Qui ci occuperemo delle parole del nostro dialetto che derivano verosimilmente dal Cimbro. Sono vocaboli dell'antica lingua rimasti nella nostra parlata corrente e che sono sopravvissuti divenendone parte. A volte adattandosi foneticamente, altre assumendo addirittura un significato diverso per similitudine.
La parola di oggi è:
- Sghìnsa
- Significa fondamentalmente favilla, scintilla, ma per similitudine anche minuscola quantità, cosa insignificante.
Potrebbe derivare dalla corruzione della voce glitzigan, glizaman che significa, lampeggiare, brillare, caratteristica appunto delle faville. Magari per l'aggiunta del prefisso di negazione italiano S: s-glitz... indicante un effetto che va a scemare.
Ogni altra ipotesi è comunque aperta.
Ogni altra ipotesi è comunque aperta.
- Aggettivi: / (/)
- Frase: Mòleghe de rumàre intel fogo, che salta tute le sghinse in volta. (Smettila di attizzare il fuoco che si spargono in giro le faville.) / Dàmene na sghinsa. (Dammene un po'.)
È sinonimo di: stcianta, stciantina, fià.
Note: In veneto favilla si dice falìva, termine corrente anche da noi in alternativa a sghinsa, dove acquista pure il significato di fiocco di neve leggero, di principio di nevicata. Sginsa (con la G dolce) è invece presente sporadicamente nel Vicentino col significato di piccola parte o anche, in alcune zone, di moscerino/zanzara. In quest'ultimo caso forse però legata al m.a.t. Gnitze (moscerino). Questa pluralità e sovrapposizione di etimi e significati è forse la ragione che ha permesso alla nostra sghinsa di sopravvivere e arrivare fino a noi.
Ka Aspach(Albaredo) di glaastra - anche: velbascha )- Enghel dice che a Luserna : glåstar/glånstar - favilla oppure raggio di sole...A grüssele
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