giovedì 18 ottobre 2018

Cabinovia Lastebasse, domani

La ripresa dei lavori alla Cava della Grotta in comune di Lastebasse è starting blocks. L’eloquente e limpido messaggio di speranza per la tanto auspicata cabinovia che collegherà il paese con l’altipiano di Fiorentini è pronto per bussare alle porte, mentre a guisa d’un sogno fenomenico e fuori programma, sta per salire agli onori non solo d’un paese al lumicino, ma dell’intera vallata ed in generale di quanti auspicano passeggiate estive sui monti della purezza incontaminata e della liveliness del turismo invernale. Ad onor del vero, il codazzo occidentale della Val d’Astico annovera già un precedente caso di percorso a fune, cioè quello il cui profilo brillava nelle notti anni ’60 del passato secolo sulle pendici del Cornetto e che poi di colpo fallì, lasciando in piedi consistenti e distintamente visibili, i ruderi di un albergo mai ultimato, i quali ancor oggi emergono dalle abetaie un po’ sopra l’abitato di Carbonare. Ma il futuro della celeberrima Cabinovia da realizzare per l’altipiano di Fiorentini è intrinsecamente diverso, tanto da promuovere con congruo anticipo un fragoroso sussulto in favore di un’era a dir poco rinascimentale dopo anni di stallo. Ma l’evento è atteso ed ammirato con ardente entusiasmo anche dai comuni vicini, che nell’opera strategica leggono uno sviluppo innovativo, volto a perequare e integrare l’armonioso e crescente insediamento industriale in sinistra Valle. Una valle, quella dell’Astico, che, serrata fra le rocciose balze d’origine glaciale, si sente stanca di essere solo un bridge per un traffico in continuo crescendo e per lo più internazionalizzato fra la Padania e il Trentino, non vede l’ora di sfruttare, oggi o mai più, l’occasione propizia per creare uno sviamento parziale del traffico in netto favore di coloro che preferiscono raggiungere in fretta l’area quotata con l’ausilio di una elegante cabinovia. Si parla di uno smembramento parziale del traffico, conveniente soprattutto agli effetti riduttivi della distanza, nel senso che con un percorso aero diretto dalla valle al monte si ottiene un forte tornaconto in termini economici e temporali (benzina, catene, incidenti etc.). Per il momento, gli ostacoli, che si interpongono ad un’opera così faraonica, sembrano, ripetiamo ancora sembrano, essere soltanto due. Il primo riguarda il reperimento di un grande piazzale alla stazione di partenza, piazzale, che dovrebbe trovar posto nell’area abbandonata dalla cava, mentre il secondo, punta sul finanziamento economico che, pur nei tempi di vacche magre, il comune sogna di poter spillare secondo i consueti canali azionabili quando si tratta di denaro da erogare in favore di opere extra ordinem. Si parla di tre milioni di euro, a suo tempo preventivati; neanche tanti per la verità, tant’è che secondo lungimiranti esperti assolutamente non basteranno, considerato il lievitare progressivo dei costi di materiali e manodopera, nonché le difficoltà della multiforme impresa. Il tutto tralasciando completamente gli immancabili imprevisti dovuti all’eccezionale pendenza e al rilevante dislivello, dato che non si tratta semplicemente di attivare una mera linea di trasporto aereo sic et simpliciter, bensì di rendere operanti anche complesse strutture di facoltosa accoglienza ai terminali. In particolare, va annotato che sempre alla base di partenza si richiederà non solo un piazzale di stazionamento e di manovra per una superficie libera sui 20 mila metri quadrati, ammesso di poterlo ricavare interamente da una cava già bombardata da cavilli che impongono il rispetto dei profili orogenetici originali, ma anche un’area attrezzata, in qualche modo ad esso adiacente e funzionalmente collegata per lo svolgimento delle molteplici attività di accoglienza, ristoro e sicurezza, che specie nei mesi invernali abbisognerà di ambienti opportunamente adatti ed attrezzati di ogni moderno confort (bar, alimentari, paninoteca, servizi igienici, sala di attesa, tabacchi, giornali etc), perché la gente paga e pretende. Insomma, facendo un po’ di conto a tavolino, anche abbastanza approssimativamente, circa il totale comprensivo dell’area per gli insediamenti logistici e quella per l’ancoraggio alla base della struttura di partenza, al completo dell’armamentario previsto, nonché il grande parcheggio per auto, pullman e caravan, è molto probabile che la superficie di cui sopra non sarà sufficiente. Nessuna paura, comunque, dal momento che qualcuno ha già messo le mani avanti, nel senso di poter aprire un’altra cava oltre a quella della Grotta in modo da ottenere lo spazio necessario per la complessiva installazione dell’opera, che per l’intera vallata sarà la più grande del secolo dopo la Pirubi. 

Domenico Giacon 









 


1 commento:

  1. Almeno cosi i viaggiatori non si ammalano a causa dei tornanti della strada. Meno incidenti anche.
    Potrebbe essere un alternativa al traffico intenso sulla SP, all' inquinamento atmosferico ecc... Forse, anche, l'occasione di creare una piccola economia locale, che potrebbe essere completata, nei terreni incolti, per esempio, con l'impianto di un campo di pratica golf. Non c'è bisogno di tanto terreno e non costa tanto caro. Sono sicura che, al Dom, piacerebbe l'idea.
    La soluzione della teleferica è sempre più adottata nelle grande città, per limitare il traffico.



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