Gli "scariolanti", solo con pala e carriola, hanno prosciugato e risanato le paludi di diverse zone italiane, scavando canali per far confluire le acque stagnanti e riempiendo di terra gli avvallamenti.
Un lavoro massacrante che ha guadagnato enormi estensioni di terra all'agricoltura.
Gli ultimi, in Emilia Romagna lavorarono negli anni ’40 nei territori del Reno e del canale di Burana.
Venivano arruolati ad ogni inizio settimana: alla mezzanotte della domenica suonava un corno, chi voleva avere il lavoro doveva mettersi in cammino verso gli argini, dove avveniva l’arruolamento. I ritardatari erano respinti.
La carriola era un mezzo indispensabile per il lavoro. Ogni scariolante ne aveva una, di sua proprietà, preziosa quasi come le sue braccia. Partiva da casa alla mattina con la carriola al traino, legata alla bicicletta. Qualcuno la portava rovesciata in testa, con la parte posteriore appoggiata alla schiena, e pedalava così.
(la campagna appena ieri)
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