La
ripresa dei lavori alla Cava della Grotta in comune di Lastebasse è
starting
blocks.
L’eloquente e limpido messaggio di speranza per la tanto auspicata
cabinovia che collegherà il paese con l’altipiano di Fiorentini è
pronto per bussare alle porte, mentre a guisa d’un sogno fenomenico
e fuori programma, sta per salire agli onori non solo d’un paese al
lumicino, ma dell’intera vallata ed in generale di quanti auspicano
passeggiate estive sui monti della purezza incontaminata e della
liveliness
del turismo invernale. Ad onor del vero, il codazzo occidentale della
Val d’Astico annovera
già un precedente caso di percorso a fune, cioè quello il cui
profilo brillava nelle notti anni ’60 del passato secolo sulle
pendici del Cornetto e che poi di colpo fallì, lasciando in piedi
consistenti e distintamente visibili, i ruderi di un albergo mai
ultimato, i quali ancor oggi emergono dalle abetaie un po’
sopra
l’abitato di Carbonare. Ma il futuro della celeberrima Cabinovia da
realizzare per l’altipiano di Fiorentini è intrinsecamente
diverso, tanto da promuovere con congruo anticipo un fragoroso
sussulto in favore di un’era a dir poco rinascimentale dopo anni di
stallo. Ma l’evento è atteso ed ammirato con ardente entusiasmo
anche dai comuni vicini, che nell’opera strategica leggono uno
sviluppo innovativo, volto a perequare e integrare l’armonioso e
crescente insediamento industriale in sinistra Valle. Una valle,
quella dell’Astico, che, serrata fra le rocciose balze d’origine
glaciale, si sente stanca di essere solo un bridge
per un traffico in continuo crescendo e per lo più
internazionalizzato fra la Padania e il Trentino, non vede l’ora di
sfruttare, oggi o mai più, l’occasione propizia per creare uno
sviamento parziale del traffico in netto favore di coloro che
preferiscono raggiungere in fretta l’area quotata con l’ausilio
di una elegante cabinovia. Si parla di uno smembramento parziale del
traffico, conveniente soprattutto agli effetti riduttivi della
distanza, nel senso che con un percorso aero diretto dalla valle al
monte si ottiene un forte tornaconto in termini economici e temporali
(benzina, catene, incidenti etc.). Per il momento, gli ostacoli,
che si interpongono ad un’opera così faraonica, sembrano,
ripetiamo ancora sembrano,
essere soltanto due. Il primo riguarda il reperimento di un grande
piazzale
alla stazione di partenza, piazzale, che dovrebbe trovar posto
nell’area abbandonata dalla cava, mentre il secondo, punta sul
finanziamento
economico che, pur nei tempi di vacche
magre, il
comune sogna di poter spillare secondo i consueti canali azionabili
quando si tratta di denaro da erogare in favore di opere extra
ordinem.
Si parla di tre
milioni di
euro, a suo tempo preventivati; neanche tanti per la verità, tant’è
che secondo lungimiranti esperti assolutamente non basteranno,
considerato il lievitare progressivo dei costi di materiali e
manodopera, nonché le difficoltà della multiforme impresa. Il tutto
tralasciando completamente gli immancabili imprevisti dovuti
all’eccezionale pendenza e al rilevante dislivello, dato che non si
tratta semplicemente di attivare una mera linea di trasporto aereo
sic et
simpliciter,
bensì di rendere operanti anche complesse strutture di facoltosa
accoglienza ai terminali. In particolare, va annotato che sempre alla
base
di
partenza si richiederà non solo un piazzale di stazionamento e di
manovra per una superficie libera sui 20 mila metri quadrati, ammesso
di poterlo ricavare interamente da una cava già bombardata da
cavilli che impongono il rispetto dei profili orogenetici originali,
ma anche un’area attrezzata, in qualche modo ad esso adiacente e
funzionalmente collegata per lo svolgimento delle molteplici attività
di accoglienza, ristoro e sicurezza, che specie nei mesi invernali
abbisognerà di ambienti opportunamente adatti ed attrezzati di ogni
moderno confort (bar, alimentari, paninoteca, servizi igienici, sala
di attesa, tabacchi, giornali etc), perché la gente paga e pretende.
Insomma, facendo un po’ di conto a tavolino, anche abbastanza
approssimativamente, circa il totale comprensivo dell’area per gli
insediamenti logistici e quella per l’ancoraggio alla base della
struttura di partenza, al completo dell’armamentario previsto,
nonché il grande parcheggio per auto, pullman e caravan, è molto
probabile che la superficie di cui sopra non sarà sufficiente.
Nessuna paura, comunque, dal momento che qualcuno
ha già messo le mani avanti, nel senso di poter aprire un’altra
cava oltre a quella della Grotta in modo da ottenere lo spazio
necessario per la complessiva installazione dell’opera, che per
l’intera vallata sarà la più grande del secolo dopo la Pirubi.
Almeno cosi i viaggiatori non si ammalano a causa dei tornanti della strada. Meno incidenti anche.
RispondiEliminaPotrebbe essere un alternativa al traffico intenso sulla SP, all' inquinamento atmosferico ecc... Forse, anche, l'occasione di creare una piccola economia locale, che potrebbe essere completata, nei terreni incolti, per esempio, con l'impianto di un campo di pratica golf. Non c'è bisogno di tanto terreno e non costa tanto caro. Sono sicura che, al Dom, piacerebbe l'idea.
La soluzione della teleferica è sempre più adottata nelle grande città, per limitare il traffico.