Inverni rigidissimi furono quelli del 1606, 1709 e 1788. Di quest'ultimo perdura il ricordo in qualche canzone popolare.
La Laguna geló al punto che da Venezia si potesse raggiungere a piedi quel tratto di tre chilometri e mezzo che la separa dalla terraferma.
Ci furono problemi per gli approvvigionamenti, e il Governo per l'occasione lasció entrare liberi da dazi, vino, carne e ogni genere di commestibili.
Sulla Laguna ghiacciata, dopo aver assistito ai più vari spettacoli, gente di ogni età e ceto, bevevano e mangiavano allegramente sotto appositi padiglioni.
Alcuni accendevano fuochi, altri giocavano a palla, altri di sera, se ne andavano con il lanternino in mano a piedi sino a Mestre o a Campalto.
Ma il freddo cagionó anche molte malattie e decessi.
Giancarlo Sivos ci ha lasciato questa descrizione:
"Entró il nuovo anno a Nativitate, con neve et ghiaccio in tanta quantità et freddo orrendo... Le case tutte incrostate di ghiaccio luceano come specchi. Morse molta gente... et le barche che venivano da Zaffusina et Marghera voleano dieci scudi per viaggio, e vi andavano molte barche di Buranelli, che con manere rompeano il ghiaccio delle lagune... et era una carestia grande di viveri... né poteano venir a Venezia li Burchi di Polesine con fassi e fassine, né da mar per li gran venti... Il qual freddo fu generalmente per tutto il mondo".
P. Molmenti
In foto: F. Battaglioli "la Laguna ghiacciata" esposto a Cà Rezzonico
Tante volte vale il detto . "Si stava meglio quando si stava peggio"
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