Nel presente momento storico, italiano e vicentino,
esistono uomini che ragionano con il pene: forse dobbiamo farcene una
ragione. Quel che mi appare certo è che se ne deve fare una ragione
Freud, ovunque egli sia: non sono le donne a sentirsi inferiori senza
quel gingillo, ma
sono piuttosto certi uomini a non sentirsi uomini se non lo usano in
piena
e assoluta libertà.
Bastano e avanzano le cronache degli
ultimi mesi a raccontarci di come la violenza fisica e sessuale contro
le donne sia drammatica attualità: indubbio che sia un argomento di
non facile trattazione, ma questo non può esimerci dall' affrontarlo.
Una
vera parità di genere la si misura nel dialogo pulito e schietto sul
tema della sessualità tra donna e uomo, sul rispetto del corpo e della
sensibilità altrui; una concreta parità di genere la si potrebbe e
dovrebbe coltivare favorendo e istituendo incontri e dibattiti su questo
tema.
Ma siamo una società bigotta, parliamo di tutto fuorchè
di sessualità: unico gesto che instaura tra due persone un profondo e
intenso dialogo senza la necessità di pronunciare parole.
Ed è
in questo non parlarne che trova terreno fertile la violenza cieca e
prevaricatrice di certi maschi: nel considerare il corpo della donna
quale oggetto del loro piacere a loro completa e assoluta disposizione,
arrivando in alcuni casi anche nel procurarne la morte.
Impossibile per costoro il pensare ad un rapporto consenziente con una
donna; sicuramente sfugge loro che il corpo femmineo è intrinsecamente
abbracciato all'anima e all'intelletto: ecco perchè l'orgasmo delle
donne è più intenso e coinvolgente.
Troppe le donne uccise
fisicamente e moralmente dopo uno stupro, eppure la mercificazione del
corpo delle donne continua in alcuni casi giustificata anche da donne.
Come non vedere una deriva pericolosa in quelle ragazzine svestite al
bordo campo della squadra del Vicenza calcio a fare da raccattapalle?
Come non vedere in quella scellerata scelta un incentivo alla violenza
contro il corpo delle donne?
Pretestuose ed oscene tutte le difese scritte a riguardo!
Ma,
sia chiaro, gli uomini che ragionano con il pene non sono tali in base
al colore della pelle, né dalla nazionalità, né tanto meno dal loro
contesto culturale.
Basti leggere l'intervista di
Alessandro Ferrucci (pubblicata il 28 ottobre su Il Fatto Quotidiano)
ad uno scrittore, il quale afferma di aver sempre seguito il
suggerimento del padre che gli diceva, quando doveva incontrare una donna
"Mi raccomando, se non legge, al massimo una botta e via, non di più".
E, a riprova che certe patologie geneticamente trasmesse non sono
favole, lo scrittore alla domanda del giornalista se il padre aveva
ragione a suggerirgli ciò, risponde: "Se una non legge, non vale la pena
neanche quella botta e via".
Poveri codesti uomini, perennemente in preda del loro gingillo.
Senza il quale, sembra, non sanno ragionare.
Irma Lovato Serena
State bene attente "giovani madri" a come educate il vostro "principino"..... l'ottanta per cento delle responsabilità è anche delle donne: madri, nonne, zie......
RispondiEliminaGrazie Carla della pubblicazione; mi preme però chiarire che il titolo che gli avevo dato è "Uomini che ragionano con il pene": non è una sottigliezza, semplicemente non è corretta nè giusta la generalizzazione che il termine "Gli uomini..." dà all'argomento e allo scritto. Grazie
RispondiEliminaVabbe'Irma, nessuna persona normale e di buon senso ti può contraddire. Ma non puoi quasi generalizzare per sporadici e infamanti casi; stai pur certa, che gli assassini della povera Desire', vedranno i sorci verdi dagli stessi detenuti maschi. Qualche politico propone la gestazione chimica; forse quella radicale sarebbe più efficace e risolutiva , così loro stessi diventerebbero " quasi" donne.
RispondiEliminaIl mio commento di ieri era volto a correggere una svista, per cui il titolo risultava "Gli uomini ragionano con il pene"; ora vedo che Carla gli ha dato il titolo originale e la ringrazio.
RispondiEliminaLungi da me il generalizzare.
Ma una domanda mi sorge: prima di commentare, si legge il testo?
Naturalmente se qualcuno vuole passare per la Questura di Vicenza e farsi dire quanti sono i casi di stupro in Provincia e Regione e da chi sono compiuti, magari si chiarisce le idee da solo.