martedì 24 settembre 2024

Frana Marogna? La cava è «un azzardo inaccettabile»

 




Il Geologo che anni fa aveva previsto una serie di criticità, oggi sotto gli occhi di tutti, punta i piedi. E parla apertamente di sottovalutazione dei rischi: anche nel caso si volesse riconsiderare la prosecuzione a Nord della A31

Marco Milioni

VICENZA TODAY

15 settembre 2024 12:03

Il professore Dario Zampieri di Monticello Conte Otto in provincia di Vicenza, oggi in quiescenza, per tanti anni è stato docente di Geologia all'Università di Padova. La sua consulenza è stata uno degli acuti in seguito ai quali la prosecuzione in terra trentina della Autostrada A31 è finita in un binario morto. Quella perizia, che tratteggiava i rischi di frana di non poco conto proprio in uno dei punti più delicati del progetto autostradale, diede molto fiato al Comune di Besenello in Trentino, affinché quest'ultimo potesse vincere la sua battaglia contro la Pirubi nord prima al Consiglio di Stato, poi alla Corte di Cassazione. 

Quando alcuni giorni fa a Valdastico nel Vicentino, proprio quella porzione di territorio finita sotto la lente di Zampieri è franata, il docente ha preso carta e penna e si è tolto un bel po' di sassolini dalle scarpe: in primis nei confronti della società che gestisce una cava proprio a ridosso della parete «la Gioia» da anni nel mirino di residenti ed ecologisti che non hanno mai digerito quella presenza. Poi però ci sono pure le stilettate nei confronti dei colleghi universitari nonché degli enti preposti alla vigilanza. La riflessione, molto puntuta, ha preso la forma di una lettera aperta vergata da Zampieri oggi 15 settembre ed inviata agli attivisti che negli anni hanno condiviso «le previsioni azzeccate, anche in questo caso dall'accademico vicentino».

«Il recente evento franoso che ha avuto luogo nel Comune di Valdastico in data 11 settembre all 23,58 riporta l'attenzione su di una questione sollevata dal sottoscritto già nel 2012, allorché analizzando il progetto preliminare della prosecuzione dell'autostrada A31 verso nord, individuai una criticità geologica estremamente rilevante. Si tratta - si legge - della parete la Gioia, sovrastante di quattrocento metri il fondovalle, proprio al di sopra del luogo scelto per costruire un viadotto autostradale, lo svincolo Valle dell'Astico, un centro manutenzione e un'area di servizio».

Poi un altro affondo. «La parete è il risultato del distacco di circa tredici milioni di metri cubi di roccia innescato verosimilmente dall'evento sismico noto come terremoto della Media Val d'Adige del novembre 1046. La frana sbarrò la valle con un accumulo caotico di massi detto la Marogna, che sino agli anni Ottanta del secolo scorso rimase tal quale, allorché i lavori di una cava alla sinistra del torrente Astico iniziarono a demolirlo. Successivamente, una cava in riva  destra, tuttora attiva, modificò in maniera permanente il profilo del versante, rendendolo liscio e più acclive, pertanto aumentando il pericolo geologico naturale della parte alta, da dove una massa di roccia sospesa potrebbe cadere rovinosamente».

«ERRORE CONCETTUALE»

E non è finita, perché Zampieri mette altra carne al fuoco. «Un mio rapporto preliminare - rimarca il professore - inviato alla commissione Via nazionale nel 2012 ottenne una risposta che denota la lontananza della burocrazia dai luoghi che essa non conosce. Con un errore concettuale simile a quello che portò al disastro del Vajont, dove si ribadiva che la gola della diga era in roccia sana, trascurando la pericolosità della montagna sovrastante il bacino, anche nel caso di specie si ribadì che l'accumulo della frana era stabilizzato da secoli, cosa a tutti evidente. Tuttavia, la mia segnalazione riguardava il versante a monte, non l'accumulo».

In occasione del progetto del 2014 che riguardava la costruzione di un impianto di produzione di calce proprio al piede del versante, «il rapporto del geologo direttore della cava sosteneva come non esistesse alcun pericolo riguardo al versante che egli stesso stava modificando. In seguito alla mia replica, che demoliva tale rapporto, furono incaricati due colleghi dell'Università di Torino». La loro conclusione, spiega il professore, fu che dalla parete la Gioia sono possibili distacchi di roccia del volume massimo di 66.000 metri cubi, tali da non costituire un reale rischio, «in quanto la distanza dal fondovalle è notevole».

ATTENZIONE ALLA FAGLIA

Questo assunto non venne mai digerito da Zampieri. Il quale adesso non le manda a dire. «In seguito alle mie osservazioni critiche anche su questo rapporto, l'Autorità di bacino Alto adriatico, impose due nuovi studi, il primo ancora ai colleghi torinesi e il secondo a colleghi dell'Università di Milano Bicocca». Studi che nella lettera Zampieri valuta in modo non positivo. Il versante preso in esame è tutt'altro che sicuro, spiega l'autore.

Giacché «rimane un grosso problema da me evidenziato, ma sempre eluso, cioè il fatto che il tratto a monte della parete la Gioia poggia su una discontinuità, ovvero una faglia, inclinata verso valle e che ha funzionato da superficie di scivolamento della frana storica. In altre parole, le condizioni strutturali della montagna sono tali da favorire un nuovo distacco di rilevanti volumi di roccia».

I fatti esposti sinteticamente nella lettera redatta da Zampieri sono documentati nel libro «Una valle nell'antropocene» edito da Cierre nel 2019 a cura proprio di Zampieri. «Da allora - fa sapere quest'ultimo - ci sono stati ben due distacchi di roccia dalla parete, relativamente contenuti a qualche decina di migliaia di metri cubi, il 9 maggio 2020 e il 12 settembre 2024». E proprio il distacco di quest'anno «è stato previsto alcuni giorni prima tramite le misurazioni strumentali di deformazione del tratto di parete interessato, strumenti che prima del mio intervento non erano stati approntati».

E la chiusa è al vetriolo: «L'attività di cava sotto la parete e il progetto autostradale rappresentano un azzardo inaccettabile nel ventunesimo secolo. La geologia dovrebbe imporre dei vincoli a ciò che l'uomo può o non può fare, innumerevoli esempi lo dimostrano». 

Da giorni peraltro in paese e nei dintorni i residenti hanno ripreso a puntare l'indice contro la cava spesso ironicamente ribattezzata come «Marogna mia» spesso assimilando, sempre con intento ironico il nome della frana a quello della cava. 

In questi anni tra l'altro, Zampieri ha dato supporto scientifico anche ai comitati che si occupano della contaminazione da derivati del fluoro attribuita alla trissinese Miteni, «i temibili Pfas», che ha interessato tutto il Veneto centrale tra Veronese, Vicentino e Padovano.

17 commenti:

  1. Finalmente !! Una voce competente e Autorevole che si ALZA e indica il VERO! Non ci abbandoni a questi personaggi , rapaci, che, forti dalle loro concessioni fanno quello che vogliono del nostro territorio. Ci indichi una strada, se possibile, per fermarli

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  2. Non vedrei male anche che il sindaco, o chi per lui, si facesse portavoce presso i dirigenti sipeg, di invitare gli autisti della processione giornaliera di camion in provinciale a ridurre la velocità, che spesso mi sembra troppo elevata! Ci deve anche qua scappare il morto o ci impegniamo a trovare una soluzione? Che mi sembra anche fattibilissima: basta diminuire la velocità.

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    1. Anche qui come per l’acqua e la cava raccolta firme estesa a tutti gli abitanti lungo la provinciale da inoltrare a Sindaco, Vigili urbani, Prefettura, Amministrazione Provinciale. La dirigenza SIPEG mai potrà intervenire per richiamare i camionisti, ad essa compete la sicurezza fino al cancello di uscita della cava. Poi sono…..amari degli altri.

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    2. Cara Carla finchè i camionisti sono pagati tanto al viaggio sarà così, questo si dice "cottimo".

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    3. E allora... avanti così... 🤞🤞🤞🤞🤞🤞🤞🤞🤞🤞🤞🤞

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    4. Qualcuno ha visto il sindaco o ilvice?

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  3. "Di fronte a quanto accaduto alla cava 'La Marogna', confesso di essere senza parole. Come ho già avuto modo di dire, mi mancano le antiche marogne, quelle che sapevano integrarsi nel paesaggio senza sconvolgerlo. Ma più che guardare indietro, mi pongo due semplici domande, che penso condivise da molti cittadini: esiste una data di fine lavori? E soprattutto, c'è un rendering che ci faccia capire come sarà una volta completato? Perché, sì, si spera che prima o poi finisca."

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    1. La richiesta potrebbe essere rivolta all’amministrazione comunale odierna che al tempo di inizio cava era presente nella maggioranza ed ora per coincidenza un membro sta nella maggioranza ed uno all’opposizione. Meglio di così!

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  4. Limiti di velocità ci sono visto che qualcuno le multe le paga, ma I camion sono privilegiati ,protetti!!! e chi si arrischia?? Il controllo è x i più deboli, e' ,più facile......

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  5. Mi state dicendo che a Valdastico siamo peggio che in Calabria ? La Legge è è uguale per tutti! Perché se così non è la faccenda è molto grave… Come chi si arrischia??

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  6. È ormai da trent'anni che privati, amministrazioni comunali e altri soggetti hanno tratto vantaggi, mentre solo adesso, a seguito della frana, ci si accorge del degrado che è stato causato nella nostra valle.
    Dov'erano le forze ambientaliste? I difensori del territorio? E i cittadini che affermavano di tenere alla salvaguardia del paesaggio?

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    1. Ma insomma “amministrazioni comunali” ne han tratto vantaggio cosa vuol dire?: ma le amministrazioni comunali siamo NOI! Hai mai pensato di chiedere alle amministrazioni quale è stato il vantaggio che abbiamo avuto noi? Le forze ambientaliste? Le hai votate? Le hai supportate? Nel 1998 l’associazione Italia Nostra aveva da ridire sull’inizio della cava di Casotto ed è stata sbeffeggiata dai più della valle. I cittadini a salvaguardia del paesaggio? Credi ancora in Robin Hood? O cominciamo a mettere nomi e cognomi e firme ed allora qualcosa può cambiare altrimenti scordati il bel paesello ….se qualcosa c’è ancora.

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  7. Vero, purtroppo l’indifferenza è grande o forse pensano di essere davanti a un gigante, che nulla possono contro il potere , gli appoggi cosiddetto importanti.. un Golia da affrontare con coraggio! Non lasciamo solo chi sempre ha avuto a cuore questo problema e da ora in poi, partecipiamo perché questa di chiama LIBERTÀ

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  8. L'altra volta per il calcificio c'era stata una manifestazione generale. Una raccolta firme casa per casa, una sfilata per il paese. Oggi silenzio, se non l'interessamento di due tre persone.

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    1. Riguardo il calcificio, nostra fortuna che Barattoni da Piovene ha venduto il suo a Fassa Bortolo, altrimenti ci sarebbe pure quello.

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  9. Non ho la certezza, ma penso che abbiano iniziato a scavare in quel di casotto verso fine anni ottanta. Alcuno si ricorda l'anno esatto?

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