territori amministrati dalla Corona d’Austria, dove l’obbligo scolastico fu imposto già quasi un secolo prima (1774) dalle riforme di Maria Teresa. Ecco che allora salta all'occhio trovare qualche sporadico
testo scritto di pugno con chiarezza e proprietà sintattica, nonché capacità di
gestione degli spazi come quello riprodotto in foto, redatto nel lontano 1741.
Diamo quindi un bel 7+ al casottano Nicolò Sartori Cogolàn,
aspettando qualche ulteriore contributo da Enrico per capirne il ruolo nell’allora comunità di Casotto, nonché la ragione di questo
soprannome che arriva a sostituire di fatto il cognome in atti pubblici.
Gianni
Spagnolo
7/10/2018
Dalla mappa austroungarica del 1851 risulta che Gogolani era una località di Casotto, dirimpetto al Ponte Pecori Giraldi, cioè tra la Fucina dei Munari e i Gione.
RispondiEliminaSi racconta che Cogolan era investito, da antica data, delle terre poste sulla sinistra dell’Astico, e formate dalla frana causata dal terremoto del 1117 (frana che aveva generato il Lago prospiciente la località Sella), fino all’attuale Ponte dei Braidi, quindi coincidente con l’attuale Casotto (basso). E’ probabile, ma non certo, che l’originario Gogolan provenisse da Cogollo.
Grazie Claudio. Nel frattempo ho appurato che i Sartori Cogolàn erano la famiglia più eminente/abbiente di Casotto (e non solo) verso la metà del settecento, almeno a giudicare dalla quantità di transazioni che compaiono dagli atti notarili e dal titolo sporadico di Magnifico che ho visto scritto. Anch'io inizialmente pensavo che c'entrasse Cogollo d. C., ma forse è da considerare anche la voce locale Cògolo e Cògola (Grotta) come possibile origine dell'appellativo di provenienza.
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