【Gianni Spagnolo © 21L18】
Torniamo ancora su questa foto perché forse siamo giunti a datarla con una certa sicurezza. Si tratterebbe infatti del corteo di accoglienza in parrocchia di mons. Luigi Pellizzo, da Costapiana di Faedis (1860-1936), subentrato al card. Giuseppe Callegari nel 1907 nella guida della diocesi di Padova.
La visita pastorale iniziò un pomeriggio del mese di novembre del 1914, provenendo da Pedescala. La cronaca annota che il Vescovo fu accolto all'inizio del paese dal clero e da quasi tutto il popolo e accompagnato in chiesa fra lo sventolio delle bandiere delle associazioni cattoliche, la musica della banda e con le campane che suonavano a distesa. Ripartì l'indomani in auto direttamente dalla Piazza, dopo aver assistito ad una rappresentazione al Ricreatorio. Non era la prima volta che il vescovo veniva in paese, avendo già fatto una prima visita informale a ridosso della sua nomina.
Di li a sei mesi sarebbe scoppiato il primo conflitto mondiale e quel popolo festoso sarebbe stato disperso in un profugato lungo tre anni e mezzo. Il paese, i campi e i boschi ne sarebbero usciti distrutti e nulla più sarebbe stato come prima.
La cosa più iconica che noi bociasse associavamo alla visita vescovile, era la stciafeta che il prelato era solito dare ai cresimandi alla discesa del Sacrosanto. Ciò dava modo agli adulti di usarla come metaforica minaccia per scongiurare probabili marachelle. Tento che passa el vescovo! Detto con la mano destra alzata e aperta era perciò un monito perentorio che non lasciava spazio all'immaginazione e induceva a rigar dritto.
Da un punto di vista squisitamente catechistico, questa non era tuttavia una buona forma di educazione. I cresimandi infatti, irrigiditi nella mise d'ordinanza con accanto il santolo o la santola sui banchi pavesati, tremavano. Non tanto per la discesa dello Spirito Santo a confermarli nella Fede, come erano stati istruiti ad aspettarsi, quanto per l'impatto dello stciafòn che avrebbe impartito l'austero Vescovo sulla guancia già accesa dall'emozione.
In realtà si sarebbe poi trattato d'un buffetto quasi inavvertibile, ma tant'è. Vedere avanzare lungo la navata questa autorità, in casula rossa, guanti dorati, anello d'ametista, mitria e pastorale, non poteva non colpire l'immaginazione dei poveri cresimandi di queste montagne ai margini estremi della diocesi. Passavano in secondo piano anche i doni che si sarebbero ricevuti; più che la Sapienza, l'Intelletto, il Consiglio, la Fortezza, la Scienza, la Pietà e il Timor di Dio, poteva il timor di Padre o di Madre quando il prelato s'approssimava con la mano alzata.
Adesso, se va bene, ti mandano l'Ausiliare e nessuno si scompone più. La maestà e la pompa, che tanto impressionavano i sempliciotti, hanno fatto il loro tempo. Anche i genitori devono stare ben attenti con le metafore, ancorché religiose, perché son cambiati i tempi e le sensibilità. Ancamassa, ciò!
Bravo Gianni e grazie, finalmente risolto un mistero
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