domenica 12 dicembre 2021

Santa Lussia


HOALAGA LUSSIA KAN LJETZAN/SANTA LUCIA A GIAZZA

A Giazza, era tradizione festeggiare Santa Lucia non il 13 dicembre, come ovunque, bensì una settimana dopo, intorno al Solstizio d'inverno, probabile retaggio della cultura germanica dove, alla festa pagana, si era sovrapposta una festa cristiana, come accade del resto, nel Solstizio d'estate con la festa di San Giovanni. Si diceva, che quella era la notte più lunga dell'anno. In quella notte si scrutavano in cielo "de drai stearne/le tre stelle" (la Cintura di Orione) alle quali i Cimbri guardavano con curiosità perché si vedevano solo d'inverno. In quella notte i bambini andavano a letto presto, ansiosi, non prima d'aver preparato un po' di fieno per l'asinello e il caffè d'orzo per Santa Lucia che quella notte passava col suo asinello, a portare doni ai bambini i quali, non dovevano assolutamente vederla in volto, altrimenti avrebbe buttato loro, sabbia negli occhi. I doni consistevano in: collana di castagne, noci, fichi secchi, qualche giocattolo di legno: un cavallino a dondolo, una piccola carriola, un piccolo derlo, una bambola di pezza, un berretto, una sciarpa, il tutto "fabbricato" di nascosto, alla sera, durante il filò in stalla. Era pure tradizione far trovar "De poupljar hoalaga Lussia" dolcetti a forma di popi, bambolotti (dialetto loc. Puoti ).
Santa Lucia e San Giacomo sono i santi patroni di Giazza.
Una leggenda veronese narra che la tradizione di portar doni nacque intorno al XIII secolo allorché una malattia contagiosa colpiva gli occhi dei bambini. Si organizzò così, una processione alla chiesa di sant'Agnese dove si venerava Santa Lucia. Per convincere i bambini ad uscire al freddo, in processione, venne promesso loro che avrebbero ricevuto in cambio dei doni. Pare che dopo tale rito la malattia agli occhi regredì, rimase tuttavia la tradizione dei doni tanto cara ai bambini.
Antonia Stringher

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