giovedì 12 gennaio 2023

Gigio bagìgio

 

Noi non abbiamo le arachidi o noccioline americane, noi mangiamo i bagìgi, mentre i nostri nonni facevano la stessa cosa con i bajìji.

Le noccioline in Veneto si chiamano infatti bagìgi. Nome che pare derivare dall’arabo hab-haziz, che significa buona mandorla. Questo indicherebbe più propriamente i babbagigi, ossia i tubercoli del Cyperus esculentus, una pianta con dei tuberi radicali che assomigliano un po’ ai nostri bagìgi.

Comunque i bagìgi si chiamano anche arachidi, noccioline americane, scachetti o caccaetti, spagnolette, pistacchio o cece di terra. Tanti nomi per un frutto sfizioso, compagno ideale, ma un po' pericolosetto, dell’aperitivo.

Dicono i saputelli della rete che arachide deriva dal greco arachos, che significa letteralmente sorta di legume. Il suo nome scientifico è Arachis hypogaea e appartiene alla famiglia delle Leguminose. L’origine della pianta selvatica è brasiliana, ma primo a parlarne fu lo spagnolo Fernando de Oviedo nel 1520: da qui, probabilmente il nome di spagnoletta. In Italia arrivò un po’ più tardi, solamente nel 1772. In Italia era largamente coltivata, soprattutto nel dopoguerra, quando la superficie raggiunse i 5600 ettari, massimo storico di sempre. Negli anni ’70 la coltivazione venne però praticamente abbandonata, soprattutto per problemi di meccanizzazione. Oggi praticamente tutto il fabbisogno in Italia viene importato, in particolar modo dagli Stati Uniti, primo esportatore a livello mondiale.

Le arachidi che noi mangiamo sono i semi della pianta, i cui fiori, subito dopo la fecondazione, si interrano a circa 5 cm di profondità per dare origine al frutto.

Ma i bagigietti che noi ingurgitiamo con una certa nonchalance con l’aperitivo, sono un alimento un po’ insidioso per la nostra linea, in quanto molto nutriente. Un etto di prodotto equivale a 600 kcal. Contiene quasi il 50% di grassi e il 30% di proteine, ma è anche ricco in sostanze minerali, come calcio, ferro, fosforo, magnesio e zinco, e da quello in fibre (11%). Possono dunque rivelarsi molto preziose per la dieta, come buona parte della frutta secca, a patto di bilanciare bene l’apporto calorico e di proteine, e quindi di non esagerare nelle quantità. Peccato però che un bagìgio tira l'altro..

Purtroppo però le arachidi, dopo latte e uova, sono il terzo alimento più allergizzante oggi conosciuto, perciò la loro presenza va sempre segnalata sulle etichette dei prodotti alimentari. Va inoltre evitato il consumo di arachidi vecchie e dal sapore stantio o peggio rancido. Se mal conservate, magari in ambienti umidi e caldi, possono infatti facilmente essere attaccate da funghi che producono aflatossine.

 

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