Noi a Roma abbiamo un termine gergale per chiamare queste persone: nu cafone arricchito! E con quale superbia guardano chi non è vestito come loro, chi non ha fatto dell’ostentazione la sua unica ragione di vita. E non di rado questi individui hanno una qualità che li accumuna sempre: sono ipocriti.
«L’altro giorno, a pranzo, avrei voluto nascondermi sotto la tavola, quando han cominciato a massacrare la reputazione degli assenti: quello era stupido, quell’altro vile, quell’altro ridicolo! E mentre dicevano queste cose si guardavano con certi occhi, come per dire: “Fa’ tanto che l’uscio si richiuda alle tue spalle, e ti faremo lo stesso servizio!»
Ecco, io quando frequento certa gente mi sento proprio come lui, come Oblomov! E al diavolo chi sostiene che parlare di letteratura russa oggi sia sconveniente o ancora peggio inutile. Ma la letteratura ti insegna anche che è possibile essere onesti e mandare al diavolo certa gente meschina; certo passerete per strani, ma fateci caso, tutti i grandi eroi dei classici da Oblomov al Principe Myskin da Emma Bovary al Capitano Achab non erano in fondo “strani, molto strani?” Perfino a Socrate diedero del pazzo.
Io non voglio piegarmi al gioco di chi si odia, ma lo fa con un sorriso sulla bocca. Preferisco allontanare queste persone dalla mia vita anziché diventare come loro. Vedete, sto bene quando sto nella mia casetta, tra le mie montagne. E sto bene quando parlo con la gente semplice, con quelle persone che se ne fregano di chi tu sia, di quali abiti indossi o della macchina che guidi, quelle persone che ti apprezzano se dici una cosa intelligente o interessante, che parlano con te per il puro gusto di parlarti, senza badare a quanto la tua amicizia possa essergli utile in termini di convenienza sociale.
Queste sono le persone con cui mi piace parlare e sono le persone che vi auguro di conoscere.
G. Middei
Condivido totalmente, Lucia
RispondiElimina