Come ogni anno, le celebrazioni del 30 aprile, diventano un modo per ripensare, ricordare, fare memoria, pregare.
Giovedì 27 aprile, alcuni ragazzi di Pedescala hanno consegnato a ogni famiglia un cero accompagnato da una poesia, con la preghiera che fosse acceso e posizionato su una finestra, la sera del giorno dopo alle ore 21.00.
Venerdì 28, davanti al Monumento a Pedescala, è stato acceso un fuoco su un braciere che è stato alimentato per alcune ore, mentre dalle 21.00 alle 22.00 le luci pubbliche sono state spente.
In Chiesa, accompagnati dal suono dell’organo e della nyckelharpa (viola d’amore a chiavi), suonati da Marco Monaldi ed Enrico De Rosso, sono state lette poesie di vari autori che raccontavano di guerra, ma anche di pace: è stato un momento che ha aiutato a meditare e prepararsi per la giornata del 30 aprile.
La mattina della domenica è stata come sempre dedicata alle celebrazioni liturgiche nelle Chiese di Forni e di Pedescala, mentre nei monumenti, compresa la lapide di Settecà, sono stati appoggiati fiori e ghirlande.
I nomi delle vittime, accompagnati dal suono della campana, sono risuonati fra il silenzio e il ricordo: ogni nome un’immagine, una storia, una vita…
C’è stato spazio per gli interventi delle autorità civili che hanno onorato i martiri caduti in un eccidio incomprensibile; tante persone sono ritornate per una sorta di forte richiamo che li induce a essere presenti in questa giornata.
Il pomeriggio, sotto al Portego de Campesàn, il dottor Andrea Wollman ha trattato il tema “ Il seme dell’odio, fra indifferenza e fanatismo”, una lettura della storia dell’uomo dai suoi albori fino ai nostri giorni, passando per tutti gli orrori e le guerre di cui sono intrisi gli avvenimenti e le vicende umane.
Nonostante la continua evoluzione dell’uomo, assistiamo continuamente a orrori, disgregazioni, schiavitù, divisioni, disaccordi che spesso sfociano nell’atto più riprovevole e vergognoso che ci sia: la guerra.
La sera, a Settecà in piazzetta e a Pedescala al Cimitero, si è recitato il Santo Rosario e si è pregato per le persone che quel lontano 30 aprile 1945 hanno perso la vita e per le loro famiglie.
Intanto il progetto del Museo Diffuso procede e si continua a portare avanti l’impegno di realizzare qualcosa che rimanga nel tempo. Certo è che, una volta che i parenti di quelle vittime avranno concluso il loro ciclo di vita, sarà più difficile continuare a ricordare e celebrare quel giorno; per questo c’è bisogno di qualcosa di più del ricordo, servono azioni concrete se si vuole che rimanga tutto quello che ci è stato tramandato nel tempo e che è destinato ad affievolirsi col passare degli anni se non si fa in modo di lasciare qualcosa di tangibile.
Penso spesso ai nostri giovani e a come la memoria che noi abbiamo ricevuto, non sia arrivata a loro o forse solo in parte; penso e sento che si dovrebbe raccontare, testimoniare, trasmettere perché a loro volta portino avanti questo avvenimento, generazione dopo generazione.
Così, ascoltando il dottor Wollman, ho ripensato ai ragazzi di tutto il Comune e a come si potrebbe fare perché il 30 aprile non sia un giorno come tanti.
Da parecchi anni, in quel giorno, la classe terza media partecipa attivamente alla celebrazione con la professoressa di Italiano; quest’anno essendo di domenica, hanno partecipato soltanto alcuni ragazzi con la loro Insegnante, ed è stato un peccato…
Passati quei giorni, ripensando a tutto questo, ho preso accordi con la prof. Elisa Savio con cui collaboro da anni e abbiamo organizzato insieme, nell’ora di storia, un mio intervento.
Martedì 9 maggio 2023, dopo aver compilato i dovuti permessi, ho letto alla classe terza della scuola Media di Valdastico un pezzetto del diario di mio papà che parla di quel tragico giorno; li ho poi invitati a entrare nelle situazioni che descrivevo con le mie poesie, cercando di fare proprie le emozioni e i sentimenti.
Per un’ora non è volata una mosca, sono stati attenti e partecipi e stare con loro, narrando qualcosa che a mia volta mi era stato raccontato, è stato veramente importante e ho capito che con la semplicità delle mie parole, ho toccato qualcosa e, credetemi, non è scontato! Non ho certo la pretesa di fare qualcosa di straordinario, ma credo che, con la semplicità del mio racconto, arrivare a farsi ascoltare dai ragazzi d’oggi, sia senza dubbio un grande regalo.
So che nella Scuola di Valdastico spesso si fanno questo tipo di lezioni su vari argomenti e sono certa che i giovani d’oggi, possano assimilare molto di più attingendo da testimonianze dirette e toccando con mano situazioni reali.
Loro sono il futuro, a loro lasciamo in eredità la nostra storia con la speranza che anche loro possano tramandarla.
Lucia Marangoni Dàmari
Pedescala 12 maggio 2023
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