[Gianni Spagnolo © 21N14】
Oggetti scomparsi, perduti, di cui non si trova più traccia e un disagio dentro, perché quella piccola cosa, quel ricordo, occupava un posto speciale nel nostro cuore. E non la troviamo più… Una volta i nostri vecchi, semplicemente, i tacàva i Sequeri. Erano preghiere speciali, oggi ai margini della memoria collettiva. I sequeri derivano il loro strano nome dal latino si quaeris miracula (se cerchi miracoli), storpiato nella recita dal popolo, che, privo di cultura, ma ricco nella fede, vedeva in questa preghiera la soluzione al problema. Perciò ci si rivolgeva in questo modo a Sant’Antonio da Padova e la preghiera andava ripetuta 13 volte e perciò era anche detta: Tredicina di Sant’Antonio.
Si quaeris miracula… sono le prime parole di un antico canto, attribuito a fra’ Giuliano da Spira, un frate tedesco vissuto nel Duecento. Una volta che la preghiera fosse stata debitamente recitata, ci si poneva in fiduciosa attesa. Poi, avveniva il ritrovamento. Non immediatamente, ma magari a breve termine. Era la preghiera? Era lo stato mentale di rilassamento che questa induce, a far ricordare inconsciamente dov’era stato perso l’oggetto in questione? Non si sa. Ciò che restava era la gratitudine per le piccole cose, concetto oggi spesso dimenticato.
Si quæris miracula mors, error, calamitas, dæmon, lepra fugiunt, ægri surgunt sani. Cedunt mare, vincula, membra, resque perditas petunt, et accipiunt juvenes, et cani. Pereunt pericula, cessat et necessitas; narrent hi, qui sentiunt, dicant Paduani. Cedunt mare, vincula, membra, resque perditas petunt, et accipiunt juvenes, et cani. Glória Patri et Filio et Spíritui Sancto. Sicut erat in princípio, et nunc et semper et in sæcula sæcolorum. Cedunt mare, vincula, membra, resque perditas petunt, et accipiunt juvenes, et cani. Amen.
[Se cerchi i miracoli, la morte, l’errore, la calamità e il demonio sono messi in fuga, gli ammalati divengono sani. Il mare si calma, le catene si spezzano; ritrovano le cose perdute i giovani ed i vecchi. S’allontanano i pericoli, scompaiono le necessità; lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova. Seguita dal Gloria. Il mare si calma, le catene si spezzano; ritrovano le cose perdute i giovani ed i vecchi.... Amen.]
Immaginiamoci un attimo la recita dei “sequeri” in latino da parte della nostra gente digiuna di studi sacri e anche di quelli profani. Sequeri miracola morse calamita, lepre fuge agra nel sorgo sano…. e altre amentità, per finire con: e ciapa giovani e cani. Ma tanto Sant'Antonio el capiva istesso!
Un quadretto di Sant’Antonio era ricorrente nelle case; spesso una sorta di quadro-altare. Davanti ad esso si celebravano i rituali domestici per la guarigione degli ammalati, la salute dei cristiani e delle bestie, per ottenere l’aiuto del Santo nei bisogni ordinari e straordinari e, appunto, per ritrovare le cose perdute. In quest’ultimo caso, si trattava di una vera e propria celebrazione, poiché si accendevano le serióle, le candeline della Purificazione, e un innocente (mejo na toséta, parvia chj altri i jera tuti pecatùri), inginocchiato sulla carega, recitava i sequeri. Era, in un certo senso, una devozione magica e la scelta di Sant’Antonio come trovarobe si spiegava con le parole del ritornello del responsorio “ceduit mare, vincula, resque perdita”, che la gente traduceva “cede il male, le cose perse ricevo e sono contento”. Quando qualcuno perdeva e non trovava le chiavi di casa, oppure non si ricordava dove avesse riposto un oggetto, recitava i sequeri. Pare che funzioni anche se si perde il cellulare, perché Lassù sono sempre aggiornati; è Quaggiù che la fede non è più quella.
Ti ringrazio Gianni per la tua memoria storica, per averne fatto partecipi anche noi, portando la tua testimonianza nei libri che hai scritto e che non vedo l'ora di leggere.
RispondiEliminaComplimenti Gianni.Sempre bello leggerti..si imparano sempre cose nuove!
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